Tumore al seno vaffanculo: la storia di Valentina

Tumore al seno. Psicologa Dr.ssa Ave. La storia di Valentina, una mia paziente che ha sconfitto il suo tumore al seno.

Cancro, chemioterapia, morte, biopsia, pallina dura, cro, dolore, radio, autopalpazione, perdita dei capelli, tumore al seno, visita senologica, notizia, paura, futuro, e… tanta forza. Ecco di cosa parla la storia di Valentina, una mia paziente.

Valentina arriva in studio per tutt’altra esigenza, e durante i nostri incontri, mi racconta la storia del suo tumore, storia che ha messo in pausa sogni, desideri, aspettative e progetti. Voglio condividere con voi alcune parti di un suo racconto, un modo per dar voce alle persone che vivono questi percorsi…

Tumore al seno. Psicologa Dr.ssa Ave. La storia di Valentina, una mia paziente che ha sconfitto il suo tumore al seno.

#tumore al seno prima parte

Era settembre… ero piena di sogni! Volevo un figlio, il mio istinto materno era forte e avevo bisogno di crearmi una famiglia. Ma il mio sogno si è accantonato quel 27 settembre! Ricordo come fosse ieri: stavo bene, eppure il mio corpo mi stava dando dei segnali che qualcosa non andava. Decido di andare dal ginecologo, volevo smettere di prendere la pillola, volevo una gravidanza. Volevamo un bimbo. Durante la visita il dottore mi chiede se faccio mai l’autopalpazione, o se mi fossi mai accorta di avere un nodulo dietro il capezzolo.
Autopalpazione? Non sapevo nemmeno cosa fosse e come farla (credo come la maggior parte delle donne!) Anche perché, diciamoci la verità, ogni volta che ci tocchiamo il seno ci sembra di sentire un sacco di ghiandoline e quindi smettiamo subito per paura! Ma il tumore lo riconosci, è una pallina dura, sembra un sassolino. È lì, ed è immobile.
Mi dice di non preoccuparmi, ma sarebbe stato meglio sottopormi ad una visita senologica. Esco tranquilla, dopo 3 giorni ho la visita con il senologo. In quell’incontro il medico manifesta un suo dubbio sul nodulo, pertanto mi rimanda a fare una biopsia, rassicurandomi che sono giovane, e che probabilmente si tratta di una ciste.  Mi reco al Cro di Aviano.
Tutti penserete che ero tesa e preoccupata, invece no. Sono andata serena, come se dovessi fare una qualsiasi visita. Ero più preoccupata per l’impatto con quella struttura, di cui avevo già sentito parlare anni prima.

#non sta bene, ha un tumore al seno

[…] Sono in macchina, tempo grigio, mi guardo a destra e a sinistra e vedo quel paesaggio così diverso dalla mia città, mi sento un pesce fuor d’acqua, ma proseguo e sono tranquilla. Entro nel parcheggio della struttura.
Resto sbalordita da tutte quelle macchine parcheggiate. Tra me e me, penso a quante persone stessero veramente male; e in quel momento avevo paura di quello che potevo trovare lì dentro… Entro e trovo un ambiente molto curato, luminoso, gente che entra ed esce in continuazione, ma soprattutto non ha niente di quel che mi ero immaginata io.  E da lì a poco quello sarebbe diventato il mio “nido”, il mio “porto sicuro”, il luogo della mia salvezza.
[…] Passano alcuni giorni da quella visita… Arriva una telefonata. Mi fissano un appuntamento, un dottore mi deve parlare. Ma io resto impassibile come se il caso non fosse mio. Tutti preoccupati, io serena.

