Ho sempre sognato di poter indossare gli skinny jeans, avere la pancia piatta e un fisico da modella.
Poter mangiare tutto ciò che volevo senza ingrassare e poter andare in spiaggia sotto gli sguardi invidiosi di tutti.
Ma qualcosa si è rotto.
Tutti quei desideri, che potevano appartenere a una qualsiasi ragazza, si sono trasformati in qualcos’altro.
I disturbi alimentari si impadroniscono di te quando meno te lo aspetti.
È qualcosa di subdolo: si insidia dentro di te, senza fare rumore.
Non te ne rendi conto e quando le persone cercano di fartelo capire, non riesci ad ammetterlo.
Preferisci fuggire, nasconderti e lasciarti divorare dal tuo stesso disturbo, giorno dopo giorno, chilo dopo chilo.
Il brutto non è pesare poco o troppo.
Un peso esageratamente basso o esageratemente alto non vuol sempre dire disturbo alimentare.
Così come un peso normale non vuol dire stare bene.
Ciò che rende un disturbo alimentare un problema è l’arrivare a torturarti per una cosa così normale come mangiare.
Ti rende schiava di un tiranno, di un demone senza tempo.
Perdere peso è solo un sintomo.
Perdere peso è solo una conseguenza di tutto quello che provi.
A 14 anni ho semplicemente deciso che la mia migliore amica sarebbe stata dentro di me e si sarebbe nutrita di me.
“500 calorie al giorno” era il mio limite giornaliero.
Schematica e metodica.
Se potevo controllare il cibo quante altre cose sarei riuscita a fare?
Ad un certo punto tutto perde valore e nella tua testa esistono solo numeri.
Gli stessi numeri che ti rendono viva, ma che ti uccidono.
Gli stessi numeri che mi hanno fatto sentire così viva in alcuni momenti, ma che mi hanno portato via tutto quello che avevo.
I disturbi alimentari sono una gabbia, un nascondiglio alla vita.
Pensi che tutti i mali e beni del mondo possono essere eliminati, anestetizzati, annullati attraverso dei sintomi alimentari.
Sto male?
Posso digiunare e diventare invisibile.
Quella cosa non è andata come volevo?
Posso abbuffarmi e vomitare.
Ho litigato con le mie amiche e sono rimasta sola?
Ho sempre un disturbo alimentare con me.
A 15 anni il mio disturbo alimentare mi aveva circoscritto talmente tanto da essere rimasto realmente il mio unico fedele amico.
Passavo le giornate in cucina a riempirmi di cibo per poi svuotarmi nel water di casa.
E così, avanti e indietro, fino a non avere più forze, fino a smettere di pensare e credere di aver trovare la soluzione ai problemi.
Ho capito di avere un disturbo alimentare da sola.
Ad un certo punto i test e i criteri del DSM non servono più, sono solo marchi che ti vengono incisi.
Sono stata io a capire che il mio modo di rapportami con il cibo era diventata una modalità malata.
Ad un certo punto sono stata io a capire che il cibo mi aveva preso totalmente e occupava un posto primario nella mia vita, quando vomitare era l’unica cosa che mi importava e contare le calorie era diventata la routine.
Quando le mie passioni si erano bruciate all’insegna di un disturbo che neanche io sapevo frenare.
Quando dire il “cibo mi sta uccidendo” non era una frase di circostanza.
Un giorno ho semplicemente creduto di morire.
Mi sono guardata allo specchio e non mi sono riconosciuta più: la stessa malattia che avevo sempre chiamato amica si era rivelata per quello che era.
Quel giorno ho chiesto aiuto e sono entrata in ricovero.
Non è stato semplice: serve impegno, serve coraggio, serve tutto ciò che hai.
Sono entrata in ricovero senza mangiare niente.
Niente che poi non venisse vomitato.
Niente che non finisse nei miei meccanismi malati di “tutto o niente”
Sono entrata in ricovero con pasti da anoressica che nascondevano abbuffate da migliaia di calorie.
Sono entrata in ricovero con decine di braccialetti che nascondevano tagli.
Sono entrata in ricovero con silenzi che nascondevano urla.
Sono entrata in ricovero dopo anni di dentro-fuori da studi di psichiatri alla ricerca di nuove diagnosi in netta contrapposizione tra loro.
Guardavo lo stesso punto fisso della scrivania.
Ero quasi affascinata dai copioni che ogni volta riuscivo a proporre.
Sono entrata in ricovero nascosta da diagnosi.
In un certo periodo della mia vita ero anoressica e bulimica.
Borderline e bipolare.
Ansiosa e depressa.
Mi nascondevo nelle diagnosi.
Sono entrata in ricovero dopo un abuso di farmaci e dopo essere scappata di casa.
Il ricovero è stato quasi un miracolo, non so nemmeno come sia potuto capitarmi.
In ricovero accade tutto velocemente, non fai quasi in tempo ad accorgertene, un battito di ciglia, un morso in più di un cibo che fino al giorno prima ti aveva terrorizzato, rompere schemi che credevi indistruttibili, pensare in modo completamente diverso.
Accade tutto così, velocemente.
Ancora non mi capacito del cambiamento che è avvenuto in me.
Non mi abbuffo da sei mesi, dal giorno in cui sono entrata.
Non vomito da mesi.
Ho un’alimentazione equilibrata e sana, con un numero di calorie che mi spaventa e che non avrei mai pensato sarei riuscita a mangiare
All’inizio pensavo che i medici avessero una bacchetta magica, ma adesso ho capito che non esistono favole.
Non esistono salvezze servite su piatti d’argento o miracoli.
Esiste la vita, esistono i piccoli passi verso l’alto, esistono persone che ci vogliono bene e persone che ci possono aiutare a vedere la luce fuori dal tunnel.
Perché tutto quello che ci lasciano i disturbi alimentari è il vuoto, lo stesso vuoto che cercavamo di eliminare.
I disturbi alimentari non sono dolci come sembrano, sono dei mostri che prima di portarci alla felicità, ci portano all’inferno.
Chiedere aiuto non è stato facile, ma se tornassi indietro lo rifarei mille volte, perche quella non è vita, quello è morire dentro ogni giorno e convincersi che sia la scelta giusta, perché se cerchi di evitare il dolore quando lo provi diventa qualcosa fuori controllo, ma se non lo affronti e lo nascondi dietro una finta gabbia, diventa sempre più forte.
Chiara / 16 / Italia
Durante la malattia prima e durante il ricovero dopo ho scritto la mia storia in formato digitale su un social chiamato wattpad.
Il mio sogno è che un giorno questa storia possa diventare un libro cartaceo e chissà, possa aiutare qualche altra altra ragazza che come me non vedeva speranza…
QUESTA È LA MIA GUERRA // LA MIA STORIA