CAMBIAMENTI CLIMATICI E PREOCCUPAZIONI: L’ECO-ANSIA

Si sente ormai quotidianamente parlare dei cambiamenti climatici e degli effetti che questi hanno sull’ambiente. A tal proposito, in tutto il mondo si stanno mobilitando diverse persone di diverse classi ed estrazioni sociali per contrastare i cambiamenti climatici. Una rivoluzione che ha interessato tutte le fasce di età in quasi tutte le nazioni del mondo.

Il rovescio di questa medaglia è però un’eccessiva preoccupazione che porta ad alti livelli di tensione e come molti di noi sanno la tensione elevata porta ansia. Si parla infatti di eco-ansia. Non un disturbo clinicamente riconosciuto ma una preoccupazione reale e persistente che sta influenzando fortemente la vita delle persone. Le eccessive preoccupazioni per la foresta amazzonica che brucia, i ghiacciai che si sciolgono caricate di una forte emotività portano un certo grado di disagio ed una sensazione di impotenza di fronte a qualcosa che ormai ha preso la strada di una china scivolosa.

L’angoscia o l’ansia relativi ai cambiamenti climatici possono portare nei soggetti più sensibili notti insonni, un forte senso di preoccupazione che può modificare anche drasticamente il comportamento delle persone. Questo momento di preoccupazione per l’ambiente si sta diffondendo fortemente tra i giovani influenzati anche dai media che propongono titoli sui cambiamenti climatici sempre più scioccanti. Anche i bambini a seguito dei numerosi input che ormai circolano da quest’estate e forse anche da prima stanno cominciando a risentire di queste preoccupazioni “razionali” e quindi non una patologia ma un punto di vista reale e spesso ragionato.

L’ansia ecologica è provocata dalla preoccupazione per le catastrofi ecologiche ed il rischio che viene sistematicamente pubblicizzato dai media che il mondo possa finire presto se si continua su questa strada. Ciò porta le persone, soprattutto i giovani ed i bambini a temere per il proprio futuro, la propria vita e per la vita dei loro cari. Si tratta di qualcosa che nei paesi anglosassoni sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni; le prime avvisaglie si rilevano anche in Italia e che aumenta man mano che si va avanti con le manifestazioni pro-ambiente, con la nascita dei comitati ambientalistici e con l’aumento del focus di giornali e televisioni sull’argomento clima.

A differenza delle preoccupazioni spesso “costruite” o legate a traumi passati, senso di insicurezza e stress, l’ansia ecologica nasce da un’enorme quantità di dati e si basa su qualcosa che realmente sta avvenendo; si tratta di una normale e naturale risposta ad eventi e situazioni inquietanti che avvengono sul nostro pianeta. Si ritrova questo tipo di ansia soprattutto nelle donne che sviluppano un senso di responsabilità e che vedono il futuro dell’umanità compromesso così come hanno maggiori timori per la loro fertilità.
Per i giovani allo stesso modo forte è l’idea di essere il “futuro” dell’umanità, di sentirsi responsabili del pianeta e per questo intrinsecamente legati ma allo stesso tempo si sentono impotenti, timorosi, risentiti, inascoltati e delusi dalle società precedenti che finora non si sono preoccupate di ciò che stava succedendo. Le preoccupazioni più comuni in merito al clima sono perlopiù territoriali e sono legate a disastri naturali, come inondazioni, tifoni, ecc. che potrebbero portarli a perdere tutto ciò che hanno costruito in un’intera vita. Per altri la convinzione di respirare costantemente aria inquinata provoca l’idea di stare morendo e per molti c’è un grosso punto interrogativo sul proprio invecchiamento.

Anche i neogenitori, o genitori di altri figli appena nati riportano una forte preoccupazione poiché temono per l’impatto che le modificazioni climatiche potranno avere sui loro figli ma anche per il linguaggio spesso “troppo forte” utilizzato dai media che porta preoccupazioni e timori ed ha a che fare ad esempio con il riciclo dei rifiuti, il consumo di carne, il global warming, ecc.; ciò può determinare comportamenti compulsivi nel tentativo di fare la propria parte per salvare il pianeta. È il caso delle neomamme che diventano ipersalutiste, si preoccupano di tutto, riciclano tutto e di tutto arrivando ad ossessioni vere e proprie che come tutte le ossessioni raramente sono funzionali se non al fatto di diminuire l’ansia (ad esempio non prendere l’auto per andare al lavoro preferendo l’autobus ma con la conseguenza di impiegare, in alcuni casi il doppio del tempo, dovendosi avviare prima e tornare a casa più tardi con conseguente aumento dello stress). Indubbiamente sviluppare e mantenere comportamenti virtuosi per salvaguardare l’ambiente è importante e va premiato ma quando questi cambiamenti influiscono sul benessere o hanno un impatto negativo sulla vita di una persona forse è il caso di fare un passo indietro.

I pensieri catastrofici alimentano un senso di impotenza e ci si sente incapaci di agire ed inabili. Alla fine ci si chiede: “Qual è il punto?”, “Come realmente posso agire?” E si sviluppa ancora più timore. Agire ed apportare cambiamenti quotidiani (anche piccoli) aiutare a superare quei sentimenti di impotenza. Guardare a ciò che si sta facendo (usare meno plastica ad esempio) è più utile che pensare a ciò che non si sta facendo (salvare la foresta amazzonica). Rivalutando i propri comportamenti e modificandoli in modo mirato e senza impattare fortemente sulle proprie abitudini si avrà l’idea di poter controllare le proprie azioni superando quei grandi sentimenti di ansia. È importante non arrivare ad estremi compulsivi, modellare il comportamento e vedere ciò che è realistico. Darsi degli obiettivi a breve, medio e lungo termine aiuta a gestire i comportamenti ed a pianificare; anche annotare ciò che si desidera modificare in un determinato periodo di tempo può essere utile e impostare i passaggi realizzabili aiuta a seguire il processo. Non è salutare cercare di fare tutto in una volta, si rischia di sentirsi sopraffatti e cadere nell’ansia. Incanalare quell’ansia in modo pratico magari facendo volontariato o aderendo ad una causa può essere un’altra valida alternativa per contrastare l’eco-ansia.

Infine, se si percepisce un’elevata preoccupazione per i cambiamenti climatici ed i disastri ecologici che influenzano il proprio comportamento può essere utile rivolgersi ad un terapista per vagliare quanto l’ansia che ci portiamo dentro stia agendo su di noi.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta