“A 12 anni scavavo pozzi in Botswana per la popolazione locale con il mio amico Marco”.
“Il viaggio più bello che ricordo? Quell’estate caldissima su Mercurio”.
“Ho insegnato io a Chef Cracco a fare la carbonara. E lui: muto”.
“Mio cuGGGino è sopravvissuto quattro mesi in mare aperto mangiando plancton con le sue nuove branchie”.
Sì. Queste sono bugie. Ma sono bugie puerili, quasi divertenti.
Le menzogne che ci danno fastidio e che ci fanno star male sono altre.
Lo sappiamo tutti quanti.
Quello che forse non sappiamo è: La Natura di una bugia, Perché la si dice e Come funziona e come smascherarla?
Questi saranno i nostri paragrafi.
Buona lettura.
LA NATURA DELLA BUGIA:
Mentire e ingannare fanno parte della lotta per la sopravvivenza.
Da sempre. Per sempre.
La natura stessa inganna, mente, raggira.
La leonessa si mimetizza per ingannare le gazzelle, le piante carnivore invitano gli ignari insetti tra le loro fauci con l’illusione per papparseli.
Noi umani, fin da piccoli, giochiamo. Giocare è far finta di essere qualcun altro o essere in qualche altro posto a far qualcos’altro. Giochiamo al pompiere, al dottore, al calciatore e così via. E fin da piccoli diciamo bugie. Impariamo in fretta e ne diciamo molte.
Quindi possiamo affermare che ingannare, cambiare le carte in tavola, taroccare e imbrogliare facciano parte della natura umana? Certamente sì.
Ma se da piccoli risulta essere soltanto un gioco, da grandi, perché lo facciamo?
PERCHE’ DICIAMO BUGIE
I motivi, come potete immaginare, sono moltissimi.
Per stordirci e per stupirci, ecco un elenco a raffica di alcune motivazioni:
Inganniamo per il desiderio di sembrare a nostro agio in una situazione scomoda, mentiamo per un misto di pudore e ostentazione, mentiamo per prevenire quanto sa o si suppone erroneamente sappia l’interlocutore, mentiamo per mostrarci spiritosi e disorientare l’interlocutore, mentiamo per scoprire la menzogna altrui, mentiamo per il piacere estetico di mentire, mentiamo per costringere l’altro a dire la verità, mentiamo per una di quelle convenzioni a cui si dà il nome di “principi”, mentiamo per non confessare che si ama, mentiamo per esorcizzare la realtà e fare in modo che ciò che è accaduto non sia in realtà accaduto, mentiamo per raggiungere uno scopo, mentiamo per ferire qualcuno, mentiamo per controllare l’interazione.
Potremmo andare avanti per ore.
Ognuno aggiunga mentalmente quanto ha vissuto, quanto fa e quanto crede manchi alla lista, perché il campo delle menzogne è sterminato.
Aristotele per primo, però, ci aiuta a raggruppare tutte queste sfumature di bugia in sole 3 categorie.
Le menzogne sono infatti: ufficiose (per procurarsi vantaggio), perniciose (per danneggiare qualcuno), giocose (per divertimento).
Di “perché” sembrano essercene fin troppi. Vediamo allora come si mente.
COME SI PRESENTA E COME SI SMASCHERA:
La menzogna ha una struttura definita, secondo Gulotta e Neuberger.
E’ un sistema di variabili collegate tra loro:
Variabili personali dell’impostore. Valori individuali, sesso, caratteristiche personali, machiavellismo, personalità psicopatica, età, professione, motivazione, intenzione.
+
Valori situazioni. Vantaggi/svantaggi rapporti con il ricevente, gruppo di riferimento.
+
Variabili del ricevente. Competenza e sospettosità.
Insieme, questi 3 punti, creano le condizioni perfette per dire una bugia.
Di qualsiasi natura sia la menzogna avrà questo schema.
Come possiamo noi intervenire nello schema e non rimanere vittime delle bugie?
Sicuramente possiamo fare qualcosa nella direzione de “Variabili del ricevente”.
Imparando qualche piccolo trucco avremo qualche chance in più di non essere abbindolati con troppa facilità nelle situazioni che ci interessano.
Una necessaria avvertenza però: cogliere una bugia NON è affatto semplice ed immediato come suggeriscono alcune guide.
Paul Ekman ha studiato per anni l’argomento ed è molto severo a riguardo: la persona e la situazione vanno studiate nella loro interezza e nel loro contesto.
Conoscete la tipica frase: “Se si tocca il naso mentre parla vuol dire che sta mentendo”?
Ecco, non sempre. E’ doveroso sapere che i massimi esperti di questo campo hanno impiegato anni per affinare la tecnica e hanno osservato centinaia e centinaia di persone in ambienti controllati (ovvero durante esperimenti: Molto più semplice che durante la vita quotidiana).
Se vi state chiedendo il perché è presto detto.
Nella vita quotidiana, non in laboratorio, il problema è il bombardamento di informazioni. Troppe cose da tenere sotto controllo contemporaneamente: parole, pause, tono della voce, espressioni, movimenti del capo, gesti, posizione, respirazione, rossore o pallore, sudore e molti altri.
E tutte queste fonti trasmettono nello stesso momento.
Per fortuna non è necessario scrutarle tutte con la stessa attenzione. Questo perché chi mente di solito non sorveglia tutto il proprio comportamento e se anche volesse è difficile credere che sia in grado di non fra trapelare nessun indizio. A meno che non siate agenti della CIA, chiaro.
Il bugiardo cerca di solito di sorvegliare e controllare le parole e l’espressione del viso, pensando che l’interlocutore si fermerà a questi elementi. Sicuramente la finzione riesce meglio con le parole che con la mimica.
Siamo molto più allenati a tenere sotto controllo le parole che i gesti.
La voce e il corpo sono collegate a zone del cervello coinvolte nelle emozioni e quindi subiscono direttamente alterazioni durante una menzogna.
Vediamo allora brevemente quali sono gli indizi studiati da Paul Ekman durante la sua carriera. Per una visione approfondita delle sue scoperte, trovate in fondo all’articolo il titolo del suo libro.
LE PAROLE:
Molti bugiardi sono traditi dalle loro stesse parole per pura e semplice disattenzione. Potevano curare meglio le proprie parole e il proprio pensiero, ma non se ne sono curati a sufficienza. La scusa dunque non regge già a parole. La giustificazione non convince il bugiardo stesso che zoppica nel riportarla e non ha effetto sull’interlocutore.
Un infinito giro di parole per dire poco? Ecco un esempio.
Parole che vengono poi smentite durante il discorso stesso? Eccone un secondo esempio.
LA VOCE:
Con voce, si riferisce a tutto il linguaggio parlato.
Gli indizi più comuni sono le pause nel discorso. O troppo lunghe o troppo frequenti. Un’esitazione nel momento i cui si inizia a parlare, soprattutto in risposta a una domanda, può far nascere sospetti. Gli errori come l’intromissione di parole: troppi “UHMM” “EHMMMM”, la ripetizione: IO-IO-IO-IO , le parole ripetute a metà: VERA VEERA VERAMENTE io…
E’ anche vero però che l’ansia, sia nostra che del bugiardo sotto interrogatorio, può farci travisare tutto. Noi, ansiosi di non farci sfuggire nessun dettaglio, perdiamo il quadro generale e l’ipotetico bugiardo che nota il nostro approccio, finisce in ansia e altera il discorso senza volerlo.
Sicuramente in situazioni di menzogna: la VOCE è più acuta o molto accelerata.
IL CORPO:
Lapsus gestuale.
Basterebbe questa definizione, ma potrebbe essere troppo vasta o troppo difficile da intendere. Il capitolo dedicato ai movimenti corporei è vastissimo. Estrapoliamo delle semplici indicazioni molto spesso valide:
Movimenti che non siano simmetrici (per un movimento che potrebbe essere come quello dell’alzata di spalle: ne muove una sola, e non tutte e due come sarebbe comune fare per tutti). Movimenti non fluidi, movimenti programmati e movimenti molto rigidi sono altri esempi. In generale il movimento deve essere armonioso con il corpo, deve seguire il corpo e non forzarlo in alcuna direzione o postura. Uno stato rilassato è banalmente il miglior indizio: non starà mentendo. Uno stato di tensione corporea e agitazione con movimenti impulsivi e scoordinati sarà invece il nostro modo per scovare la menzogna.
In bocca al Lupo!
Ah no, anche quello mentiva a Cappuccetto Rosso.
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Bibliografia per approfondire:
Bettettini M., (a cura di). (2001). Agostino: sulla bugia. Milano: Bompiani.
Tagliapietra, A., (2001). Filosofia della bugia: figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale. Milano: Mondadori.
Neuburger, L., Gulotta, G.(1996). Trattato della menzogna e dell’inganno. Milano: Giuffré Editore.
Ekman, P. (1995). I volti della menzogna: Gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali. Firenze: Giunti.