La prossima volta che il vostro vicino vi sveglierà, strimpellando uno strumento alle 3 di notte, non arrabbiatevi con lui, piuttosto pensate a che importanti benefici egli stia apportando al proprio cervello. Se potete applauditelo e congratulatevi con lui:
“Oh complimenti signor Annoni! Che bravo che è lei! Lei sì che sa come far star bene il SUO cerebro! Bravò Bravò!”.
Poi, con calma, dopo un sorso di brandy, tornare a dormire appagati da cotanta bellezza nel mondo.
Sì, è vero. E’ possibile che molti meno benefici arriveranno al vostro encefalo, ma questa è un’altra storia e noi, oggi, spinti da un’incontenibile altruismo ci occuperemo soltanto del caro signor Annoni del terzo piano.
Suonare uno strumento musicale infatti, aiuta a proteggere il cervello dal declino cognitivo.
Aiuta quindi a preservare un ottimale funzionamento della memoria, a dispetto dell’età che avanza.
Il motivo è tutt’altro che semplice, ma potremmo spiegarlo così:
LO STUDIO DEL DOTT. BERNHARD ROSS
Imparare a suonare uno strumento (e continuare ad esercitarsi) modifica il “cablaggio” della rete neurale del nostro cervello.
In pratica, il signor Annoni del terzo piano riesce a modificare alcune connessioni neurali della propria massa cerebrale, con il sol utilizzo delle proprie dita. Sol inteso come “solo”, non come nota. (AH-AH).
SERVE ?
Sì, altroché.
Queste modifiche alla rete neurale possono portare, come detto, a un rallentamento del declino cognitivo e, ancor più importante, possono aiutare il cervello a rimettersi dopo malattie o lesioni agli emisferi cerebrali.
Per arrivare a queste conclusioni il Dottor Bernhard Ross, dell’Università di Toronto (Canada) ha condotto un esperimento nel novembre del 2016.
32 studenti in salute, dopo aver ascoltato e successivamente suonato delle piccole campane tibetane (nell’immagine qui sotto), mostravano un cambiamento dell’attività cerebrale.
E’ bene chiarire un punto: questo cambiamento avveniva già dopo 1 sola sessione, ovvero dopo soltanto una volta.
Il dottor Ross ha commentato così lo studio:
“Sappiamo che la musica porta sempre notevoli benefici, ma non avevamo ancora capito che cosa facesse la differenza.
Questo è il primo studio che attesta l’importanza di suonare uno strumento musicale, e dimostra che la riproduzione di suoni tramite uno strumento (imparare a farlo e farlo ripetutamente) riesce a modificare l’attività cerebrale. Cosa che, con il solo ascolto passivo di un brano, non avviene.
E’ stato ipotizzato che l’atto del “suonare” richieda al cervello una collaborazione tra molteplici sistemi neurali. Questo studio è il primo che mostra chiaramente il cambiamento di attività cerebrale dopo una sola sessione”.
CONCLUSIONI
Ecco che in un lampo, il Signor Annoni del Terzo Piano, non diventa più un disturbatore della quiete pubblica passibile di denuncia, giammai! Il nostro caro strimpellatore diviene un difensore della sanità mentale, un sostenitore del benessere (il suo), incontenibile ed irreprensibile.
Le modalità per contrastare un tale fastidio notturno saranno quindi soltanto due:
1) sporgere denunzia, arrestando però non l’uomo, bensì la ricerca e il benessere mondiale;
oppure
2)comprare un controfagotto, imparare a suonarlo, e unirsi alla jam session più cool che il vostro quartiere abbia mai udito.
Non solo non avrete più il problema del dormire, ma aiuterete (con prove scientifiche a sostegno) il vostro cervello a star bene, a stare in forma e a rimettersi da eventuali traumi o lesioni.
SI lo SOL, un articolo forse troppo SCANZONATO.
Buon strimpellamento!
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Bibliografia dell’articolo:
–http://www.spring.org.uk/2017/06/how-playing-a-musical-instrument-boosts-brain-health.php
–https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28539421
–http://www.jneurosci.org/content/early/2017/05/25/JNEUROSCI.3613-16.2017
–http://research.baycrest.org/bross