Litigare non piace a nessuno.
Quando capita però, siamo di cattivo umore.
Trascorriamo il resto della giornata male e siamo ancora più vulnerabili a ciò che ci circonda.
Come uscire da questa situazione di impasse?
Un nuovo studio ha scoperto che, richiamando alla mente i dettagli della discussione (in un modo particolare), siamo effettivamente in grado di fermare il processo che ci porta ansia e depressione e quindi “cattivo umore”.
Non solo. Tutto ciò è stato dimostrato anche per altre situazioni, non solo per le giornate dove siamo di cattivo umore.
LO STUDIO
Ricordare le parole che sono state dette, ricordare dove si era e immaginare come avrebbe potuto andare diversamente la conversazione, aiuta molto.
Ecco le parole del professor Ed Watkins, professore di Psicologia Sperimentale e Applicata, all’Università di Exeter:
“Natale e Capodanno possono essere periodi dell’anno piuttosto stressanti. Fa freddo, è buio e spesso si assiste a litigi in famiglia, il più delle volte scatenati da vecchi fatti del passato. Tutto ciò porta ad un’atmosfera opposta a quella desiderata.
Constatiamo tutto ciò dal fatto che tra Gennaio e Febbraio c’è un numero più alto di trattamenti per depressione.
Ecco perché prestare attenzione ai dettagli di come si è svolta una discussione e porla nel giusto contesto, possono aiutare a prevenire un umore piuttosto depresso e che le cose peggiorino.”
A questo proposito il Dottor Watkins e il suo team di ricerca hanno condotto un esperimento.
Nell’esperimento i soggetti venivano addestrati a tener conto dei fattori sensoriali della discussione.
Per esempio:
-Che tono di voce stavi usando?
-Ricordi le esatte parole che hai utilizzato?
-Cos’è accaduto dopo la discussione, nel dettaglio?
Le persone che erano in grado di rispondere alle domande proposte dal team erano le stesse che si ristabilivano più in fretta.
Venne condotta anche una prova clinica, con pazienti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore. (Nota anche come: Depressione Clinica, da DSM 5)
I pazienti avevano il compito di riportare l’attenzione e riportare alla mente le immagini dei loro eventi traumatici, più dettagliatamente possibile. Avrebbero dovuto ricordare immagini, suoni, odori e sensazioni.
L’allenamento quotidiano ad individuare i segnali di pericolo di stress portava giovamento e li aiutava a ridurre i sintomi depressivi.
RIMUGINARE SUI CATTIVI EVENTI
Il risultato dello studio è sorprendente, perché solitamente rimuginare sui cattivi eventi porta a peggiorare i sintomi depressivi.
Non in questo caso però. Lo stesso Dottor Watkins spiega il perché:
“Sappiamo che rimuginare su fatti spiacevoli o sulle nostre perdite, ha come effetto quello di aumentare gli stati ansiosi e depressivi.
Spesso una depressione viene innescata da traumi della vita, come: perdere il lavoro, la fine di una storia d’amore, una malattia o il rimanere intrappolati in una situazione stressante.
Inoltre, con la depressione, i fastidi e le sfide della vita divengono ancor più ostici e si rimuginare ancora di più.
Essere però molto concreti sui fatti della vita e su quanto accada, porta un miglioramento.
Abbiamo dimostrato sperimentalmente che, le persone che venivano addestrate a pensare e ricordare i dettagli sensoriali delle situazioni spiacevoli vissute, diventavano molto più resilienti agli eventi stressanti inaspettati, rispetto a coloro che si focalizzavano sul significato e sulle implicazioni emotive dell’accaduto.
Studi simili hanno accertato che, le persone affette da depressione, allenate a ricordare i dettagli delle situazioni vissute e di come si fossero evolute, aumentavano la propria capacità di risolvere i problemi e, sempre con la pratica, erano in grado di ristabilirsi più velocemente dalla depressione”.
CONCLUSIONE:
Quanto dimostrato dal Professor Watkins e dal suo team è riassumibile, senza banalizzarlo troppo, in:
Essere concreti aiuta.
Rimuginare è un’operazione dannosa.
Continuiamo a ripensare alla situazione senza modificarla e senza aggiungere punti di vista.
Riportare alla mente i dettagli della scena, invece, aiuta ad essere concreti, radicati a quanto è successo, e a poter riflettere su di una “realtà” piuttosto che su di un pensiero fisso e sempre uguale a se stesso.
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Bibliografia:
http://psychology.exeter.ac.uk/staff/index.php?web_id=ed_watkins
http://www.spring.org.uk/2017/01/how-to-get-out-of-bad-mood.php