“Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.”
Alda Merini
Che cosa significa essere Donna?
Il potere delle parole
Donna significa esprimersi nella piena totalità del proprio essere, significa prima di tutto essere delle persone libere di creare in piena autonomia la propria dimensione, lo spazio ideale in cui riconoscersi, quello che più di tutti ci consente di sentirci parte del mondo, un ritaglio, un frammento di cielo. La sua etimologia deriva dal latino “Domĭna” che significa “signora”, furono gli stilnovisti ad introdurla nella lingua italiana in quanto la parola “signora” ha sempre rappresentato nella società una figura attiva e autorevole, nettamente in contrasto con il termine “femmina” che rileva, spesso anche nel mondo femminile un’offesa a tutti gli effetti.
Il passaggio dalla parola “femmina” a “donna” ha avuto nel corso della storia un significato ben preciso. Parlare di femmine o maschi è giusto quando vogliamo far riferimento a una particolarità che non riguarda gli individui dotati di una specifica personalità, ma soltanto in quanto membri di gruppi che si distinguono per il genere sessuale. Quando ci riferiamo a esseri umani, giovani o adulti, mettere in risalto l’aspetto sessuato con l’uso di maschio e di femmina allontana con forza l’azione comunicativa ed espressiva che viceversa contraddistingue le definizioni di donna o uomo. Questa conversione ci ha voluto condurre all’interno di una nuova prospettiva, nitidamente più umana dove siamo innanzitutto degli individui. Marcando la significatività e la bellezza dei tratti impliciti di una persona che possono riguardare il modo di fare, la simpatia, l’eleganza della sua pura essenza.
Tornando al principio, è facile comprendere come il termine femmina ci riconduca quasi esclusivamente al genere sessuale, considerando che la femmina è ogni individuo, umano o animale, che ha come caratteristica naturale la capacità di essere fecondato e di concepire. La donna diventa femmina quando sono evidenziati unicamente i suoi attributi di sesso, ed è qui che entra in gioco spavaldo e irrequieto il rinomato “sesso debole” che illustra una donna non all’altezza della vita, debole e insicura, di conseguenza non necessariamente utile e indispensabile per la società. Bisognosa per affermarsi di possedere virtù fisiche e psicologiche che la rendano desiderabile all’uomo.
Ancora oggi nella società attuale è inequivocabile che il modello sessista continui a crescere in modo considerevole, in ambito sociale, lavorativo e politico. Sentirsi donna nella propria interezza non è scontato come può sembrare, perché esprimere liberamente la propria individualità richiede una ricca dose giornaliera di coraggio e costanza. I pregiudizi limitano il corso irrefrenabile dell’emancipazione, il cambiamento si scontra nella quotidianità con vecchi e nuovi stereotipi che inglobano le donne fino a portarle involontariamente a sabotare sé stesse. I programmi televisivi, le riviste, i reality show e gli annunci pubblicitari attuano una vera e propria violenza simbolica in quanto dipingono la donna come un oggetto, puntando soprattutto sul suo aspetto fisico e ignorando le sue capacità intellettuali e personali. Il nostro valore si riversa continuamente sull’apparenza fisica e nasce in noi come un capriccio, il desiderio perverso di esporci nella nostra nudità come per conservare il diritto di essere “come si è.”
Iniziamo senza accorgerci a trascurare sentimenti ed esigenze, utilizzando il nostro corpo per ottenere approvazione come fosse uno strumento che possa condurci all’autoaffermazione e alla libertà. Ci dimentichiamo che oggi la donna è libera perché consapevole di essere tenace, intraprendente e dinamica. Il moto del cambiamento, il nostro punto di forza si concentra nella consapevolezza che possediamo un valore unico e ineguagliabile e tutte le capacità essenziali per confrontarci in molteplici piani. Eppure, combattere l’ignoranza sappiamo quanto non sia semplice, spesso ciò che ostacola il cambiamento ci sembra assumi una forma invisibile, quando in realtà ha un nome ben preciso “razzismo sessista”. Gli stereotipi di genere regolano l’accesso ai ruoli sociali, ruoli che possono essere tipizzati sessualmente e incidere sull’identità delle persone.
Si parla di “soffitto di vetro” per indicare la barriera invisibile che impedisce alle donne di raggiungere posizioni al vertice. Questo effetto deriva dal timore di confermare gli stereotipi negativi, ma ancora più potente è l’effetto derivante dalla violazione di uno stereotipo. Gli stereotipi possono agire come profezia che si auto-avvera, in quanto essere condizionati da un’aspettativa negativa produce un atteggiamento più preoccupato e ansioso, una tendenza al ridimensionamento degli obiettivi. Dovremmo iniziare a raccontarci in modo diverso, a rappresentare noi stesse non solo attraverso la nostra nudità ma facendo emergere nuovi modelli femminili che possano ispirare assertività e sentimento. Inoltre, sappiamo bene che la società ci ha sempre volute pronte a rispondere “si” a qualsiasi richiesta, impariamo a dire di “No” quando sentiamo minacciati i nostri bisogni, significa recuperare la fiducia in noi stesse accantonando il senso di colpa che cerca di divorarci ogni qual volta che le nostre decisioni non sono condivise dagli altri. Diamo ascolto alle nostre emozioni e ai nostri desideri e proviamo a vivere in primis per la nostra felicità, non soltanto per quella altrui.