I ritardatari non arrivano in tempo agli appuntamenti per colpa dell’ansia paradossale di arrivare in anticipo
Per buona parte della popolazione mondiale ci sono quattro paroline che abitualmente accompagnano qualsiasi tipo d’incontro, che sia a una riunione, in palestra, a cena con gli amici o a un appuntamento:
“Scusa, sono in ritardo.”
Per caso ti senti interpellato? La verità è che le ragioni per le quali le persone sono in ritardo sono infinite. Ma sembra esserci un filo conduttore comune che attraversa il comportamento cronico degli individui che potrebbe spiegare universalmente la ragione del ritardo:
Le persone sono in ritardo perché non vogliono arrivare in anticipo.
Per la sfida alla puntualità, questa semplice motivazione è il motore, conscio o inconscio, che guida il nostro comportamento.
Molti di noi conoscono persone che sono sempre puntuali perché odiano essere in ritardo. Persone che vanno in paranoia all’idea di arrivare tardi, e che quindi si preparano con largo anticipo, parcheggiano la macchina vicino al luogo dell’appuntamento e aspettando con nonchalance cercando di non fare notare il loro imbarazzante anticipo.
Certe persone odiano essere in ritardo, e sono quindi sempre in tempo. Ma proprio come ci sono quelli che odiano essere in ritardo, ci sono anche quelli che odiano essere in anticipo. Questi anti-anticipatori vogliono davvero essere puntuali, semplicemente preferiscono non esserlo perfettamente.
Il fatto di voler non essere in anticipo è una motivazione sufficiente per i ritardatari.
Quando chiedi a qualcuno perché è sempre in ritardo, ti dirà che non è sua abitudine. Pure quando cerca di essere organizzato o mette una sveglia, il ritardatario sarà comunque in ritardo. E sempre dello stesso tempo, 5, 10, 15 minuti, ritardo sufficiente a non compromettere l’appuntamento ma comunque fastidioso.
Anche se si vuole cambiare abitudine, la scelta di essere in ritardo o in anticipo pone un problema reale.
Perché i ritardatari odiano essere in anticipo?
Per molte ragioni, ma le più comuni sono:
- Inefficienza. Essere in anticipo significa stare ad aspettare senza far niente. Il tempo dell’attesa è così corto da non poter farci niente, non appena fai dell’altro il tempo finisce.
- Disagio di arrivare presto. Ci si sente strani e a disagio mentre si aspetta. Ci si potrebbe addirittura sentire come se qualcuno stesse guardando. Arrivare qualche minuto prima ci fa sentire orgogliosi e sicuri dis sé, ma arrivare troppo presto può farci sentire stupidi. Si ha paura di sembrare come se non si avesse niente da fare e che il proprio tempo non valga.
- Vi è un costo associato all’arrivare presto. Allo stesso modo in cui il tempo ha valore e si vuole rispettare essendo puntuale, allo stesso tempo lo è il proprio e vuole piuttosto usarlo in maniera produttiva che aspettare senza far niente.
- A volte non si vuole essere in anticipo per essere cortesi. Potrebbe essere che non si voglia disturbare l’altra persona arrivando troppo in anticipo – per esempio quando si va a casa di un amico – e quindi si preferisca arrivare un po’ più tardi.
Mentre molti pensano che arrivare presto sia una virtù, i ritardatari no. La puntualità non è un valore per loro, ma una perdita di tempo.
Impossibile arrivare sempre all’ora. Dato che non si possono controllare le circostanze esterne come il traffico o le emergenze familiari, l’unica cosa da fare è provare ad arrivare qualche minuto in anticipo. Ma come fanno i ritardatari ad assumersi il rischio di essere puntuali?
La soluzione non sta nel pensare come arrivare in tempo ma piuttosto a come fare perché l’essere in anticipo venga considerato qualcosa di vantaggioso.
Ripensare all’anticipo come a qualcosa d’importante e di valore, ci farà usare il tempo in maniera costruttiva, che sia per il proprio beneficio o di un altro.
Se state cercando di motivare qualcuno a smettere di essere in ritardo, ricordate che, mentre Benjamin Franklin sposava le virtù di andare a dormire e svegliarsi presto, ci sono sempre stati altri che in accordo con Franklin D. Roosevelt, che diceva: “Penso che consideriamo troppo la fortuna dei primi uccelli e non abbastanza la sfortuna del primo verme.”
Biografia: Psychology Today, Adoree Durayappah AdoreeDurayappah.com.