“IO SONO QUI!VOI DOVE SIETE?”
Sei parole. Ventuno lettere. Un grido silenzioso nascosto a tutti,o quasi. Sono le parole che si leggono negli occhi delle persone affette da anoressia nervosa,una malattia mentale rientrante nella categoria dei disturbi del comportamento alimentare.
Anoressia. Un termine che vede la sua etimologia nel greco antico e che letteralmente significa “mancanza di appetito”, ma il cui significato risulta essere improprio, poiché il soggetto anoressico non smette mai di avere fame, ma adotta un rifiuto sistematico e prolungato del cibo.
Tale malattia,viene evidenziata mediante una serie di sintomatologie,riscontrabili all’interno del DSM-IV:
• rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura;
• intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso;
• alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso;
• nelle donne dopo il menarca, amenorrea, ovvero assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.
L’Anoressia Nervosa ha inizio quasi sempre con la negazione della malattia (fase ego sintonica),con l’inconsapevolezza dei propri comportamenti disturbati e delle proprie difficoltà. Il rapporto con i familiari si modifica radicalmente divenendo teso e difficile,e talvolta del tutto ostile. Altre volte i soggetti assumono un comportamento rigido,formalmente corretto, colmando così l’atmosfera familiare di un’aggressività latente.
All’interno della nostra società l’Anoressia Mentale è divenuta uno dei disagi più diffusi che riguarda sia le ragazze adolescenti,che i ragazzi,anche se in percentuale nettamente minore. Nonostante l’importanza affidata a tale fenomeno,esso risulta ancora molto difficile da annientare, per via delle numerose variabili che tendono ad alimentarlo.
L’età media di insorgenza dell’Anoressia va dai 17 anni in su, raramente si presenta oltre i 40 anni. Il DSM- IV ha riscontrato alcune manifestazioni che si associano a tale disturbo e che sono:
• disagio nel mangiare in pubblico,
• sentimenti di inadeguatezza,
• bisogno di tenere sotto controllo l’ambiente circostante,
• rigidità mentale,
• ridotta spontaneità nei rapporti interpersonali,
• iniziativa ed espressività emotiva eccessivamente represse.
La perdita di peso si ottiene mediante la riduzione della quantità di cibo totale assunta,divenendo così uno stile alimentare legato a poche categorie di cibi. In questi soggetti l’autostima viene del tutto influenzata dalla forma fisica e dal peso. La perdita di peso viene considerata come un’ importante conquista ed un segno di autodisciplina, al contrario l’aumento di peso viene vissuto come perdita del controllo con conseguente riduzione dell’ autostima. Raramente il soggetto anoressico si preoccupa per il suo dimagrimento, spesso non è consapevole della malattia e questo può essere un forte ostacolo per l’acquisizione di una volontà di cambiamento e di guarigione.
In forma grave questo disturbo,può sviluppare problemi legati alla malnutrizione,all’inedia(riduzione dell’apporto di vitamine),all’amenorrea e all’emaciazione. Nella sua evoluzione comprende varie funzioni ,come quelle: psicologiche, euro-endocrine, ormonali e metaboliche. Non sono presenti,ancora, trattamenti efficaci che possano curare la malattia,ma vi sono cure farmacologiche che consentono di dare solo un modesto beneficio alla persona.
Molto spesso tale disturbo può essere accompagnato dall’ idea di suicidarsi seguita o no dall’effettivo tentativo di porre fine alla propria vita,infatti l’anoressia si pone seconda preceduta soltanto dalla bulimia. Durante l’evoluzione della malattia le persone pensano frequentemente alla morte a causa di una forte depressione correlata alla malattia. Tra le forme di anoressia,quella meno soggetta ad atti di suicidio è la forma restrittiva. La maggior parte dei decessi collegati a tale disturbo sono causati principalmente dalla malattia o dall’interruzione della cura. Si può,però, affermare che la maggior parte delle donne dopo anni di cure cliniche è riuscita a superare lo stato di malattia cronica, ottenendo il recupero completo.
Negli ultimi anni si è presa in considerazione una possibile componente genetica legata alle possibili cause della malattia. Gli studi effettuati riguardano principalmente il “5-HT”(2A) un sottotipo recettoriale della serotonina, il cui funzionamento anomalo potrebbe causare l’anoressia,ma tale concezione risulta ancora ipotetica.
Un secondo studio ,che fa riferimento alla possibile origine genetica dell’anoressia ,è stato condotto da un team di ricerca dell’Istituto Scientifico Californiano “The Scripps”, il quale ha analizzato 262 campioni di Dna che provenivano da soggetti colpiti dal disturbo alimentare. I ricercatori del team mediante una mappatura genetica, hanno individuato anomalie riguardanti il gene “EPHX2”, un gene che codifica per una proteina la cui funzione è legata alla metabolizzazione del colesterolo e la cui disfunzione può causare iper colesterolemia familiare. Alla base di questa ricerca vi è l’ipotesi secondo cui i bassi livelli di colesterolo potrebbero causare l’inibizione dell’attività della serotonina, il neurotrasmettitore che regola importanti funzioni fisiologiche come il comportamento alimentare.
Un terzo studio, incentrato maggiormente sul “cromosoma1”, è stato condotto da un team di ricercatori della University of Pittsburg Medical Center, i quali hanno studiato quasi duecento famiglie ove almeno un componente era colpito da anoressia o altri disturbi dell’alimentazione. Inizialmente i ricercatori hanno dato importanza ad un marcatore del “cromosoma 4”, selezionando così una quarantina di gruppi familiari dove almeno due membri presentavano disturbi legati all’anoressia. Dai dati ottenuti essi hanno potuto identificare la regione “D1S3721” presente sul “cromosoma 1p” denominata come “altamente coinvolta” nell’insorgenza dell’anoressia.
Importanti sono risultati anche le regioni dei “cromosomi 2,4,5,8,9,16,22”.
Tra le cause d’insorgenza che si possono riscontrare,vi sono vari fattori sia legati all’ambito genetico che all’ambito ambientale,e che interagiscono tra loro generando i DCA:
• Cause psicologiche. Molti fattori di rischio sono legati al: forte desiderio di sottoporsi ripetutamente a diete ferree per raggiungere così uno standard estetico ideale;difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti e agli eventi stressanti ;fallimenti amorosi;gravi difficoltà scolastiche o lavorative;alterazione della normale condizione familiare o anche una forzata separazione da essa;lutti o gravi incidenti occorsi ad amici o parenti;abusi sessuali o fisici. Un fattore che aiuta a mantenere il disturbo è la “dismorfofobia”,che consiste nel rendere le persone insoddisfatte del loro aspetto, e che non permette loro di osservarlo e percepirlo con obiettività; esso è un disturbo psicopatologico che va a coinvolgere la rappresentazione del proprio schema corporeo e che richiede un intervento specifico. Il soggetto affetto da anoressia entra in un circolo vizioso caratterizzato da: stato d’ansia e depressione in relazione alla sua situazione,che lo portano a digiunare;la malnutrizione facilita uno stato di disforia nell’individuo,intensificando la sua depressione.
• Cause sociali. Uno dei fattori significativi è dato dalla presenza di un familiare che ha sofferto o soffre di un disturbo del comportamento alimentare. Oppure la nascita di tale disturbo può essere collegata al crescere in una famiglia dove esiste una grave difficoltà nella comunicazione interpersonale e nell’espressione delle proprie emozioni: in questo caso l’anoressia può considerarsi come una comunicazione senza parole alla famiglia,nella famiglia e per la famiglia (con vari aspetti di protesta, di richiesta di attenzione, di manifestazione di un disagio individuale o del sistema famigliare nel suo complesso).In altri casi il disturbo può dipendere da significativi problemi di autostima, o può insorgere in seguito a marcate delusioni affettive, o gravi problemi relazionali nella coppia. Altri fattori di rischio sono legati all’appartenenza a determinati gruppi sociali in cui è importante il controllo del peso (es. ballerine,ginnaste …); il vivere in un paese dove la magrezza viene considerata come un valore sociale positivo;il fatto di soffrire di un disturbo della personalità. Importante è anche il ruolo dei mass media che mostrano alle donne canoni di bellezza non corrispondenti al loro fisico.
• Cause biologiche . Gli ormoni gastrointestinali risultano essere molto importanti nel regolare l’ingestione del cibo e nel senso di sazietà. La grelina è un ormone che riesce a stimolare l’appetito: un suo non corretto funzionamento potrebbe essere una causa, oltre che dell’obesità, anche dell’anoressia nervosa. Recenti studi mostrano l’influenza che i neuropeptidi della tiroide e la diminuzione della leptina, un ormone che controlla il peso corporeo, hanno sul manifestarsi dell’anoressia.
Ma cosa si nasconde dietro questo atteggiamento? Cosa porta le persone a soffrire di questo disturbo?
I soggetti colpiti da anoressia nervosa,sono persone molto forti che vengono erroneamente considerate deboli. Sono soggetti ambiziosi e rigidi,con un atteggiamento che si trasforma inconsapevolmente in masochismo. Sono individui che si detestano,o che vengono portati ad odiarsi perché magari non ricevono le giuste attenzioni che vorrebbero da chi sta loro intorno.
Quello di privarsi del cibo con tutte le loro forze per raggiungere un obiettivo utopico e insensato agli occhi degli altri,è il loro modo di comunicare,il loro modo di proteggersi. Cercano di costruire una barriera che divide il mondo esterno dal mondo interno che si costruiscono passo dopo passo lentamente. Un mondo privo di sentimenti,apatico. E questa barriera è impermeabile a qualsiasi cosa,che sia cibo,acqua,affetto, … qualsiasi cosa possa “causare sofferenza”.
La mancata voglia di nutrirsi,di bere,è il sintomo di una parola che non riesce ad esprimersi altrimenti. E’ il sintomo del desiderio incondizionato di volersi adattare alle aspettative degli altri.
La persona malata di anoressia è una persona che si sente sola,ma non perché lo è veramente,ma perché nel contesto in cui vive si trova circondata da persone che la fanno inconsapevolmente sentire in imbarazzo o incompresa.
Comprendere ed aiutare ragazzi e ragazze malate di anoressia risulta essere qualcosa di veramente complesso. Non solo perché un genitore difficilmente ammette ciò che sta accadendo,o prende sul serio la malattia del proprio figlio;ma anche perché vivere con un soggetto malato risulta essere alquanto difficile,poiché non si sa come comportarsi o approcciarsi.
I genitori risultano essere,in questi casi,fondamentali ed indispensabili. Poiché essi devono accorgersi dei primi sintomi legati alla malattia e devono agire immediatamente,anche se il soggetto presenta solo comportamenti disturbati senza un eccessivo dimagrimento. E’ importante il ruolo del genitore tanto quanto lo è il ruolo del terapeuta,e delle altre figure che intervengono durante il trattamento dei soggetti malati di anoressia nervosa. Essi devono poter creare con il soggetto malato un atteggiamento onesto, aperto, comunicativo e soprattutto empatico.
Risulta fondamentale abbattere le barriere che questi soggetti si sono creati,facendo comprendere loro che, accanto, hanno persone che li capiscano e che siano pronte ad aiutarli. E convincendoli che la cosa fondamentale è amare sé stessi.
Giulia Carlotta Guerra