ESSERE DONNA, IERI E OGGI
In Italia, il 2 Giugno 1946, per la prima volta milioni di donne possono esprimere la propria volontà politica e con essa rimarcare la loro presenza all’interno della società non solo come “madri di famiglia” ma anche come persone influenti a livello politico, economico e sociale.
Descrivere a parole cosa significhi essere donna è qualcosa di immensamente arduo e sicuramente non è possibile lo faccia io tramite questo spazio. E’ possibile però lo facciano le donne, insieme, negli anni, non lasciando sopprimere i loro stati d’animo rispetto a quello che sta accadendo attorno alla loro figura.
Il suffragio femminile a mio parere segna l’inizio di un capitolo importante, quello del potere alle donne, un potere diverso, un potere che pur tardando è arrivato. Questo nuovo potere ha dovuto lottare contro stereotipi di genere sempre più forti riguardo la capacità delle donne di esprimersi in ambito politico ed economico.
Oggi, certi stereotipi, sono stati silenziati ma chi è donna ed è immersa nella realtà lavorativa, sa che silenziato non significa cancellato. C’è, è lì, pronto ad uscire fuori: “Troppo emotiva per essere lucida nel dare giudizi”, “Quanti anni ha? 50? Sarà la menopausa”, “Quella gonna? Da *******”. Pensiamo forse che la maggioranza di questi commenti provengano da uomini in cerca di affermare il proprio ego, in realtà sono numerosissime le ricerche scientifiche che segnalano come siano le donne le portatrici attive di questi stereotipi.
LA SINDROME DELL’APE REGINA
E’ questo il nome dato al comportamento, all’atteggiamento e al sentire psicologico ostile delle donne che hanno raggiunto posizioni lavorative di successo, nei confronti di donne a loro subordinate. Negli anni ’70 si è iniziato a studiare questo fenomeno attraverso paradigmi scientifici, che hanno permesso di individuare questa problematica, sottolineando come questo comportamento influisca negativamente nell’affermazione delle donne in posizioni di potere lavorativo. Purtroppo, risulta anche che, le donne che hanno questa sindrome per arrivare a ricoprire quella posizione di successo, hanno soppresso l’identità femminile, sostituendola con quella maschile. In poche parole, essere donna, madre, moglie, con una spiccata emotività (e con il ciclo mestruale) è qualcosa da tenere nascosto o se possibile, da evitare. Da qui nasce un circolo vizioso che fa si che alle subordinate venga richiesto lo stesso “sacrificio”.
Ritengo che parlare di tutto ciò che ruota attorno alla figura della donna sia utile per conoscere meglio ciò che è necessario fare per interrompere certi meccanismi che sopprimono l’identità di genere. Soprattutto concentraci nel migliorare l’atteggiamento e il comportamento che le donne hanno nei confronti delle stesse, partendo dal non nascondere la propria natura, ma combattendo per essa.