Anni di matrimonio, incomprensioni, assenza di comunicazione, gelosie, litigi, mancanza di parole sincere ed affettuose portano spesso alla separazione. In alcuni casi risulta purtroppo essere l’unica strada da percorrere per la salute psichica e spesso fisica dei componenti di quella che una volta sembrava essere una coppia solida e destinata a durare per sempre.
Cosa fare quando ci si rende conto che il partner era l’unico che realmente ci accettava come siamo, che in un certo senso ci completa generando in noi quella volontà di riprendere la relazione là dove era stata interrotta?
La fine di un matrimonio viene vista come una sconfitta, ma ciò non deve creare una paura del ritorno. Sono le cose belle, il tempo trascorso insieme, felici, a dare nuova linfa vitale ad un sentimento che spesso ci porta a riavvicinarci al partner.
Dirsi ciò che ci ha fatti stare bene, ripercorrere i momenti belli (ma anche quelli brutti) può favorire, attraverso una sorta di catarsi, il riavvicinamento.
Certo una relazione non è sempre facile e scorrevole, ma i partner dovrebbero lavorare come un orologiaio, che in modo minuzioso, stringendo una vite, allentandone un’altra, regolando un meccanismo fa sì che gli ingranaggi girino in modo armonico per favorire il movimento delle lancette.
Accettare in modo incondizionato i difetti dell’altro non significa amarlo, né tantomeno amare se stessi. Solo il confronto continuo, la comunicazione e l’ascolto costanti favoriscono un lungo cammino di coppia, non privo di problemi ed avversità ma caratterizzato dalla consapevolezza che queste possano essere risolte insieme.
Forse il desiderio, la fantasia di una vita diversa, movimentata o tranquilla che sia, rappresentano solo un’aspettativa legata ad altro e non ascrivibile al partner. L’esigenza di un riscatto dal proprio passato familiare ci porta a fuggire dalla nostra famiglia d’origine cercando nell’altro e nel matrimonio qualcosa che in realtà è irrisolto dentro di noi. Proiettiamo così sul partner quell’immagine di salvatore o di caregiver mai avute in famiglia e che in realtà egli non riesce a soddisfare perché non gli appartengono, in quanto ne viene investito senza poter scegliere.
Dalla separazione si può tornare indietro, ma è un ritorno “rischioso”, non senza problemi. Ci si può sentire rispondere che ormai è troppo tardi, che ciò che c’era prima non c’è più, che troppe cose non andavano bene, ecc. Bisogna, quindi, fare un’analisi approfondita di se stessi, valutare quanto di nostro c’è stato nella fine del rapporto e quanto sia imputabile al partner. È necessario fare luce sui propri punti oscuri e sui propri conflitti irrisolti.
Non si può pretendere di tornare alla fase iniziale dell’innamoramento, perché quella ormai è passata. Si potrà cercare e trovare qualcosa di simile, ma che evolverà inevitabilmente in modo diverso, anche perché si dovrà rifare la strada già percorsa con troppe attese.
Sarà difficile tornare ad abitudini che ormai si erano perse e solo con l’aiuto di una terapia di coppia e poi familiare (nel caso di presenza di figli che vivono in casa) si potranno rivalutare quelle attese, quei “voli di fantasia” che non hanno permesso prima il raggiungimento degli obiettivi della coppia. Si dovranno sviluppare strategie di condivisione, di relazione, di convivenza che forse sono state disattese in passato. Questo tuttavia non deve essere un ostacolo al ritorno con un partner, bensì la molla che darà il via a tutto, in un’ottica di crescita più matura e consapevole.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
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