La psicoterapia della Gestalt consiste nel favorire delle condizioni in cui il processo di crescita, eccitazione, ad-gressività (come passaggio da una posizione orale e passiva ad una posizione più responsabile ed attiva) venga ripristinato.
Anziché interpretare detti contenuti scissi, che possono esprimersi attraverso il sogno, sintomi di conversione somatica, incongruenze mimico-gestuali, comportamenti di cui il soggetto «si sente agito» o fenomeni dispercettivi di vario tipo, la Gestalt propone un percorso esperienziale di graduale appropriazione ed integrazione delle parti scisse.
I pazienti che si rivolgono al terapeuta per risolvere disturbo sessuali, in realtà stanno portando in terapia non solo la loro intimità ma tutto il loro modo di essere, di esprimere le emozioni, di rapportarsi agli altri in ogni altro ambito della loro vita. Anche se il paziente oggi si comporta in un certo modo a causa di eventi passati, le sue difficoltà attuali sono connesse al suo agire oggi. Le questioni insolute del passato gli ostruiscono la strada del presente e, mediante la terapia, gli viene data la possibilità di far riemergere tali confitti e di esplorare modalità diverse per affrontarli. In tale processo si tratta di mettere in opera una serie di operazioni che favoriscano il ripristino di un flusso vitale evolutivo nel paziente.
Noi siamo noi stessi, tutti noi stessi in ogni gesto, in ogni azione, ogni menzogna, ogni interruzione autoimposta. Importante è acquistarne consapevolezza, appropriarci responsabilmente di chi siamo e di cosa facciamo e chissà, se lo scegliamo, mutare i nostri schemi ripetitivi ed insoddisfacenti. Il lavoro terapeutico è identificare blocchi, sciogliere nodi, aprire circoli viziosi, canalizzare energie intrappolate, integrare dialetticamente vissuti conflittuali, scoprire le carte di un dialogo tra oggetti interni, trasformare distruttività in aggressività e desiderio, riappropriarsi di parte amputate di noi stessi e che premono dolorosamente contro barriere e censure che ci siamo imposti, è scoprire nell’istinto di morte il volto di un più vasto istinto per la vita, è sopravvivere al distacco, imparare l’amore di sé che comprende gli altri e ancora la scoperta dell’altro, è riconoscersi in entrambe le polarità che ci inducono all’ambivalenza senza presumere di poterne negare una.
Ancora è ristrutturare una politica di investimenti produttivi, fare delle scelte, permettersi di sbagliare, accettare la propria età emotiva per quello che è l’aspetto perverso e polimorfo della nostra persistente sessualità infantile.
È fornire strumenti di comprensione e consapevolezza, accettare il residuo bisogno di dipendenza e di simbiosi per poterla superare avendola in qualche modo soddisfatta, è riconoscersi nei diversi modi e copioni di vita che continuamente agiamo prendendo coscienza di quanto nel presente e nelle scelte ad esso collegate decidiamo di essere soggetti od oggetti di quanto ci riguarda.
Se la terapia è sblocco, sviluppo, crescita, rottura del meccanismo paralizzante, in una parola ricerca di uno spiraglio per la vita che ci liberi dal vicolo cieco, dallo scacco matto allora ogni possibilità va cercata ed affinata.
La capacità di cogliere lo scarto evolutivo inceppato, la gestalt incompiuta dovrà quindi accompagnarsi alla apertura di un percorso che si avvalga di una gamma sufficientemente ampia di modalità di intervento.
Si tratterà, a seconda delle diverse situazioni, di ricondurre il conflitto attuale al trauma originario attraverso tecniche che consentono la regressione e la presentificazione del conflitto agendone il potenziale catartico; di drammatizzare il conflitto tra oggetti interni agendo i diversi ruoli o invitando i membri di un gruppo ad agirli; di evocare l’immagine, la rappresentazione, la Gestalt che riveli il come si è qui ed ora davanti a sé e agli altri per agire successivamente la rappresentazione e lasciar sviluppare l’immagine sinché ci dia compiutamente il suo messaggio.
Si tratterà, in altri casi, di ridurre il livello di ansia, il disperato tentativo di controllo sull’ambiente interno ed esterno per sbloccare un vissuto polarizzante, per scoprire un nuovo modo di percepirci nel mondo, e ancora di leggere il corpo e lavorare sul corpo per mobilizzare ingorghi energetici e strozzature del flusso vitale; di sviluppare i modi di un linguaggio non verbale per acquisire una maggiore consapevolezza di più immediati livelli di essere e comunicare; di evidenziare sequenze comportamentali infruttuose ed eventualmente rinforzare attitudini più assertive e responsabili.
Il paziente che si reca in terapia per un disturbo sessuale, è il caso di dire, mette a nudo sé stesso. In genere il paziente arriva in terapia quando la sua situazione relazionale sta precipitando a causa di tale disturbo e la richiesta di soluzione ha carattere d’urgenza.
E’ già questa modalità di approccio ai problemi un buon inizio da cui partire, ovvero ripristinare la capacità di trovare il giusto tempo, di sentire il proprio corpo e di comunicare i propri bisogni con i tempi ed i modi giusti. Innanzitutto iniziando a sentire ed entrare in intimità con sé stessi per poi passare alla relazione con il partner.
La motivazione ad intraprendere un percorso terapeutico è primaria. Da notare se il paziente arriva in terapia da solo o con il partner e, qualora decidesse di intraprendere la terapia individuale, se tale decisione viene comunicata al partner o se questo viene tenuto all’oscuro della terapia.
I pazienti che scelgono di affrontare il percorso individuale, nonostante la richiesta del partner di intraprendere una terapia di coppia, sono spesso persone che tendono a vedersi come “single” nonostante il partner o che si accollano totalmente la responsabilità del fallimento della vita sessuale. Scavando nelle loro esperienze emerge che si sono sempre prese cura di familiari, sottraendo tempo ed energie a sé stessi e ai propri bisogni o a cui i genitori non hanno mai dedicato grande attenzioni. Sembrano quasi vergognarsi e scusarsi di esistere e non sentono di essere parte di una coppia. Il lavoro con loro consisterà innanzitutto nel sentire i propri bisogni, nel trovare degli spazi per sé stessi senza provare sensi di colpa e nell’imparare a ridistribuire il carico dei lavori e delle responsabilità con gli altri. E’ fondamentale che imparino a vedere sé stessi ma anche il partner per come realmente è.
Il terapeuta dovrà ricostruire il background familiare e la storia del paziente tramite i suoi racconti e fare un’analisi dello stile di attaccamento genitoriale.
Grande attenzione dovrà essere prestata ai racconti sulle prime esperienze sessuali, ai vissuti emotivi ad esse connessi, a come l’argomento sessualità veniva affrontato anche in ambiente familiare, amicale e scolastico.
Rilevante sapere quando ha iniziato a manifestarsi tale disturbo e cosa stava succedendo in quel periodo nella vita del paziente. Come questo disturbo ha inciso e continua a farlo nella sua vita relazionale e come è stato affrontato da lui e dal partner.
Fondamentale è l’individuazione del copione esistenziale e delle motivazioni che hanno spinto il paziente ad intraprendere una terapia in quel momento specifico della sua vita.
Il lavoro del terapeuta dovrà essere incentrato sull’accoglienza e l’ascolto attivo, con totale sospensione del giudizio. Il lavoro dovrà vertere sulla costruzione dell’autostima e sulla percezione di sé stessi come “potenti”.
Il lavoro sulle modalità di interruzione del contatto e sui vari livelli dell’esperienza caratterizzano il trattamento terapeutico in gestalt.
Il livello corporeo dovrà essere stimolato e rieducato, con esercizi di rilassamento e di percezione delle proprie sensazioni, mentre a livello emotivo si lavorerà sul riconoscimento e il nominare le emozioni, nonché sulla loro accettazione. Dietro al manifestarsi di un disturbo sessuale si cela un notevole carico emotivo ansiogeno e l’incapacità di accogliere le emozioni, siano esse positive o negative.
Le credenze sulla sessualità, sull’immagine di sé stessi (es: il sesso è sporco e le brave ragazze non lo fanno) ed i risentimenti relativi al cattivo andamento della relazione sentimentale devono trovare nuove elaborazioni ed espressioni per dare loro la giusta valenza e collocazione. La paura dell’abbondono del partner e il senso di non adeguatezza devono essere affrontati facendo emergere la consapevolezza dei propri punti di forza e sviluppando la capacità di prendersi cura di sé stessi e dei propri bisogni.
E’ necessario rivedere anche il concetto di libertà, di indipendenza e di trasgressione.
La terapia ha la sua soluzione non solo quando il disturbo sessuale regredisce ed il paziente riesce a sperimentare una sessualità adulta e soddisfacente ma nel pieno cambiamento della propria immagine come uomo o donna e nella fiducia di poter essere amati ed accettati per ciò che il paziente stesso ha imparato ad amare ed accettare di sé stesso.
QUESTI DISTURBI VENGONO SPESSO TRATTATI COME DEPRESSIONE: