Anche tu soffri di “personalità multipla”

Lo sai che anche tu soffri di “personalità multipla”? Così come me, i tuoi amici, i tuoi familiari e le persone che incontri per strada.

Ma, in che senso? In realtà non è vero che soffriamo di personalità multipla, ossia di quel “disturbo psicopatologico di personalità” per cui coabitano, alternandosi nella mente della persona, più di un’identità. Il titolo di quest’articolo, sicuramente provocatorio, ha però un fondo di verità.

Quante volte ti è capitato di sentirti diviso in due parti? Una parte che farebbe qualcosa e una che non la farebbe, una che si comporterebbe in un modo e una in un altro, una che ha dei pensieri e l’altra che ne ha degli altri, diversi o addirittura opposti alla prima.

Più che di una “personalità multipla”, possiamo pensare a un diavoletto e ad un angioletto o meglio, in termini psicoanalitici, ad una parte sana e ad una meno-sana.

homer_ang_devLa parte sana è quella che, solitamente, si sviluppa nel tempo grazie a esperienze della vita buone, positive e costruttive, ad un lavoro personale di ricerca, ad una crescita verso uno stato di benessere e centratura; è grazie a questa che pensiamo e agiamo per il nostro benessere.

La parte non-sana, o non funzionale, è invece quella spesso legata ad abitudini ed automatismi non buoni per noi, è quella che si è costruita nel tempo sulla base dei dolori, delle ferite e dei traumi che nella vita passata (spesso a partire dall’infanzia) abbiamo sperimentato e sui quali poi si è adattato il resto della nostra personalità.

Metaforicamente: se pensiamo al corpo umano e alla nostra postura, la parte sana è la postura “controllata” che cerchiamo di adottare per stare più dritti, mentre la postura che naturalmente e automaticamente adottiamo per compensare i nostri dolori fisici, è la parte non sana

Tra le due parti, quella che paradossalmente ci “rompe” di più è quella sana perché ci invita – e a volte persino costringe – a CAMBIARE ciò che invece faremmo o penseremmo spontaneamente.

La parte buona di noi, il nostro “angioletto”,  il più delle volte ci esorta a ritardare dei piaceri, anziché cercare di soddisfarli in maniera vorace e bulimica. Non segie di certo il principio del “tutto e subito”!

È lei, anzi, il noi-sano, che dobbiamo ringraziare quando, da studenti universitari, dopo ore sui libri anziché mandare tutto a quel paese “perché tanto il prof non fa passare nessuno a questo esame”, rimaniamo lì gestendo la nostra frustrazione, facciamo due passi e ci rimettiamo concentrati a studiare.

È il noi-sano che dobbiamo ringraziare quando, da mamme arrivate stanche e sfinite da lavoro, all’ennesimo capriccio di nostro figlio non cominciamo a sbraitare come forsennate ma manteniamo la calma capendo che non è su di lui che dobbiamo riversare la nostra stanchezza.

È il noi-sano che dobbiamo ringraziare quando, durante una cena di lavoro in cui una donna ci fa gli occhioni dolci, da uomini impegnati o sposati, non cediamo a giochi e provocazioni, spostando l’attenzione da quella donna, su altro.

È il noi-sano che dobbiamo ringraziare quando decidiamo di andare in palestra anziché continuare a fare la vita sedentaria di chi preferisce il piacere immediato del divano rispetto al piacere della salute e di un corpo prestante a lungo termine.

Tutti noi quindi abbiamo due voci, una che ci porta a scegliere il meglio per noi e una che ci spinge a scegliere il peggio, ma sicuramente apparentemente più “comodo”, per noi.

La nostra vita dipende da quale parte scegliamo di seguire.

Dr.ssa Ilaria Cadorin
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
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