I significati simbolici degli atti di manipolazione

Sempre più spesso si parla di manipolazione affettiva, di vere e proprie strategie ingannevoli che vengono compiute, dai manipolatori ai danni delle vittime, per ottenere una completa soddisfazione dei bisogni.

I manipolatori conquistano la stima e l’interesse dell’altro poco a poco e sono pronti ad utilizzare tutti i mezzi possibili immaginabili per ottenere ciò che desiderano. Se ne parla davvero molto di manipolazione e di manipolatori, tanto che è ormai ben noto che il manipolatore per agganciare una potenziale vittima mette in atto tutta una serie di strategie subdole e ben studiate.

Come?

Semplicemente celando la loro vera natura, nascondendo se stessi, mostrando un comportamento impeccabile. A seconda dell’interlocutore e della situazione infatti questi soggetti plasmano il loro comportamento, indossano molte maschere e nel momento in cui individuano la loro vittima fanno di tutto per conquistarla.

I manipolatori chi sono?

Si tratta di soggetti feriti che hanno sperimentato durante l’infanzia una indisponibilità emozionale da parte della madre e per questo hanno costantemente bisogno di controllare in maniera totalizzante le relazioni, viste come pericolose; in altre parole quello che vogliono è avere un potere totale sull’altro.

Spesso nei manipolatori si riscontra un tratto narcisistico presente in una struttura di personalità particolarmente complessa, che può essere nevrotica, psicotica, o al confine detta borderline.

Un piccolo approfondimento riguardo i soggetti con struttura di personalità borderline permetterà di comprendere meglio questa trattazione.

Il borderline presenta una struttura di personalità caratterizzata da una serie di sintomi: angoscia cronica, ipocondrie, reazioni dissociative (amnesie e fughe), sintomi ossessivi, incapacità di valutare realisticamente l’altro che lo porta ad idealizzare l’oggetto e a svalutarlo, scarsa capacità empatica e mancanza di interesse per i bisogni dell’altro. Questi pazienti come introdotto sopra tendono a manipolare gli altri ma quando questi atti non riescono a garantire il soddisfacimento dei propri bisogni allora si ritirano nella fantasia e ricreano i rapporti esprimendo tutti i loro bisogni.

Il borderline non riesce a sopportare la solitudine e ha la costante paura di essere abbandonato dalle figure significative; sperimentano inoltre un senso di vuoto cronico e tendono ad interrompere bruscamente le relazioni senza un apparente motivo.

Tornando al concetto di manipolazione possiamo dire che ciò che accomuna questi soggetti è la tendenza al mascheramento di sé. Si tratta di veri e propri predatori, soggetti che non provano alcun rimorso, alcun senso di colpa e che si comportano in questo modo per compensare una loro debolezza dell’Io, debolezza che deriva da un rapporto genitoriale carente. All’inizio di una frequentazione il manipolatore fa sentire l’altro importante, al centro del suo mondo, mettendo in scena l’amore romantico con lo scopo di sedurre il potenziale partner; si tratta di quell’amore che non ha mai ricevuto da bambino.

Tutti i comportamenti legati al corteggiamento rappresentano una finzione, infatti il manipolatore porta avanti una recita il tempo necessario perché la vittima si innamori, ma trascorso quel tempo di adescamento mano mano la vera natura del manipolatore non tarda ad emergere. Iniziano le accuse, le critiche che hanno uno scopo ben preciso: umiliare, indebolire, rendere insicura la vittima. Si tratta della stessa insicurezza che il manipolatore si porta dietro dal passato.

La vittima in risposta a tutto questo inizierà a sentirsi inadeguata, non degna di quell’amore, e sperimenterà sensi di colpa. Il manipolatore è stato un bambino deprivato dell’amore della madre e ha vissuto l’abbandono di quest’ultima. Come conseguenza di questo ora è un adulto che non ha elaborato la mancanza di quell’abbandono che ha vissuto, si porta dietro una ferita ancora aperta.

Il manipolatore ha bisogno per sopravvivere di avere potere sull’altro tanto che queste persone non sopportano di essere abbandonate, lasciate dagli altri, in quanto ciò avrebbe delle gravi ripercussioni sulla loro fragile autostima. Cosa fanno quindi? Tendono ad abbandonare per primi per non essere lasciati, ma la situazione si aggrava quando a questo quadro si aggiunge il senso di grandezza che può sfociare nel delirio di onnipotenza.

La Psicologia Analitica Junghiana considera la seduzione manipolativa come uno dei possibili effetti del complesso materno, cioè il figlio inconsciamente cerca nelle partner, la madre in ogni donna senza riuscire mai a trovarla, perché nessuna risulta alla sua altezza. La ricerca continua della madre avviene perché il manipolatore è rimasto aggrappato ad un ricordo nostalgico e si tormenta per quell’amore che non ha avuto da bambino. Questo getta le basi per una personalità fragile che viene compensata da un atteggiamento opposto quello controllante che troviamo nell’egocentrismo e nel narcisismo.

Abbiamo detto che il manipolatore è abile nel vestire i panni del partner ideale ma per fare questo sceglie con cura le sue vittime; si tratta di persone buone e disponibili che credono alle attenzioni del manipolatore e che donano amore incondizionato. Cosa succede dopo la fase di aggancio della vittima? Dopo averla conquistata il manipolatore giorno dopo giorno si appropria della sua vita, la rende una persona insicura e dipendente, intacca la sua autostima, esercita un controllo, la svaluta, crea distorsioni cognitive. Tutto lo stress percepito e vissuto dalla vittima innesca sofferenza e stati depressivi.

Bibliografia

Manuale di Psicologia Dinamica, A. Lis, S. Stella, G. C. Zavattini, il Mulino, 2012.

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