Tornare a casa, dopo un viaggio nel dolore.

Dopo un periodo difficile, o mentre lo stiamo attraversando, ci sembra tutto nero, non vediamo nessuna via d’uscita e siamo senza speranza. Tutto sembra estremamente complicato al punto da bloccarci, da paralizzarci e a tratti toglierci il fiato.

Tutte, o quasi, le persone attraversano momenti difficili, problemi, a volte veri e propri eventi traumatici, e quando ci sono dentro, il dolore o l’ansia possono raggiungere livelli elevatissimi di intensità. E’ il caso di una mia paziente, Lucia, da mesi chiusa in casa per paura dei suoi attacchi di panico, triste e sconsolata per le condizioni della sua vita: senza lavoro, senza amici, in rotta col suo fidanzato. Piange e accusa se stessa di tutto quello che ha fatto e che non è riuscita a fare. E’ anche la storia di Benedetta, disperata per un lutto inaspettato e improvviso dell’unico figlio che aveva. E’ la stessa storia di Francesco, incapace di decidere della sua vita, di assumersi la responsabilità di scegliere che strada percorrere, che persona diventare e con chi. La tristezza può essere secondaria a un problema che prioritariamente è di altro tipo. Spesso chi soffre arriva ad un punto, all’apice del dolore, in cui qualcosa, finalmente, cambia. Per alcuni arriva il momento di chiedere aiuto, quello in cui sentiamo che da soli non possiamo più farcela; per altri è l’inizio spontaneo di una ripresa.

Ci sono molti eventi che possono capitare ed inaspettatamente rigirare l’intero assetto della nostra vita. Una malattia, un lutto, la perdita di un lavoro, una catastrofe naturale, un tradimento. Improvvisamente rompono l’equilibrio pre-esistente, ed improvvisamente si può avvertire quel senso di smarrimento e disorientamento. Chi siamo? Dove stavamo andando? Con chi?

Questi eventi sono chiamati in psicologia “traumi”. <<Per essere chiamato “traumatico” l’evento deve produrre nell’individuo un’esperienza vissuta come “critica”, eccedente cioè l’ambito delle esperienze normalmente da lui prevedibili e gestibili. Il trauma (dal greco: “rottura”) è quindi un esempio di stress di gravità estrema, che minaccia l’integrità stessa della coscienza.>> (wikipedia).

Il trauma rompe lo status quo, drammaticamente, prepotentemente. Niente sarà più come prima, tutto sembra dover cambiare.

Questo evento di rottura può dare vita a momenti di fortissimo stress individuale, caratterizzati da sintomi invalidanti quali chiusura ed isolamento sociale, inappetenza, insonnia, incubi o immagini disturbanti ricorrenti. Solitamente tali sintomi regrediscono spontaneamente nell’arco di circa 6 mesi. Diversamente si può parlare di disturbo post-traumatico da stress.
La cosa sorprendente è che le persone hanno in sé un enorme capacità di ripresa ed improvvisamente, dopo mesi di lacrime e sedute, Lucia arriva nel mio studio con un maglione rosa confetto e guardandomi commossa mi dice che erano anni che non indossava più il rosa, uno dei suoi colori preferiti e che finalmente, sentiva di essere di nuovo tornata ad essere sé stessa. Con Benedetta, ce la siamo vista brutta, il dolore di un lutto non è una cosa da poco, davvero ti toglie il respiro e ti esaurisce le lacrime, eppure è tornata a dormire, a lavorare, a sorridere e a vivere.  Francesco ha preso delle decisioni, ha rischiato, ed ha pure sbagliato. Ha affrontato quel senso di colpa indicibile, si è perdonato ed è andato avanti, ora ha meno paura di sbagliare, di star male e sentirsi colpevole, perché sa che da quella colpa può crescere e in seguito scoprirsi migliore.

Allo stesso modo, molte persone che hanno vissuto eventi terribilmente forti e drammatici, sono riuscite  a tornare dove l’evento li ha bruscamente interrotti e immobilizzati per mesi (a volte anni) e girare pagina. Quello che accade è che dal peggio del peggio, l’uomo impara. Personalmente credo che questo sia uno dei miracoli più grande dopo la vita, poter rinascere molte volte dopo la propria nascita, ogni volta diversi, ogni volta sé stessi.

Molti di questi casi sono definiti in psicologia con la variabile “crescita post-traumatica”, ed in questa rientrano quelle persone che hanno vissuto un trauma e sorprendentemente, dopo anni o mesi dall’evento si sentono cresciuti, migliori. Più forti.

In letteratura la crescita post-traumatica è definita come la tendenza, a seguito di un trauma, a riportare cambiamenti positivi in tre ambiti: cambiamento nella percezione di sé, nelle relazioni interpersonali e nella filosofia di vita. La crescita post-traumatica potrebbe dipendere da alcune variabili alle quali è risultata associata nei recenti studi: tempo passato dall’evento, età, genere, sostegno sociale ricevuto, emozioni positive e diverse strategie di coping.

Non sempre quindi il dolore, l’evento traumatico, è destinato a segnare in modo negativo l’esistenza di chi l’ha vissuto. Il trauma non è una ferita incurabile. Al contrario si può portare la cicatrice di ciò che è successo come un indelebile passaggio verso la ripresa. Il ricordo di quello che ci ha fatto soffrire, dell’errore che abbiamo commesso all’inizio, ci tormenta e ritorna negli incubi, nelle immagini a occhi aperti involontarie, nello stato di ansia generalizzato o nella depressione. Successivamente si rielabora e diventa il segno di quello che siamo stati capaci di vivere ed affrontare per diventare quello che siamo. Quando arriviamo a quel punto, tutto dentro di noi smette di essere in disaccordo, al contrario viene accettato e compreso con estrema chiarezza e con tutta la forza propria di chi ce l’ha fatta, ci sentiamo “bentornati a casa”!

 

Autore:

Serena Bosco

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

Iscrizione Albo 3274, Regione Puglia

Riceve a ROMA

mail: serenabosco@gmail.com

tel: 349292447

 

Bibliografia

Calhoun, L.G., Cann, A., Tedeschi, R.G., & Mcmillan, J. (2000). A correlational test of the relationship between posttraumatic growth, religion, and cognitive processing.  Journal of Traumatic Stress, 13, 521-527.

Linley, P.A., & Joseph, S.  (2004).  Positive change  following trauma  and adversity:  A review. Journal of Traumatic Stress, 17, 11-21.

Park, C.L.,  Cohen,  L.H.,  & Murch,  R.L.  (1996). Assessment and  prediction  of  stress-related growth. Journal of Personality, 64, 71-105.

 

 

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