Si tramanda che in un lontano passato, prima dell’avvento della chiesa e della cultura patriarcale, il sesso fosse considerato un rituale magico e sacro.
La sessualità era vissuta in modo sacro, come ogni piccola azione quotidiana.
Ma a cosa ti serve davvero la sessualità, te lo sei mai chiesto? Oltre a concepire bambini, ad ottenere un brivido fugace, ad allentare la pressione sessuale…
La sessualità è una preghiera
che fai al divino. E’ il momento in cui puoi sentirti più vicino al trascendente…
Generalmente il sesso è vissuto in modo istintuale, come pura cieca scarica, priva di consapevolezza. Si fa sesso per soddisfare una pulsione che altrimenti causerebbe sofferenza all’apparato psico-corporeo.
Il periodo legato al patriarcato ha comportato una profonda repressione sessuale, soprattutto per le donne e, di riflesso, anche per uomini.
In passato i comportamenti sessuali erano rigidamente regolamentati dalle istituzioni religiose.
Era lecito ed onorevole fare sesso solo all’interno di un matrimonio e solo per fini procreativi. Il piacere fino a se stesso non era concepibile, soprattutto per il femminile.
Si obbediva alle istituzioni religiose per paura della condanna religiosa, sociale, divina; per timore di essere esclusi e stigmatizzati dalla società.
Oggi i costumi sessuali si sono allentati. E’ possibile fare sesso quasi con chiunque e in qualsiasi posto, con uno o anche più partner.
Non è più necessario essere all’interno di un legame matrimoniale.
Per molti non è più l’autorità esterna ad imporre come e quando fare sesso, anzi, tanti sono -inconsapevolmente- in rivolta contro i tabù e le restrizioni sessuali dettate dalle istituzioni.
Durante questo periodo di ribellione si sperimentano vari rapporti, varie energie, si frequenta un pò un partner, un pò un altro/a, anche in contemporanea.
Ci si lascia andare al libertinaggio -non è ancora libertà!-, la morale si allenta.. si desidera infrangere tabù, provare tutte le sensazioni possibili… Si sperimenta la dispersione dell’energia sessuale.
Quasi tutti hanno vissuto un periodo di questo tipo, una fase di ribellione e dissoluzione.
Oggi poche persone si sposano. C’è più riluttanza ad impegnarsi seriamente. Si “testa” il partner, se va bene, poi, forse, in futuro, ci si sposa.
C’è una crescente avversione verso i rapporti stabili e un crescente senso di delusione e insoddisfazione da questi. Al contempo le aspettative sono alte, ci si aspetta romanticismo e passione da entrambe le parti, ci si accontenta sempre meno quando queste vengono a mancare.
A un certo punto però, dopo aver sperimentato la fase di ribellione, sorge un nuovo bisogno interno, cambia qualcosa…si inizia a desiderare l’intimità con una persona.
Si percepisce la nostalgia della fusione con un essere affine, il desiderio di una persona con cui essere se stessi.
Si rinuncia al libertinaggio, alla dispersione di energie sessuali in giro, per un progetto più grande, che coinvolga maggiore libertà e responsabilità
Si toglie la maschera…. si accetta di diventare vulnerabili…. e di entrare in intimità con il partner…in un rapporto che consenta di essere più se stessi.
I nostri genitori o nonni spesso rimanevano fedeli per paura o perché non potevano divorziare. Oggi spesso si afferma che il tradimento fortifica la coppia, che non si può non tradire, che chi tradisce sia anche più sereno con moglie e figli.
La fedeltà, in un rapporto di affinità elettiva, non è dovuta alla paura che l’altro mi scopra, che mi lasci, che poi mi restituisca il tradimento, ma è la conseguenza naturale dell’intimità, della passionalità e della affinità elettiva tra i due.
In questo rapporto scelgo la fedeltà per approfondire il rapporto di coppia, desidero l’intimità con una persona per entrare nella dimensione sacra…