Tutti i giorni dobbiamo fare delle scelte, alcune molto semplici e altre più complesse.
Una scelta semplice è un’alternativa tra più opzioni poco significative per la nostra vita. Tutte quelle decisioni del momento come cosa mangiare, quale fila scegliere, quale serie tv guardare. Insomma, cose di poco conto per le quali al massimo ti ritrovi a fare la fila più lenta o resti deluso dal piatto e dalla serie tv.
Le scelte più complesse sono quelle che impostano degli effetti a lungo termine nella tua vita. Ad esempio la scelta dell’università, del partner o l’acquisto o meno di una casa. In questo caso l’investimento emotivo è maggiore e chi non è allenato a scegliere può fare molta fatica. Spesso procrastina la decisione per molto molto tempo.
Scegliere è questione di allenamento e di abitudine.
Come in tutte le cose, non si parte mai maestri.
Anche l’abilità di scegliere è frutto del nostro percorso di vita. Se veniamo da una famiglia molto direttiva, dove i nostri genitori per lungo tempo hanno imposto il loro volere nelle decisioni che ci riguardavano, il giorno in cui dovremo cavarcela da soli sarà molto duro.
Prima abbiamo distinto scelte semplici e scelte complesse. Le scelte semplici, anche se qualitativamente non hanno nulla a che vedere con le scelte complesse, funzionano da esercizio anche per esse. Anche nelle circostanze in cui non possiamo avere l’ultima parola su decisioni molto importanti, dovremmo sempre cercare di trovare delle situazioni dove siamo padroni assoluti di quello che facciamo.
Chi non è allenato ha sempre bisogno di una guida.
Avere qualcuno che sceglie per noi può sembrare una scomoda privazione della libertà. La verità, invece, è che questo tipo di dinamica è comodissimo perché ci permette di non prenderci la responsabilità della nostra vita.
Joseph Conrad nella linea d’ombra descrive molto bene questo passaggio dalla fanciullezza all’età adulta con la metafora della nave. Prima siamo solo passeggeri mentre dopo imbracciamo il timone e decidiamo la rotta.
Quando il timone è in mano nostra dobbiamo stare attenti agli scogli, dobbiamo scegliere il percorso migliore per la navigazione e dobbiamo farlo da soli.
La responsabilità personale e quella condivisa.
L’uomo è un animale sociale, il vantaggio di questa definizione è la possibilità di chiedere consigli agli altri.
Relazionarsi e indagare punti di vista diversi dal nostro è fondamentale per arricchire il lessico del nostro problem solving. Un solo punto di vista è sempre più limitata rispetto alla sintesi dei pensieri di più persone.
Però a volte, il pensiero degli altri non viene usato per mettere alla prova le nostre idee, bensì come sostituto al nostro ragionamento. Lo prendiamo per buono così come ci viene donato.
Si tratta di un vero affare. Se agiamo come qualcun altro ci ha detto di fare, possiamo anche delegare la responsabilità di ciò che accadrà seguendo quella strada.
Il pericolo di avere sempre bisogno del parere degli altri
Gli altri, gli amici, i parenti, il partner, i colleghi, nessuno di loro siamo noi stessi. I loro consigli sono sempre la misura della loro visione del mondo e delle cose.
La nostra identità si costruisce credendo in noi, e l’unico modo per farlo è prendere decisioni. Magari sbagliate, il fallimento aiuta a crescere anche se nell’immediato fa male. Ma la vera conquista è la responsabilità, senza di essa non saremo mai protagonisti della nostra vita.
Come diceva De André, continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai?