A tutti sarà capitato di conoscere un criticone.
Quel film fa schifo, quella serie tv è sopravvalutata, quel libro non dovrebbe nemmeno essere stampato. Gli capita di prendersela anche contro i rapporti umani. Quella coppia è sbagliata, quell’amico è falso, quei genitori stanno rovinando loro figlio.
Alcune di queste persone sono particolarmente brave a criticare, lo fanno con mestiere, proprietà di linguaggio, riferimenti culturali eleganti e apprezzabile cinismo. Altri criticano in modo semplice e aggressivo. La differenza è solo formale.
La differenza tra criticare e falsificare
Vorrei chiarire l’uso che faccio del termine criticare in questo articolo.
Quando dico criticare voglio dire distruggere. Cioè impedire che dall’oggetto criticato possa nascere più nulla. Migliore è la critica, minore sarà la possibilità di essere contaminati dall’oggetto criticato.
Facciamo un esempio.
Dopo aver letto un libro decido di criticarlo (distruggerlo). Se sono bravo riuscirò a raccontare in modo parsuasivo come mai quel libro è un esempio deprecabile di editoria. Ma, soprattutto, riuscirò a non imparare niente da quella lettura.
Facciamo ora un esempio amoroso.
Dopo qualche mese di frequentazione con un ragazzo decido che lui non mi merita. Critico ogni sua molecola fisica e metafisica fino a distruggere l’immagine mentale che ho di lui. Trasformo quei mesi di frequentazione in vuoto giustificato dalla mia abilità nel criticare.
Credo che falsificare invece sia un’altra cosa.
Quando falsifico accetto che l’oggetto da falsificare sia reale, solo che lavoro per oppormi a lui. Quando dico falsificare voglio dire mettere in luce gli aspetti dove fallisce senza dimenticare gli elementi positivi.
Utilizziamo di nuovo l’esempio del libro.
Dopo aver letto un libro decido che non mi è piaciuto, per questo desidero falsificare il giudizio di chi invece l’ha apprezzato. Individuo per prima cosa gli elementi positivi contenuti in esso. Perché se a qualcuno piace, devo essere abbastanza bravo per capire quali sono i motivi della sua approvazione. Una volta individuati, lavoro per scorporare eventuali elementi positivi dal resto dell’opera, per distillare quanto c’è di negativo e usarlo come contrappeso al buono. Come una bilancia dove su un piatto metto i pro e sull’altro i contro, quello che pesa di più stabilisce la qualità assoluta dell’opera. Un bel casino.
Nell’esempio amoroso è anche peggio.
Dopo qualche mese di frequentazione con un ragazzo decido di falsificare la mi prima convizione, cioè che sia quello giusto per me. Prima devo vagliare tutto il positivo, perché se da mesi lo frequento deve per forza esserci del buono. Dopo scopro cosa non va. Metto tutto sul piatto della bilancia e se i contro pesano più dei pro allora magari deciderò che è finita.
Le persone brave a criticare mi fanno pena
Le persone brave a criticare mi fanno pena perché una volta distrutto l’oggetto del loro astio sorridono soddisfatte. L’appagamento narcisistico di avere distrutto il nemico le annebbia, non capiscono prima di buttarlo via potevano imparare qualcosa da lui.
La critica, per come la intendo in questo articolo, non semina nulla. È un gesto effimero, una volta esaurito l’appagamento dell’ego non rimane niente. Non prevede né crescita personale né sociale. Finisce. Punto.
Lo sforzo di falsicare quello in cui non crediamo è invece un atto costruttivo. Parte dal riconoscere il buono e una volta riconosciuto diventa nostro. Possiamo usarlo in altri modi, lontanissimi dal modo in cui viene usato nell’oggetto criticato.
La domanda non è perché un libro ti fa schifo o perché la tua storia d’amore va a rotoli. La domanda è cosa potrebbe trasformare quel libro in un capolavoro, cosa dovrei fare per far funzionare il mio rapporto.
Magari per scrivere un romanzo bellissimo basta unire il buono che troviamo in cento libri schifosi.
Forse per costruire una romantica storia d’amore è sufficiente rubare i gesti effettuosi di cento relazioni andate male.
Le cose non sono né belle né brutte: sono originali.
Basta studiarle a fondo, accettando che non siano perfette, per imparare qualcosa di utile a migliorare la nostra vita e il mondo che ci circonda.
8 ABITUDINI DELLE PERSONE MENTALMENTE FORTI: