In queste pagine parlerò di TEORIA LOGICA E PRATICA secondo la sistematizzazione che prende il nome di Psicolùogia o Nova Psicoluogia (la Psicologia delle soluzioni, dove la radice greca LUO indica l’azione di sciogliere e risolvere) per marcare la differenza tra una Psicologia che interpreta o spiega o descrive ed una Psicologia che risolve i problemi. Il lavoro si inserisci in una ottica strategica.
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Buona Lettura
Francesco M Zurlo
Se questa fosse un’opera diremmo che si svolge nel mondo della Psicoterapia e che gli attori dell’opera sono:
Teoria
Logica
Pratica
Solo le ultime due, però, possono dirsi attori (attrici) principali dell’opera. È facile osservare infatti come il mondo della psicoterapia faccia riferimento alla pratica, consistendo nel condurre le persone fuori dai problemi per i quali hanno chiesto il nostro aiuto e soffrono. La logica, questa nobile sconosciuta bistrattata o ignorata, è invece colei che mi permette di passare dalla teoria alla pratica.
Uno degli errori più diffusi in tutti i campi della conoscenza e della tecnica (come la psicoterapia, la medicina, la consulenza aziendale e molti altri) è quello di partire con un passo falso, che si ripercuote progressivamente lungo tutto il corso dell’intervento. L’errore consiste nel non riconoscere di trovarsi nel campo della teoria o in quello della pratica.
Nel primo campo si cerca di nutrire la conoscenza, è il mondo delle spiegazioni; nel secondo campo si risolvono problemi, è questo è il mondo delle soluzioni. Si tratta di un errore particolarmente grave nonché particolarmente diffuso. Tipico degli errori più grandi è, come dice il saggio, non essere riconosciuto come tale.
DALLE SPIEGAZIONI ALLE SOLUZIONI:
La distinzione tra i campi deriva direttamente dalla definizione degli obiettivi.
Se un obiettivo è un obiettivo di intervento, ci muoviamo negli ultimi due campi. Se è invece un obiettivo teorico-conoscitivo (ad esempio la scrittura di un trattatello filosofico o di uno studio di fisica teorica per decidere se il caso è ordinato o disordinato) ci muoviamo nel primo campo.
Quando ci muoviamo al primo livello, che definiamo “teorico-epistemologico”, la riflessione, l’analisi, il dubbio metodologico, lo scetticismo diventano ottimi compagni di viaggio. Perché? Perché il nostro obiettivo è relativo, appunto, all’espansione della conoscenza teorica.
(Questa è la teoria “in teoria”. In realtà ciò che la storia della scienza mostra chiaramente è che la maggior parte dei teorici sono difensivi e ben poco interessati al reale sviluppo delle loro teorie, anzi difendono le proprie teorie anche contro le evidenze contrarie più palesi. Questo aspetto è argomentato, meglio che da altri, da Thomas Kuhn – e mi sembra un buon riassunto di tutta la storia della Psicologia).
Non solo si fa sempre una grande confusione tra questi diversi obiettivi che determinano modi di procedere diversi, ma si fatica – attaccati come siamo al mito della coerenza e della unica verità – ad accettare che nei più grandi Maestri coesistono non duplici ma quadruplici e multipli pensieri.
Un maestro è tale in quanto assume una posizione scettica quando lavora al primo livello, ed assume una posizione pragmatica, relativistica e costruttivista quando lavora in direzione dell’azione.
Per la ristrettezza mentale, in senso letterale, di coloro che non sono Maestri questa capacità di assumere tutte le posizioni, di cambiare sempre rimanendo se stessi, di essere senza forma per assumere tutte le forme è incomprensibile.
Non a caso Gorgia di Lentini, di cui i moderni terapeuti strategici, o almeno i migliori. rappresentano l’eredità e l’evoluzione, come mi propongo di dimostrare – è stato restituito alla storia in modo duplice e ancora oggi ci si domanda: chi era davvero? lo scettico nichilista per cui nulla esiste? O il relativista operativo che guadagnava tanto da commissionare una bella statua di Apollo per il tempio di Delfi, interamente in oro?
Si fa fatica a comprendere come egli fosse, a seconda dei domini, entrambe queste cose e – molte altre.
E quando dal dominio del pensiero si entra in quello dell’azione, come avviene ogni qual volta un paziente entra nel mio studio (ed è il motivo per cui viene nel mio studio e non alle mie lezioni), io debbo ricordarmi che le cose non si possono conoscere se non toccandole, altrimenti è solo presunzione.
Questa, notate bene, non è un asserzione filosofica, ma della fisica. Conoscere vuol dire intervenire. O come osservava l’esperto marzialista: È l’azione che ci mette in contatto con tutte le cose. O ancora, concedendomi di usare le mie parole: Il pensiero che non scaturisce in azione raramente è un pensiero buono, e presto ammuffisce.
RIPRENDI LA TUA VITA IN MANO
DIECI SEDUTE PER CAMBIARE
Dunque è evidente che, tra teoria logica e pratica, le competenze necessarie ad un livello non sono eguali a quelle necessarie all’altro. Al livello teorico mi fermo a pensare e analizzare, a livello pratico sono addestrato ad agire. Per questo un terapeuta deve imparare a “insegnare la strategia al corpo”. È questo livello operativo che entra in gioco quando un paziente entra nel nostro studio. Se un terapeuta dovesse fermarsi a riflettere su ogni singola cosa, sembrerebbe un rincitrullito e un incapace (e non è detto che questo a molti non succeda, ma sarò io a dire una cosa così poco carina). Assumere diverse prospettive fluidamente, muovendosi tra esse sulla base dei requisiti della pertinenza (cioè sulla base di ciò che è pertinente e relativo all’obiettivo) e dell’effettività (che è ciò che permette di essere predittivi ed autocorrettivi nel linguaggio della cibernetica e della logica matematica) è quindi ciò che ogni terapeuta (se vuole essere bravo) dovrà imparare a fare.
E scoprirà che nel cuore dell’azione, verità e strategia coincidono, perché la verità è ciò che funziona, permettendo al paziente di uscire, finalmente, dal problema che l’ha condotto da voi.
BIBLIOGRAFIA
I concetti qui riassunti sono approfonditi in maniera estesa in: FRANCESCO M ZURLO, Psycholùogy, Psicologia – Comunicazione – Cambiamento, Opera in cui è descritto per la prima volta il funzionamento della Nuova Psicologia a partire dalla Terapia Breve in ottica strategica.
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Un caro saluto,
Francesco
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