Si definisce “sindrome del nido vuoto” quel senso di solitudine che invade i genitori di un figlio/a che ha appena lasciato casa per intraprendere una nuova vita per proprio conto.
Il giorno del saluto viene spesso ricordato tra i giorni più brutti e spesso si innesca un circolo vizioso misto di stati ansiosi e depressivi, con grande tentazione di contattare il figlio.
La sindrome del nido vuoto va innanzitutto prevenuta in tempo, attraverso una attenta riflessione su un concetto che spesso il genitore dimentica per troppo amore: il figlio è una persona libera, ed ha il diritto di fare una vita in libertà. Tale concetto va di pari passo col concetto di amore libero, nel senso di “non possessivo”.
Se infatti si vuol bene veramente una persona, va lasciata libera. E’ chiaro che nella vita vissuta, non sempre si è razionali al punto di allontanarsi per amore.
La sindrome del nido vuoto è quindi una reazione naturale ad una scarsa educazione all’amore, la stessa reazione che, a volte, in maniera spropositata, si manifesta quando avviene una separazione.
Quando nasce un figlio dovremmo quindi ripetere a noi stessi, ogni giorno, che il vero compito di un genitore è quello di riuscire a mettere in condizioni il proprio figlio a inserirsi nella società, privilegiando le nozioni del rispetto, dell’adattamento e dell’intraprendenza. Riuscire ad inserire il proprio figlio nella società significa affievolire tutti gli stati ansiosi e depressivi che sono tipici della sindrome del nido vuoto con risvolti positivi per tutti.
Dott. Giuseppe Di Maria, Monza