L’infanzia è come il cemento fresco, qualsiasi segno ci facciamo in quel periodo durerà per sempre. O quasi, ma senz’altro sarà molto difficile da correggere.
Per questo gli eventi traumatici dell’infanzia sono molto più critici di quelli che arrivano quando si è più maturi. Una mente ancora indefinita assorbe ogni urto, non è in grado di respingerlo, e si modella su quella forma. Anche se è la forma sbagliata.
Tutta la nostra vita sarà segnata da quei traumi.
Esistono tre eventi traumatici dell’infanzia che sono particolarmente pericolosi per il bambino perché guideranno in futuro tutte le relazioni con gli altri.
La fiducia negli altri.
A volte i genitori credono che il bambino sia come un gatto che lentamente impara a parlare e a comportarsi come un adulto. Non è così, il bambino, anche molto piccolo, analizza costantemente il mondo che lo circonda e introietta le informazioni che elabora. Opera una sintesi di quello che percepisce e in questo modo si costruisce la sua idea del mondo.
Capita che i genitori, un po’ per superficialità, un po’ perché scelgono la via più facile, facciano al bambino promesse che poi non mantengono. Magari si tratta di cose innocenti, quelle che in gergo vengono chiamate bugie a fin di bene.
Però, se questo scarto tra promessa e realtà si presenta spesso, il bambino impara a non fidarsi degli altri. Il suo cervello lavora molto per analogia e in questo modo impara che quello che la gente dice è diverso da quello che la gente poi fa.
Un adulto sa che questo comportamento è normale, a volte persino necessario. Un bambino no, si fida ciecamente e soffre perché la sua fiducia viene tradita.
Venire abbandonato.
Nei primi anni di vita del bambino è necessario farlo sentire amato incondizionatamente. La sua psiche non è pronta per la solitudine e il distacco dai genitori lo fa soffrire moltissimo.
Attenzione, non serve abbandonarlo fisicamente. Per farlo sentire solo basta non curarsi di lui, non guardarlo mentre gioca o vuole mostrarvi i suoi disegni, non spendere nemmeno una parola per far sentire la vostra presenta di genitori.
In questo modo il bambino impara che gli altri non sempre ci sono, e quando mancano arriva la sofferenza.
Da adulto potrebbe sviluppare eccessiva dipendenza dagli altri, proprio per paura di rivivere l’angoscia di quel distacco. Oppure potrebbe isolarsi, perché evitando di creare legami può evitare il rischio di perderli.
Venire criticato.
Un bambino andrebbe esaltato per ciò che fa di buono molto più di quanto viene punito per ciò che fa di sbagliato.
Un genitore rivolto principalmente alla punizione, che sgrida suo figli più di quanto lo elogi, fa soffrire il bambino. Ricordiamoci che i grandi siamo noi, siamo noi che dobbiamo sopportare l’eventuale frustrazione di non avere un figlio robot bensì una creatura che non è sempre come la vogliamo. Lui va guidato ma non può farsi carico del nostro malessere.
Il bambino che viene eccessivamente criticato o sgridato da grande diventa insicuro, non si fiderà di se e delle sue capacità perché si è sempre sottolineata la sua inadeguatezza.
L’insicurezza non è l’unico problema, il problema più grande sono i sentimenti di rabbia che ribollono dentro di lui. Lui vorrebbe essere come il mondo esterno richiede, ma non ci riesce. Gli altri perciò diventano il nemico.
Essere genitore.
Non esiste il genitore perfetto e i bambini nascono senza libretto di istruzioni. Avremo dei figli e li educheremo sbagliando, riusciranno lo stesso a diventare adulti e felici.
L’unica cosa che dobbiamo sempre tenere a mente e che la fatica è tutta a carico nostro. Responsabilizzare un bambino non significa trattarlo da pari. Non è un tuo pari. Il bambino impara imitando, se ha accanto un adulto che si prende cura di lui diventerà un adulto che si prende cura degli altri. Se accanto ha un adulto che gli scarica addosso le responsabilità, da grande farà lo stesso.