La violenza verbale cambia il modo in cui senti, pensi, agisci.
Ha il potere di trasformare, anche a lungo termine, la tua identità.
Questo processo ovviamente non è immediato, ma graduale.
Quindi non te ne rendi conto.
Si tratta dello stesso identico meccanismo che Noam Chomsky ha definito – parlando delle tecniche di manipolazione di massa e delle coscienze – come il principio della rana bollita:
❝ Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.❞ (Noam Chomsky, Media e potere).
La violenza verbale genera depressione, perdita di autostima e di motivazione
La violenza verbale non consiste solo in minacce o intimidazioni.
Si tratta più spesso, in realtà, di forme di squalifica, disprezzo, manipolazione, umiliazione, mortificazione.
Se non reagisci in tempo, questo lento meccanismo di tortura arriva a deformare la tua identità.
L’identità è una dimensione inviolabile, che non deve essere offesa.
Si tratta della cornice che tiene insieme le nostre differenze.
Del filo rosso del tempo che restituisce continuità alla nostra esperienza.
La tua identità è ciò che ti fa sorridere quando ti torna tra le mani una tua foto di quando eri bambina.
L’identità è ciò che ti permette di riconoscerti.
Quindi anche di migliorarti.
La violenza verbale deforma la tua identità perché genera:
#1 Dolore
Una volta che sei ferita, servono energie per prenderti cura di te e guarire il trauma. Se queste energie mancano, la ferita non guarisce e il dolore rimane, togliendoti forza e volontà di reagire, come la rana nella pentola di acqua bollente. Il dolore, il tuo sentirti esausta, ti impedisce di saltare fuori, dalla relazione malata in cui ti trovi.
#2 Confusione
Le squalifiche e le umiliazioni che ricevi ogni giorno sono modalità per definirti. Per comunicarti il valore che l’altro ti attribuisce. Tu però ti vedevi diversa, prima. Devi quindi fare i conti con due modi contrapposti di essere: come tu ti definivi, come lo fa il tuo partner. Questo ti disorienta.
#3 Vuoto
Gli appigli sembrano essere sempre di meno. La dimensione dell’incoraggiamento e dell’aiuto reciproco nella coppia è del tutto scomparsa. Il sentimento di vuoto – con la sfiducia e il pessimismo che porta con sé – per certi versi è indispensabile da sperimentare, da sentire nel profondo del tuo essere, prima di darti l’obiettivo di uscire da questa forma subdola di violenza.
Tutto questo, a lungo andare, si ripercuote sulla tua salute fisica.
Gaia Berio psicologa psicoterapeuta a Genova, Arenzano, On-line – 348 6028718