Era martedì, entro in ambulatorio e trovo un dottore che mi aspetta in piedi, davanti la scrivania. Mi dice di accomodarmi, mi guarda e… quel momento non lo dimenticherò mai.
“Valentina mi dispiace tanto, ma quel nodulo è un carcinoma maligno, grado C3, dobbiamo intervenire subito. Se vuoi io ti avrei già fissato l’appuntamento con uno dei nostri chirurghi qui al CRO”.
Cosaa? Carcinoma maligno, grado C…? Ma che significa? Io sto bene!
Lo guardo: “Dottore per favore, mi dica la verità: vivrò o morirò?. “Valentina, il tumore al seno si può sconfiggere!”
Ok! Ero pronta per affrontare tutto! La paura non dovevo sapere più cosa fosse da lì in poi. Dovevo solo concentrarmi a salvarmi le penne! Io non so perché ma mi sentivo quasi come in un’altra dimensione, mi sembrava di non essere la protagonista di quello che mi stava accadendo. Non ci pensavo. O forse il mio cervello si rifiutava di pensare. Arriva il giorno del ricovero e lì capisco cosa vuole dire vivere uno stato d’ansia. Quel giorno si, lo capisco anche io.

# il grande giorno del mio tumore

[…] È arrivato il “grande giorno”. Mi preparo, saluto tutti e via verso la sala operatoria dove ritrovo lei, la mia dottoressa. Sono in un ambiente davvero particolare, e io non lo immaginavo così. Freddo, acciaio ovunque, macchinari, luci.
Ricordo l’attimo prima di addormentarmi dall’anestesia: guardavo il soffitto, le luci colorate e pensavo a chi era lì fuori ad aspettarmi. Poi l’infermiera mi dice: “Vale ora concentrati e pensa ad una cosa bella… raccontami”. Io: “Penso al mio mare, alle onde e al profumo che ha”. Ma in realtà credo di averlo solo sfiorato quel pensiero, da lì in poi vuoto, buio!
Mi risveglio dopo qualche ora dolorante, con drenaggi, bende e con una voglia pazzesca di tornare a dormire. Ma mi dicono che devo stare sveglia, devo smaltire l’anestesia. La mia famiglia intorno a me che mi parla, cerca di tenermi sveglia, ma io mi sento debole e con una sensazione di vomito. 24 ore rìterribili … l’anestesia non riesco a smaltirla, sto male, vomito tutto il giorno. Sono debole. […] A distanza di giorni… Le lunghe passeggiate nei corridoi, su e giù per far passare il tempo, le chiacchierate con gli infermieri e con le altre donne ricoverate, dando una parola di conforto a chi ancora non aveva subito l’intervento. Torno a casa, saluto il CRO e aspetto l’esito dell’istologico.

#l’esito del mio tumore

Sono in ambulatorio, con la dottoressa molto poco entusiasta. Mi comunica che ci sono ancora delle “macchioline” (per spiegarlo in parole povere) e che per “tagliare la testa al toro” ed essere tranquilla che il tumore non si ripresenti, dovrei sottopormi alla mastectomia. Oppure seguire l’iter delle terapie oncologiche tenendomi controllata ed eventualmente decidere sulla mastectomia solo se si fosse presentato nuovamente. Un po’ come un terno al lotto, 50% di probabilità sia in positivo che in negativo. Ho una settimana per decidere. Mi vede preoccupata, parliamo e riparliamo, poi me ne torno a casa.
Tutta la mia famiglia insiste perché io faccia l’intervento, ma non ne sono sicura, ho paura di perdere il seno, non so come sarà poi la mia vita, ho paura, tanta paura. Vorrei provare a sfidare la fortuna, chi dice che il tumore si ripresenterà?
Come sempre, quando devo affrontare dei momenti difficili, non riesco a prendere una decisione da sola, ho bisogno di essere guidata, un lato del mio carattere che non sopporto molto; chiedo un consiglio alla mia migliore amica e al mio ragazzo, poi chiedo alla mia dottoressa. Ci rifletto per giorni… Mi decido, mi opero. Sono forte e vado avanti per sconfiggere il mio tumore.

Questa è solo una parte della storia di Valentina. Ora lei sta bene, ha sconfitto la sua malattia, e ha iniziato un percorso per ritrovare la sua felcità interiore. Un pensiero a tutte le persone che vivono la sua storia, una storia d’amore e di sofferenza. Una storia di forza. Dr.ssa Ave

 

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Guarire dopo la fine di una relazione. Dr.ssa Ave, e la descrizione di una seduta di terapia.

 

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