CULTURA DELL’INTOLLERANZA E POLITICA DELLA BELLEZZA

A cura del Prof. Daniele La Barbera – Professore ordinario di Psichiatria, Direttore U.O.C. di Psichiatria Azienda Policlinico Palermo

La guerra produce morte e distruzione, causa devastazioni immani e quelle più dolorose sono nel cuore della gente che vede morire i propri cari, perde i propri figli, non ha più una casa. Ma oggi voglio riflettere un momento su come anche la nostra mente, la mente di chi osserva e si informa a distanza di sicurezza, venga coinvolta e contagiata dalle conseguenze rovinose degli affetti distruttivi che un conflitto armato così drammatico contribuisce a diffondere. La guerra d’altronde, specie se dietro l’angolo, se si tratta della prima guerra in Europa da ottant’anni, se rischia di provocare una catastrofe nucleare, chiama tutti alle armi, chiede a tutti di scendere sul campo di battaglia con pensieri, opinioni, emozioni. E quindi è molto facile che il nostro funzionamento mentale si radicalizzi, si polarizzi su posizioni estreme, ma, soprattutto, rischi di diventare anche incongruo e poco ragionevole.

Ne abbiamo numerose prove, alcune delle quali potremmo definire pittoresche se alla radice non ci fosse un dramma collettivo. Ad esempio la cacciata (poi rientrata) di Dostoevskij dalle aule accademiche; per non parlare dell’atteggiamento diffuso di insofferenza o sospetto nei confronti di organizzazioni, istituzioni, singoli cittadini russi, che poco o niente hanno a che fare con Putin e le sue smanie di potere; persino nei confronti di un cocktail, il “Moscow Mule”, che negli USA è stato ribattezzato “Kiew Mule”. Non mi sembrano idee geniali; l’insofferenza ostracistica per tutto ciò che è russo esprime una grossolana – e anche un po’ pericolosa – inclinazione a generalizzare la ferma condanna a Putin e alla sua scriteriata azione di guerra ad ambiti che con Putin non hanno niente a che fare, evidenziando una sorta di debordante e insensata intolleranza che raggiunge livelli di irragionevole paranoia. Io credo che le cose dovrebbero andare al contrario.

Oggi più che mai dovremmo separare la cultura, l’arte, la letteratura, le tradizioni della Russia da quello che un perverso sistema di potere sta operando in maniera nefanda e distruttiva. Piuttosto che boicottare Dostoevskij, Tolstoi, Gogol o Cechov, io organizzerei nelle scuole e nelle università dei reading, sessioni di lettura delle loro opere, esalterei le meraviglie della musica classica russa da Tchaikovsky a Stravinsky, da Mussorgski a Prokofiev (nato in Ucraina e morto in Russia), lo splendore dei balletti russi celebrati da Battiato nelle sue canzoni, allestirei le mostre dei pittori russi con le sublimi opere di Chagall e Kandinnskij, e le rassegne cinematografiche dei registi russi, partendo da quello che adoro, Andrej Tarkovskij e rivedrei infinite volte uno dei suoi più straordinari film, Solaris, opera di fascino assoluto la cui sceneggiatura è tratta da un romanzo di fantascienza dello scrittore ucraino Stanislaw Lem…mirabile esempio di come l’arte, la letteratura, la creatività, la protezione della bellezza della vita e delle cose che la animano e la rendono degna di essere vissuta sono i migliori antidoti alla ferocia dei dittatori, all’insensata violenza dei potenti, alla loro diabolica vocazione a farsi attrarre in maniera efferata dal male e ad agirlo contro popoli inermi, contro chi non ha alcuna colpa tranne quella di trovarsi dentro una guerra che non ha voluto e sotto delle bombe micidiali per le quali mai avrebbe pensato di dovere morire, neanche nei suoi peggiori incubi.

Ho una vaga sensazione che questa terribile banalizzazione ed estensione dell’odio antirusso non sia estranea alle forsennate casse di risonanza mediatica nelle quali viviamo sempre più immersi, spesso nostro malgrado; alla loro semplificativa visione del mondo che ne cancella la articolata, delicata e spesso ambigua complessità; alla riduzione delle nostre emozioni alla stregua dei “like” sui social media, che richiedono un solo attimo, non impegnano più di tanto, spesso rivolti a immagini fugaci o pensierini e citazioni molto brevi e disarticolate. Con l’aggravante che davanti a uno schermo e con le dita sopra una tastiera tutti ci sentiamo nell’obbligo narcisistico di ostentare le nostre emozioni più rudimentali e viscerali, il nostro odio cronico contro qualcuno o qualcosa, la nostra ripetitiva e sclerotica rabbia verso persone e cose; sempre pronti ad eventualmente allargare l’ambito delle nostre idiosincrasie e trovare nuovi spunti per esprimere la nostra violenza psichica.

Bene, allora adesso, se siamo arrivati a leggere sino a qua, ci fermiamo, rallentiamo, respiriamo, rivolgiamo un pensiero dolente a tutti gli ucraini vittime di una guerra insensata e crudele, a tutti i russi che in questo momento soffrono per la perdita di una familiare morto in guerra e per le terribili conseguenze economiche di questo conflitto, pensiamo a tutte le meraviglie dell’arte e del pensiero che la cultura russa ha prodotto nei secoli e ci sorseggiamo grati e tranquilli un Moscow Mule, pregando Dio che mai più un paese di questa Terra debba essere governato da un criminale spietato e da un’accolita di servi corrotti che stanno degradando la meravigliosa anima del popolo russo.