Grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione attuali sembra che le distanze si siano accorciate, ci si illude di essere sempre in contatto con tutti, in perpetua connessione, eppure le difficoltà relazionali aumentano, la paura di “incontrare” realmente l’altro, conoscerne gli aspetti emotivi, crea barriere e distanze che hanno la funzione di difendere la propria fragilità. Dietro all’indifferenza, infatti, spesso si nasconde la propria difficoltà a entrare in contatto con l’altro e soprattutto con se stessi.
Costruire barriere o indossare corazze denota quindi una personale insicurezza, una vulnerabilità che si tenta di nascondere con la distanza emotiva. In questo modo non si può essere raggiunti dal dolore, anche se si sacrifica la possibilità di essere raggiunti da sentimenti positivi e appaganti. Il rischio preclude ogni possibilità.
Per paura di essere feriti o per l’idea di non poter cambiare niente si sceglie la protezione della distanza emotiva. Questo non significa che non si sappia chiedere all’altro per un interesse personale, ciò che risulta impossibile è entrarne in contatto, poter creare uno scambio e potersi lasciare andare all’imprevedibilità che un rapporto può creare.
Oggi queste barriere possono essere rappresentate dagli schermi dei telefoni, oltre cui è difficile andare, creando una distanza tollerabile, facile da gestire e abbastanza superficiale da non creare nessun legame. Ci si può mostrare diversi da ciò che si è, senza insicurezze e paure, continuando a rimandare la possibilità di occuparsi di sé.
Quando l’altro viene visto come un nemico (soprattutto se porta con sé differenze che provocano ancora più insicurezze) non si coglie l’opportunità di crescita, emotiva e personale, rimanendo ad un livello di maturità infantile ed egocentrica che continua ad alimentare bisogni temporanei e fine a se stessi.
Fino a quando non si prenderà l’impegno di affrontare le proprie fragilità, l’altro sarà solo una nuova pedina da utilizzare per rendere più confortevole la propria solitudine, ma soprattutto si perderà l’occasione di conoscere qualcosa di più di ciò che si ha intorno e dentro di sé.