La vità si compone per metà da quello che siamo, la soggettività, e per metà di cose e persone con le quali ci circondiamo, l’oggettività.
Cambiare l’ambiente attorno a noi è molto facile. Basta scappare, mollare tutto e inserirsi in un contesto inedito dove la nostra posizione è ancora tutta da scrivere. Basta anche meno, è sufficiente acquistare delle cose che modifichino la percezione di noi che offriamo agli altri.
Cambiare quello che siamo invece è quasi impossibile.
Per cambiare devi guardare fuori da te stesso
Per cambiare noi stessi non esistono scorciatoie, è necessario imparare, conoscere cose nuove, fare nuove esperienze. Solo un ingenuo può credere che il cambiamento possa nascere semplicemente dal pensiero. L’autoanalisi non attiva mai alcun cambiamento, chi vuole farcelo credere lo fa per interesse. Chi cerca di cambiare mescolando i mattoncini che formano la struttura del suo io, non ottiene altro che una semplice variazione sullo stesso tema. Non si può uscire dalla propria individualità senza assorbire qualcosa da fuori.
Anche assorbire e metabolizzare il mondo esterno non conduce inesorabilmente al cambiamento. Aggiungere mattoncini al proprio io potrebbe non alterarne affatto la struttura, ma limitarsi a renderlo più solido.
Lo studio come strumento per essere felici
L’approccio di chi esplora la vita, cerca di fare esperienza, impara cose nuove e ascolta le storie degli altri è indispensabile per essere felici.
Imparare è l’unico modo per ampliare la sensibilità della nostra coscienza e riuscire a cogliere la bellezza dei piaceri che viviamo.
I confini della felicità sono fissati a priori dal nostro intelletto. Quando l’intelletto di un uomo è limitato, tutti gli sforzi esterni, tutte le cose che gli uomini o la sorte faranno per lui, saranno impotenti a trasportarlo al di sopra di una felicità semi animale. Quell’uomo dovrà accontentarsi dei piaceri sensuali, di un’intima e allegra vita di famiglia, di piaceri poco raffinati o volgari.
Ma anche di quei piaceri godrà solo parzialmente. Non è difficile pensare che un uomo semplice sia poco adatto ad apprezzare le bellezze di una sinfonia o di un ragionamento sottile; forse sorprende di più che quello stesso uomo sarà svantaggiato anche nel godere di una fellatio.
La ricchezza del piacere risiede nell’intelletto
La ricchezza del piacere risiede nell’intelletto, ed è direttamente proporzionale alla sua specifica potenza.
Esiste il rovescio della medaglia. Questo discorso vale anche per il dolore.
La capacità intellettuale di godere dei piaceri del mondo in modo intenso e completo ci incatena al supplizio di vivere il dolore con terribile chiarezza. Vedere il male dove un uomo più semplice non arriva e soffire non solo per circostanza, ma anche per possibilità.
La felicità è dentro di noi
Quanto avete appena letto è vero, c’è la prova.
La nostra individualità è più essenziale alla nostra felicità di quanto non sia il mondo fuori da noi. Tutto conferma questo assioma. La fame, che è dentro di noi, rende ogni cibo migliore. Il discorso non cambia quando l’appetito è sessuale. Più di tutto la salute. La salute è la condizione soggettiva con la quale ci approcciamo a qualsiasi cosa, ed è importante al punto che un mendicante sano sarà più felice di un re malato.