Uno dei temi più frequenti con il quale si cimentano i bambini a scuola è: “La mia famiglia”. Un tema semplice ma altrettanto complesso, soprattutto quando abbiamo a che fare con un bambino adottato e che deve fare i conti con quel ricordo sbiadito di figure genitoriali naturali che non ha mai conosciuto bene o dalle quali è stato allontanato prima o dopo aver raggiunto un buon grado di relazionalità. I genitori adottivi si trovano così a dover consolare bambini che vivono un forte disorientamento legato alla consapevolezza di non essere i figli naturali di quei genitori che gli danno tanto amore.
Tuttavia il bambino, in tutte le culture, non si trova ad aver a che fare solo con la famiglia che può essere un contenitore accudente che riesce a far fronte a tutte le difficoltà e le frustrazioni ma, durante la crescita, ha a che fare con la società, nella fattispecie la scuola, i compagni, gli amici e tutte le agenzie educative che a vario titolo durante la vita lo accompagneranno nell’evoluzione. Queste purtroppo non sempre sono preparate ad affrontare temi quali l’adozione e l’integrazione di bambini adottati. La preparazione di insegnanti ed educatori diventa via via maggiore, grazie al contributo di tanta letteratura fatta di documenti e testimonianze.
Tutto si basa sulla considerazione del fatto che questi bambini provengono spesso da situazioni difficili, addirittura da altri paesi e culture e che l’approccio con loro deve tener conto della fragilità emotiva e psicologica che li contraddistingue, facendo sì che non si sentano diversi, ma siano più o meno consapevoli della loro situazione.
È utile capire cosa vivono questi bambini rispetto al loro status e cosa sanno della loro provenienza, facendo sì che acquistino sempre maggiore sicurezza rispetto alla famiglia che li ha accolti ed imparino a fidarsi dei nuovi genitori che dovranno trasmettere loro quella sicurezza e quel contenimento che hanno perso nel passaggio da una famiglia naturale ad una adottiva.
L’utilizzo di un confronto continuo tra genitori adottivi e bambini, attraverso lo strumento del gioco, di fiabe e di contatti (abbracci, carezze, handling, holding), possono sicuramente favorire la nascita e la cementificazione di un legame che, in alcuni casi, per il bambino è stato fallimentare, ma che per il genitore adottivo è sicuramente pieno di aspettative.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
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