La storia dei tre setacci è da molti creduta opera di Socrate. Non è così, l’autore di questa parabola è Dan Millman, scrittore americano ed esperto in strategie di auto aiuto.
Dan è stato ex campione mondiale di atletica e insegnante di arti marziali. Durante gli anni della pratica agonistica, ha imparato a mettere la sua mente al servizio del corpo e nei suoi scritti racconta come fare.
Il suo libro più famoso si chiama “La via del guerriero di pace”, la storia dei tre setacci è contenuta lì dentro. Il libro raccoglie le sue riflessioni su fatti personali che diventano utili spunti per chiunque lo legga.
Uno degli elementi chiave è il suo incontro con quello che diventerà il suo maestro spirituale, Socrate.
All’inizio del dicembre del 1966, durante il mio primo anno alla University of California di Berkeley, nella mia vita si verificò una straordinaria serie di eventi. Cominciò tutto alle tre e venti di un mattino, quando incontrai per la prima volta Socrate in una stazione di servizio aperta tutta la notte (non mi aveva detto il suo vero nome, ma dopo i momenti passati con lui durante quella prima notte gli diedi d’impulso il nome dell’antico saggio greco; il nome gli piacque, e così rimase). Quell’incontro casuale, e le avventure che seguirono, erano destinati a trasformare la mia vita…
Proprio per via del nome che Dan attribuì al suo maestro, in futuro si fece confusione sulla paternità del racconto. Socrate non è il filosofo dell’antica Grecia, è il maestra di Dan, chiamato così per via della sua saggezza.
La storia dei tre setacci
Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza.
Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
“Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?”
“Un momento“, rispose Socrate, “Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.”
“I tre setacci?”
“Sì“, continuò Socrate. “Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Io lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è VERO?”
“No… ne ho solo sentito parlare.”
“Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di BUONO?”
“Ah no, al contrario!”
“Dunque“, continuò Socrate, “vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. È UTILE che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?”
“No, davvero.”
“Allora“, concluse Socrate, “se ciò che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile, io preferisco non saperlo; e consiglio a te di dimenticarlo.“