STRESS DA NATALE: INCONSCIO E FESTIVITÀ

Un vecchio brano di Billy Mack recita: “Christmas is all around” ad indicare che in questo periodo dell’anno tutto intorno a noi ci parla del Natale. Strade piene di luci colorate, vetrine addobbate, gente allegra e sorridente, un clima, insomma, pieno di gioia. Ma perché allora per alcune persone questo periodo dell’anno è caratterizzato da ansia, angoscia, stress? Un disagio che spesso scompare subito dopo il periodo natalizio. Per molti Natale è sinonimo di malessere, tanto che oggi si arriva a parlare di “depressione natalizia” e come tutti i disagi anche questo affonda le sue radici nel nostri vissuti passati legati ad eventi tristi che non è stato possibile rielaborare e che quindi tendono a riproporsi. Un senso di solitudine ed uno stress accentuato dovuti spesso a litigi familiari o al dover organizzare pranzi e cene perfette. Per alcuni sono “pesanti” lo shopping compulsivo o il dover incontrare obbligatoriamente i propri parenti.

Un investimento emotivo non di poco conto proiettato sul Natale, dal quale ci si aspetta molto e che talvolta si lega a profondi disagi. Dover mostrare il meglio di sé di certo non provoca gioia e piacere, tutt’altro, genera ansia e frustrazione. Rivivere dinamiche familiari consuete mettendo su quel teatrino fatto di pura apparenza anche nei confronti di parenti più o meno graditi, nel quale ognuno ha un ruolo ben attribuito non favoriscono un sentimento di serenità. Viene però da porsi una domanda: “perché proprio a Natale?”. Già Freud nei suoi scritti parlava di “Reazione da anniversario” ad indicare come in alcune ricorrenze possono riproporsi sentimenti o emozioni che poco o nulla hanno a che fare con quel periodo ma che invece sono legati ad eventi del passato che non è stato possibile rielaborare. Oltre a ciò va tenuto in considerazione il fatto che a Natale i ritmi di vita si modificano e spesso veniamo esposti a stimoli insoliti. Una sorta di costrizione alla felicità che ci investe portandoci paradossalmente ad essere infelici, una “felicità a tutti costi” indotta da fattori esterni incompatibili con le nostre emozioni legate all’inconscio. Ciò che proviamo non collima con ciò che dovremmo provare: questo fa sì che nasca un senso di inadeguatezza rispetto agli altri generando un senso di colpa per la mancata gioia. Il tutto è legato alla sfera inconscia: la parte cosciente di noi si trova a dover far fronte alle richieste esterne incompatibili con il nostro stato d’animo che invece non riesce a renderci felici. Capita, allora, di avere mal di testa, poco appetito, non dormire bene, diminuzione delle capacità di pensare, un rimuginio continuo. Tutti sentimenti che ci portano a vivere male un momento che intorno a noi è caratterizzato da felicità.

Le cause sono tante: aumento dello stress a causa dei regali (problemi economici ed aspettative da parte degli altri), ricordi spiacevoli che coincidono con il periodo natalizio, vulnerabilità biologica dovuta alla scarsa irradiazione solare, pressione sociale per i consumi eccessivi, cambiamento della routine quotidiana. Viene da chiedersi se sia giusto passare un periodo così bello con un carico emotivo così negativo. È quindi necessario prendere alcuni accorgimenti per evitare di legare al Natale un sentimento di tristezza e malessere dandogli quella connotazione positiva e di felicità che lo caratterizza occupandosi del proprio malessere. Non è giusto ostentare una felicità fittizia se si vive un momento difficile. Non serve colpevolizzarsi se non si è sereni, bisogna anzi guardarsi dentro e conoscersi meglio. Rendiamoci conto che ciò che stiamo vivendo nient’altro è che un segnale che ci manda la nostra psiche e siamo obbligati ad ascoltarla ed accettarlo. Focalizzarsi sui motivi di questo malessere, sul disagio che sottostà ad esso è importante e rappresenta il primo passo verso il benessere cercando dentro di sé la capacità di reagire che ognuno di noi ha per superare questo momento. Non dimentichiamo di riappropriarci e mantenere ampi i nostri spazi di vivibilità, riserviamoci un “piccolo regalo”, qualcosa che sia desiderato e rappresenti un momento di attenzione verso noi stessi.

Il Natale rimane comunque un periodo in cui si possono rinsaldare vecchi legami, concedersi qualche piccolo lusso, godersi qualche giorno di ferie, godere di un certo grado di spensieratezza. Come tutte le cose il Natale porta vantaggi e svantaggi, sta a noi avere la capacità di bilanciarli tenendo in considerazione prima di tutto i nostri desideri. In definitiva nessuna strategia è generalizzabile ma è bene tenere inconsiderazione alcuni suggerimenti: come il fatto di prendere coscienza di non essere nello stato mentale adatto a condividere emozioni gioiose e che non vi è nessun obbligo nel presentarsi allegri a tutti costi. Può essere utile impegnarsi in attività che possano distrarre dai pensieri disturbanti prendendo anche del tempo per sé, dedicarsi a spese in modo pianificato senza farsi prendere dalla tentazione di strafare ed infine chiedere il supporto di un professionista se necessario.

Un’altra piccola riflessione può essere fatta rispetto alla fine delle vacanze ed al ritorno alla routine di vita e lavorativa. Spesso si vive infatti con eccessivo stress il ritorno alla quotidianità tanto che è stato coniato il termine “post vacation blues” ad indicare la tristezza che attanaglia le persone nel post vacanza. La percezione di dover riprendere le attività lasciate in sospeso, la necessità di riorganizzare tutto negli ultimi momenti liberi della vacanza, così come lunghi viaggi per tornare a casa di certo non favoriscono una ripresa serena. Se a ciò si associano le contingenze economiche, la mancanza di lavoro, la precarietà o anche le dinamiche familiari sopite durante la vacanza, l’ansia si fa sentire maggiormente e la tensione emotiva torna ad essere alta. La sintomatologia può essere legata a stanchezza, difficoltà di concentrazione, mal di testa, tachicardia dolori muscolari, senso di costrizione, ecc. Questo perché per alcuni la vacanza è indice di annullamento dell’inerzia legata all’abitudine, infatti, senza rendercene conto, nella nostra quotidianità siamo portati a fare tante cose in modo automatico, agiamo nelle nostre cose quasi in una trance agonistica senza fare delle scelte reali e consapevoli; sempre di fretta e sovraccaricati da continui impegni anche extra lavorativi.

Spezzare questa routine durante il periodo delle vacanze, ci porta, al ritorno, a chiederci quanto realmente sia proficuo andare sempre di corsa, mettendo in discussione una vita vissuta troppo freneticamente, inseguendo ritmi imposti più che voluti. È come se il nostro cervello avesse “dimenticato” quei ritmi bloccandosi nel momento in cui essi si ripropongono e cercando di recuperarli non senza problemi. Per alcuni, soprattutto quelli che vivono di regolarità, tornare a certe routine può anche essere piacevole in quanto esse rappresentano il rifugio da ansie ed insicurezze. Per coloro che invece hanno abbracciato i ritmi della vacanza può capitare di sentirsi in colpa per aver abbandonato le necessità lavorative e tendono a buttarsi a capofitto nelle responsabilità lasciate. Le persone invece che vivono sempre di corsa, tenderanno a far fatica a tornare al concetto di abitudine. Non c’è nulla di cui preoccuparsi perché questa sintomatologia scompare in pochi giorni grazie anche alle capacità della nostra mente e del nostro fisico di adattarsi al cambiamento. Anche in questo caso, fermarsi e capire cosa si sta facendo può evitare che si verifichi la cosiddetta “sindrome di adattamento” che cela spesso problemi più profondi e per la quale può essere il caso di rivolgersi ad uno specialista.
Affrontare il ritorno a casa con uno spirito adattativo, nell’ottica di modulare alcune abitudini, scegliere nuove strategie comportamentali può essere utile, così come pensare ad un nuovo inizio, un nuovo approccio alle vicissitudini di vita. Soffermarsi a ragionare su ciò che si andrà ad affrontare programmando e pianificando le proprie attività di vita lavorativa permette di darsi uno spazio invece di buttarsi a capofitto nelle faccende arretrate. Riprendendo con gradualità infatti le cose si affrontano in modo più sereno. Infine non è utile cercare di sovraccaricarsi per recuperare il tempo perduto, dilatando quello a nostra disposizione; meglio porsi obiettivi a breve, medio e lungo termine.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta