MOLESTIE DI UNA DONNA A PASSEGGIO: QUANDO LA SOLUZIONE RIPROPONE IL PROBLEMA

ovvero

Il Coraggio di Difendere la Libertà

Z

 

– Una donna cammina per 10h, a manhattan. Riceve 100 molestie sessuali. 99 delle quali della durata record di 3 secondi circa. Tutto questo grazie ai nuovi confini del concetto di molestia. “Hey bella” molestia. “Qualcuno ti sta rendendo edotta del fatto che sei bella” molestia. “Come va oggi, bene?” molestia. “dio ti benedica mami” molestia.

– Un giorno gli uomini avranno paura di parlarsi a vicenda, temendone le conseguenze.

Le donne ascolteranno, incantate, leggende in cui uomini di una volta erano capaci di fermare una donna, farle un complimento e chiederle di bere insieme un caffè.

E l’uomo baratterà gli ultimi, appiccicaticci granelli della sua libertà, per sentirsi di merda, al sicuro.

O come scriveva Freud: L’umanità ha sempre barattato un po’ di felicità per un po’ di sicurezza.

 

 

Dietro tutto questo c’è un meccanismo, che almeno lo psicologo ben preparato non dovrebbe ignorare.

Il meccanismo funziona così: c’è uno stato di cose, una posizione; poi, per un motivo o per l’altro, bisogna o si vuole cambiare posizione. Il risultato del meccanismo è sempre lo stesso: si salta sul polo opposto.

Dall’amore all’odio. Dalla rivoluzione alla dittatura.

Questo meccanismo è il risultato di un terribile processo che nasce con l’umanità stessa. Il processo consiste nel passare da un estremo all’altro senza realizzare il fatto che la medaglia, con le sue due facce, è esattamente se stessa, cioè che il cambiamento, apparentemente tanto radicale, è completamente illusorio.

“Bisogna che tutto cambi, perché tutto resti uguale”.

Anzi, al contrario di ciò che tendiamo a figurarci, i cambiamenti radicali sono appunto i più facili, ed anche i più illusori.

Si passa da un estremo all’altro, ma gli estremi si nutrono a vicenda.

  • Si odia la propria ex proprio perché non si è ancora arginata la ferita, e il passato dilaga nel presente;
  • La rivoluzione diventa la nuova dittatura;
  • L’omofobia e l’antiomofobia (la nuova moda del millennio) si nutrono a vicenda.

Quello che la Z vorrebbe fare in questo articolo è mostrare come la medaglia, capovolta, resta pur sempre la stessa medaglia. È la medaglia che va cambiata. Non basta capovolgerla. In questo c’è un vero e proprio saltus. Che nessuno, però, può fare al tuo posto. Non un social network, non un giornale, non un video. Nessuno, a parte tu.

[Quindi la Z non scrive per difendere – come potrebbe – l’incapacità di molti uomini, i quali continuano a illudersi di poter far colpo su una donna, con metodi che – in genere – conducono a risultati ben lontani da quelli sperati (ma, almeno fino ad oggi, comunque ben lontani da una denuncia per molestie verbali). La seduzione, se di questo si tratta, è un gioco complesso, e spesso non basta dire “ciao, come stai”.]

Purtroppo, però, il meccanismo si struttura in modo tale che la seconda faccia della medaglia sembri, inizialmente, meglio della prima. È questo che impedisce il saltus, che fa prendere, ancora una volta, la penna in mano alla Z.

I rivoluzionari all’inizio sono acclamati, ma poi diventano i nuovi dittatori.

L’antiomofobia sembra certamente meglio dell’omofobia, ma questo ne nasconde i caratteri antidemocratici, gretti, primitivi – fondamentalmente poveri, ben lontani dall’evoluzione del genere umano, della tolleranza, della libertà.

Sono le due posizioni opposte e dominanti, che si nutrono l’una dell’altra e l’altra dell’una.

Questa è la nostra storia. Questo è quello che ci succede. Questo è l’uomo.

Vuole cambiare, ma cambia sempre secondo le stesse, maledette, regole. Restando intrappolato nel meccanismo.

O come recita l’aforisma che ho appena inventato:

L’opposto di una grande idiozia è un’altra grande idiozia.

 

Nota:

 – La Z. si scusa per aver dato, nel complesso, l’idea di ineluttabilità. In effetti le possibilità concrete di cambiamenti positivi e non patologici, o idioti, sono veramente moltissime, e se così non fosse – del resto – non avrei potuto aiutare così tante persone nel mio lavoro di clinico. Nonostante questo, ad un livello più generale il meccanismo resta lo stesso. Per questo qualcuno ha detto che se gli Psicologi guardassero la società nel complesso, non resterebbe loro che fare la rivoluzione. (E diventare i nuovi dittatori).

NOTA:

Poiché il “Politically correct”, che è schiavo dello stesso meccanismo di estremizzazione degli opposti, resta comunque importante in un articolo scritto da un professionista, è bene – almeno per il lettore poco attento – sottolineare, ancora una volta, come questo articolo prenda le distanze sia dagli uomini che pretendono di avere il diritto di produrre verbalizzazioni fastidiose ed attenzioni non richieste nei confronti di donne più o meno inermi, sia da quelle soluzioni che – sulla base del meccanismo descritto – non possono che essere considerate altrettanto pericolose, primitive, rigide e perciò ben lontane dai valori della libertà, della democrazia, della tolleranza, dell’intelligenza e di tutto ciò che dovrebbe rappresentare l’evoluzione del genere umano.

Forse il meccanismo è così pervasivo che anche una discussione prodotta, mi pare, con intelligenza almeno minima finirà con l’esserne schiacciata. Qualora ciò dovesse verificarsi, sono felice di non sacrificare il mio libero pensiero, forgiato dalla mia esperienza delle cose umane, a tutto ciò che, proponendosi come una liberazione, si trasforma in un’altra, identica, gabbia. E mi auguro che anche tu, lettore, possa operare tale scelta. Nessun altro può farlo al tuo posto.

FOTO Z

 

VIVI FELICE!