Nell’attuale epoca dominata dalla tecnologia, sono cambiati anche gli aspetti che con essa dovrebbero avere poco a che fare; dovrebbero, perché è proprio l’interazione tra aspetti umani e innovazioni a creare, talvolta, problematiche con effetti anche a lungo termine sulla salute. Non si tratta più solo di internet nei computer dell’ufficio e di casa; la supremazia del web sta invadendo sempre maggiori ambiti di vita, grazie alla diffusione e utilizzo di dispositivi quali smartphone e tablet.
Parallelamente a queste grandi evoluzioni della modernità, che comportano indubbiamente grandi vantaggi ed efficienza, la genitorialità costituisce uno degli ambiti nei quali si può spesso notare una regressione nella qualità delle attività educative e dell’interazione con i figli. I giochi semplici e svolti all’aperto, come il salto con la corda, l’hula hoop o il nascondino, sono stati ormai soppiantati da videogames e tablet, manipolati abilmente da bimbi sempre più piccoli. Molte volte si tratta di un immediato escamotage per far calmare il figlio, smorzarne lamentele, capricci e tutto ciò che viene interpretato come una vivacità eccessiva in determinati momenti durante i quali il genitore vorrebbe rimanere in tranquillità o dedicarsi ad attività che lo riguardino senza molte distrazioni. Questa apparente soluzione nasconde, però, conseguenze potenzialmente disfunzionali a lungo termine, oltre che effetti negativi sullo sviluppo cognitivo e relazionale dei bambini.
Innanzitutto, il contatto prolungato con uno schermo limita la capacità di visualizzare e percepire la tridimensionalità degli spazi e gli oggetti posti in lontananza. E’ lo stesso motivo per cui coloro che lavorano per molte ore davanti ad un computer dovrebbero distogliere lo sguardo periodicamente per osservare fuori dalla finestra o un luogo posto lontano da sé. Inoltre, la luce blu emessa dai dispositivi di ultima generazione, essendo molto potente, affatica gli occhi e la vista, soprattutto nelle ore serali quando le cellule di tutto il nostro corpo, che seguono un ritmo biologico della durata di 24 ore, necessiterebbero che l’organismo fosse soggetto alla minima illuminazione possibile. Sono proprio le alterazioni dei ritmi biologici cellulari a causare maggiormente lo stress, andando ad influire su ogni apparato e funzione corporea, dall’alimentazione al sistema immunitario, alla salute psichica.
In relazione a ciò, alcuni bambini nel tempo libero si trovano per la maggior parte del tempo soli con un dispositivo elettronico, i cui giochi, per quanto coinvolgenti ed ipnotizzanti, non sono minimamente paragonabili alle attività svolte assieme agli amici: amici che sono e rimangono compagni di classe, perché è quasi solo nel contesto scolastico che avvengono le interazioni sociali al di là dei legami familiari.
Inoltre, se il tablet costituisce una sorta di “pillola” che funge da calmante, un bambino non svilupperà mai la capacità di gestire le emozioni negative e la frustrazione, abilità appartenenti all’intelligenza emotiva, la quale si è dimostrato essere molto più importante del QI nel determinare successo e felicità da adulti. Manca, quindi, una costante esercitazione a dialogo e comunicazione, e, soprattutto, viene dato poco spazio ed importanza a gioco e movimento, quando queste sono le abilità che andrebbero maggiormente coltivate e rinforzate durante la crescita.
Alcuni studi hanno sottolineato come, non svolgendo abbastanza attività fisica in infanzia, cresca il rischio di osteoporosi in età anziana; giocare e muoversi è indispensabile per i bambini sin da quando hanno l’opportunità di camminare autonomamente; costringerli nel passeggino per pura comodità o tenerli chiusi in casa, privandoli della possibilità di esplorare l’ambiente per timore di incidenti ed imprevisti, non fa che reprimere un loro bisogno fondamentale. Al di là della personalità, oggigiorno è anche per questo che in classe sono spesso irrequieti, non ascoltano o chiacchierano, mentre in passato anche la sola passeggiata in compagnia per andare a scuola era un ottimo modo per fare movimento e relazionarsi con i pari; la loro vivacità a scuola viene troppe volte etichettata ingiustamente come Disturbo dell’Attenzione e Iperattività, quando non è altro che l‘emergere di questo bisogno tanto sano e naturale quanto sempre più trascurato.
Estremizzando, dal lato opposto troviamo bambini che si ritrovano imprigionati in molte, troppe, attività sportive o musicali, più per imposizione dei genitori che per vocazione e piacere personale; anche questa diversa opzione ha effetti potenzialmente negativi, in quanto sottopone a stress e sforzi per soddisfare le ambiziose aspettative dei genitori, rischiando di sviluppare nel bambino eccessive tendenze a competizione e perfezionismo. Queste, più che più che creare legami li ostacolano, portando a considerare l’altro come un nemico da sfidare e superare, e conseguentemente, a sospetto e competizione anche nelle future relazioni tra adulti.
Alla luce di queste riflessioni, non vedere soluzioni pratiche o attribuire la colpa a società e cultura è altrettanto limitante: basti pensare all’idea utile e creativa delle centinaia di scuole dell’infanzia in Germania, costruite in mezzo ai boschi e ricche di percorsi ed attività da svolgere in gruppo, che garantiscono, quindi, movimento, salute, interazioni sociali, e, di conseguenza, felicità.
Come sempre, il giusto sta nell’equilibrio, l’impegno è quello di attivare appieno le proprie competenze educative e creative, sforzandosi di insegnare ed applicare il rispetto senza dimenticare di essere empatici e comprendere i propri figli. Ricordiamoci che i figli non dovrebbero essere considerati una sorta di prolungamento di sé sul quale proiettare le proprie aspettative trascurando totalmente la loro natura e unicità, né tantomeno adulti incompleti o in miniatura, ma vere e proprie persone, con un loro mondo e una personale interpretazione di esso, straordinariamente ricca di preziose sfumature e colori emotivi che permettono loro di apprezzare le più piccole e semplici cose.