“A., frequenta la terza elementare, e ogni mattina è una lotta mandarlo a scuola. Le maestre lamentano il fatto che non è al pari del resto della classe e che spesso si distrae e non porta a termine le consegne. A casa quando arriva l’ora di fare i compiti trova sempre delle scuse, arriviamo a sera che deve ancora finire”.
A parlare è la mamma di un bambino che frequenta la terza classe di una scuola primaria del Veneto. Ma come questa storia ce ne sono tante altre, tutte accomunate dalla difficoltà scolastica segnalata dalle insegnanti, e dalla disperazione dei genitori che non sanno più cosa fare per aiutare il proprio figlio.
Nel migliore dei casi questi bambini vengono valutati e di conseguenza capiti e aiutati nel loro percorso scolastico. Nel peggiore dei casi vengono trattati come bambini che non si impegnano a sufficienza, che non hanno voglia di fare, e vengono di conseguenza emarginati dal resto della classe con tutte le conseguenze che il sentirsi emarginato può comportare per un bambino.
In Italia la dislessia è ancora poco conosciuta, anche se si stima che ci sia almeno un bambino per classe con qualche disturbo specifico dell’apprendimento.
Non avete letto male: proprio almeno un bambino per classe. E solo la metà di questi hanno una diagnosi.
La prima cosa da tener presente è che a lungo andare questi bambini se non vengono diagnosticati in tempo, possono presentare problemi di bassa autostima, ansia, depressione, problemi relazionali con i coetanei perché si sentono diversi, non si sentono uguali agli altri, e il fatto di sentirsi dire da insegnanti e genitori “sei intelligente ma non ti applichi” peggiora la situazione: si tratta infatti di bambini con un’intelligenza nella norma, ma non siamo di fronte a situazioni in cui il bambino non si applica, anzi. Il bambino perde la motivazione nel leggere perché si rende conto che pur impegnandosi non ce la fa, e questo ha delle ripercussioni su tutte le discipline scolastiche, visto che l’abilità di lettura è fondamentale in tutte.
E’ molto importante stabilire se siamo di fronte ad una difficoltà di apprendimento, o ad un disturbo specifico dell’apprendimento (sarebbe infatti molto grave scambiare un DSA per semplice svogliatezza o scambiare una difficoltà per un indice conclamato di DSA).
Se tuo figlio fa fatica a leggere, ogni volta che deve fare i compiti trova mille scuse per non farli, si stanca facilmente, non ha ancora acquisito una lettura fluente ci troviamo sicuramente di fronte ad una difficoltà che va approfondita.
La principale caratteristica della dislessia è che è un disturbo specifico, cioè riguarda un solo dominio di abilità, nello specifico consiste nella decodifica della lettura (in termini di velocità e accuratezza), per cui la lettura è meno veloce e meno corretta rispetto alle aspettative per età.
Ma chi può verificare se ci si trova di fronte ad una difficoltà o ad un disturbo?
Diciamo che le insegnanti, così come i genitori, possono riscontrare una difficoltà nel bambino, ma una valutazione può essere fatta solo da un professionista esperto specificatamente formato in psicopatologia dell’apprendimento, che possa valutare attentamente le caratteristiche presenti e fornire una diagnosi accurata insieme al percorso più idoneo per il bambino.
Dott.ssa Linda Zulianello, Psicologa, Psicologa forense, Psicopedagogista, esperta in psicopatologia dell’apprendimento, consulente tecnico di ufficio (CTU) per la Procura presso il Tribunale Ordinario di Venezia.
3389848053; 0421596104
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