Anche Silente è un po’ psicologo?

Molti di voi conosceranno queste citazioni e dialoghi, contenuti in Harry Potter, che ho utilizzato come spunto per cercare di spiegare cosa fa e, soprattutto, cosa non fa lo psicologo.

Ci sono tantissimi miti e leggende sul tipo di lavoro che avviene in studio e sul suo valore (“Servirà a cancellare il passato?” “Lo psicologo è solo per i matti?”) che è sempre bene sfatare e oggi voglio provare a farlo prendendo “a prestito” delle citazioni dal mago Silente che mi piace definire come un collega.

 

“Devo tornare indietro vero?”

“Oh dipende da te”

“Posso scegliere?”

“Oh sì. Siamo a King’s Cross tu dici; io credo che se lo desideri tanto potresti montare su un treno..”

“E dove mi porterebbe?”

“In avanti..”

Nel lavoro clinico mi piace sempre paragonare il percorso psicologico ad un viaggio in cui la meta non viene stabilita dal terapeuta, come nemmeno la direzione. Nel lavoro clinico il terapeuta non offre consigli, opinioni, non indica la scelta da fare, ma accompagna la persona a definire i propri obiettivi in modo chiaro e preciso e soprattutto realistico. L’obiettivo è quello di aiutare la persona a tirare fuori le risorse che già possiede, potenziandole, o di incrementare quelle carenti. Come per Harry la “scelta di tornare indietro” per lavorare sugli apprendimenti e sugli schemi relazionali poco funzionali, che si sono consolidati nel passato attraverso i legami di attaccamento significativi e che oggi generano sofferenza, spetta solo a noi stessi. Sta a noi assumerci la responsabilità del cambiamento che richiede un grande impegno e il mettersi in gioco completamente superando passo dopo passo le nostre paure. Come quando vogliamo fare una fotografia e ci dobbiamo spostare più indietro in modo da focalizzare al meglio l’immagine che vogliamo catturare ottenendo così una migliore visione d’insieme, allo stesso modo, nella vita, è solo facendo un passo indietro che possiamo andare avanti capendo esattamente dove vogliamo andare e come.

“le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima e inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo”

Questa citazione è una delle mie preferite; le parole sono potenti strumenti con cui condividiamo, rielaboriamo e diamo significato alle nostre esperienze integrandole in una storia coerente, la nostra. Con uno psicologo non si parla e basta, non si fanno due chiacchiere, ma attraverso le parole si veicolano sensazioni, emozioni, sentimenti, paure e immagini che possono essere fonte sia di sofferenza sia di gioia. Esse vengono accolte, senza giudizio, con il fine di modificarle, ristrutturarle nel pieno rispetto delle caratteristiche e peculiarità della persona e dei suoi tempi ed esigenze. Nell’atto stesso del raccontare la persona costruisce nessi, scopre e crea sequenze che danno ordine e senso ad esperienze e vissuti, anche traumatici o incomprensibili. Le parole sono poi il filo con cui intessiamo le nostre relazioni sociali, con cui diamo forma ai dialoghi. Un colloquio psicologico non è solo un insieme di parole, ma uno scambio in cui si affrontano insieme le proprie difficoltà, si definiscono i propri obiettivi e si decide la strategia più funzionale ed efficace per raggiungerli.

 

“..é vero tutto questo? O sta accadendo dentro alla mia testa?”

“certo che sta accadendo dentro alla tua testa, dovrebbe voler dire che non è vero?”

 La mente rappresenta il motore di tutto, nel bene e nel male. Noi costruiamo la nostra realtà, istante per istante, attraverso il pensiero; essa è il prodotto dei nostri processi mentali e influenza il nostro modo di porci nelle situazioni decidendone l’esito. La realtà che viviamo non è ciò che ci capita, ma come lo interpretiamo; questo spiega come mai di fronte ad esperienze uguali o simili non reagiamo tutti allo stesso modo. Le interpretazioni e le valutazioni che noi facciamo non sono fisse e rigide, ma possono essere modificate e sostituite con altre più funzionali. Il nostro benessere è il prodotto della complessa relazione tra: comportamento, emozioni e pensieri. Tutte queste dimensioni si influenzano in modo reciproco: ciò che pensiamo rispetto ad un evento o situazione influenza il nostro stato d’animo e le nostre emozioni che guideranno il nostro modo d’agire che rinforzerà i nostri pensieri. Il primo passo per ritrovare il benessere è quello di prendere consapevolezza di questi pensieri negativi e di prestare attenzione al loro potere e al modo in cui essi rischiano di trasformare in realtà le nostre profezie più nefaste. Per ritrovare il benessere o amplificarlo è poi necessario agire su questi pensieri negativi, che possono avere come oggetto se stessi, gli altri o il futuro, sostituendoli e sviluppando un pensiero alternativo, che non solo permette una maggiore flessibilità mentale e capacità di trovare strategie di fronteggiamento alternative, ma genererà un effetto a catena sulle emozioni e sui comportamenti permettendo così il cambiamento; è infatti solo muovendoci e facendo cose diverse da quelle che già facciamo che possiamo avere risultati diversi, migliori.

 

Ritengo che la psicologia non si occupi solo di disturbi mentali e sofferenza psicologica, ma soprattutto di salute e benessere. La psicologia è nella vita quotidiana di tutti noi: è nel modo in cui comunichiamo con il nostro capo, con il nostro partner, è nelle scelte educative che compiamo durante la crescita dei nostri figli ed è nel modo in cui ci approcciamo ad affrontare gli eventi quotidiani che la vita ci presenta.

 

Valentina Paganotti

Psicologa clinica e dell’età evolutiva

Via Marconi 14/M Cellatica, Brescia

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