È cosa alquanto risaputa che, nella maturazione e con l’acquisizione di determinati ruoli sociali e professionali, si tenda a costruire e mantenere una determinata immagine, avente qualità e caratteristiche desiderabili e attese dalla comunità di appartenenza. La forza delle aspettative sulla personalità individuale fa si che sia facile accettare e far propri atteggiamenti e comportamenti ritenuti adeguati e riconosciuti collettivamente. Questo riconoscimento ci permette di assumere una posizione stabile all’interno della società, di sviluppare un senso di sé positivo e meritevole e di funzionare al meglio.
C’è però un rischio che si corre, quando si struttura questa sorta di maschera. Se ci identifichiamo troppo con quegli attributi, se li indossiamo in modo rigido e poco flessibile, se tendiamo a proporli e riproporli indipendentemente dall’evoluzione interiore ed esteriore che col tempo inevitabilmente avviene, allora quella stessa maschera, chiave per il successo in tempi non sospetti, diventa una trappola, che imprigiona il nostro sé e le nostre energie in un guscio piccolo ed angusto.
Le nostre diverse e molteplici potenzialità vengono represse, svilite, impedite nella loro espressione. E l’energia vitale che sostiene ogni nostro atto si affievolisce, si depotenzia. Il mondo esterno si è impadronito di noi, ha sostituito le sue aspirazioni alle nostre, le sue esigenze ai nostri desideri. E ciò che si rischia è diventare un personaggio tra i tanti, in un copione scritto da altri e recitato da tutti.
Per impedire questo processo di graduale identificazione con questa immagine sociale allora è necessario volgere lo sguardo a quelle caratteristiche di sé che un tempo sono state allontanate, negate, perché ritenute negative, poco desiderabili o spiacevoli. Riscoprire in sé quegli aspetti un tempo temuti, combattuti e relegati ai margini della nostra coscienza.
Che, a dispetto di quanto si voglia credere, non sono mai del tutto scomparsi, ma sono rimasti in noi, in un angolo oscuro, remoto. E non sono stati zitti no, ma hanno fatto sentire la loro voce, la loro presenza in modo del tutto insolito. Questa nostra Ombra è presente ogni qualvolta incontriamo qualcuno che ci infastidisce, che ci fa sorgere un sentimento di ripulsa non giustificabile dalla relazione esistente. L’altro, col suo comportamento, a volte ci fa da specchio, e ci rimanda proprio quegli aspetti che avevamo un tempo allontanato.