Anzitutto è fondamentale precisare che per quanto riguarda l’aumento morboso dell’istinto sessuale nella donna, si parla di Ninfomania; mentre per l’uomo, il termine utilizzato è Satiriasi.
Entrambi i termini oggi non vengono più utilizzati in ambito scientifico e sono stati sostituiti appunto, dal concetto di Ipersessualità.
Le radici della dipendenza sessuale nella donna, benché simili, non sono identiche a quelle degli uomini. Infatti da un punto di visto neurobiologico, il cervello femminile presenta fin dalla nascita una maggiore propensione alla connessione con l’altro e all’empatia (Baron-Cohen, 2005), rendendo le donne più vulnerabili biologicamente alla dipendenza sessuale, in particolare se si verifica un trauma relazionale precoce che intacca l’attaccamento sicuro.
Un attaccamento inadeguato nega al bambino la co-regolazione emotiva di cui ha bisogno ed inoltre, arresta anche la creazione fisica delle strutture neurali, addestrando il sistema nervoso a rispondere allo stress con il panico o la dissociazione.
La dipendenza sessuale femminile infatti è stata concettualizzata come un disturbo della regolazione causato da un disordine dell’attaccamento (Ferree, 2012): a causa del trauma relazionale, le funzioni esecutive dell’autoregolazione e dell’auto-monitoraggio non vengono mai pienamente attivate e la bambina diventa incapace di auto-riflessività, auto-differenziazione e consapevolezza somatica. In età adulta la donna cercherà il sesso come sostituto all’amore, poichè durante l’arousal sessuale la corteccia orbitofrontale mediale (responsabile dell’auto-riflessione) è disattivata e lo stato mentale risulta alterato (Volkow & Fowler, 2000; Sayin, 2011).
Inoltre la stragrande maggioranza delle dipendenze sessuali femminili, come quelle maschili, ha subìto una qualche forma di abuso durante l’infanzia.