SCUOLA E ABILITA’ PROSOCIALI

Nel contesto scolastico, interventi che hanno lo scopo di prevenire il manifestarsi di comportamenti antisociali ed aggressivi sono necessari. Se focalizzati sul “positivo”, sulla valorizzazione delle potenzialità e sull’incremento delle abilità invece che sulla “mancanza” ed il danno, essi possono infatti portare un incremento del benessere tra gli alunni e nel confronto con i docenti.

Tuttavia i numerosi interventi sul bullismo, le tossicodipendenze, l’AIDS spesso provocano un’adesione passiva da parte dell’insieme dei reali bisogni necessari alla crescita. Ecco quindi la necessità di interventi concepiti in modo razionale e sfruttando al meglio le poche risorse disponibili, ma che allo stesso tempo si focalizzino sui reali bisogni e sulle capacità prosociali necessarie nella vita di tutti i giorni a scuola.

Secondo la letteratura scientifica comportamenti aggressivi e disturbi comportamentali durante l’infanzia possono portare a comportamenti devianti in adolescenza e criminali in età adulta sia nei maschi che nelle femmine. Esistono però fattori che possono limitare o evitare la nascita e lo sviluppo di certi comportamenti; una sorta di “fattori protettivi”: interesse per gli altri, empatia, relazione positiva calda e empatica madre-figlio, competenze sociali, comportamenti prosociali.

Un ragionamento morale evoluto può essere favorito solo dall’empatia, da un interesse sincero per l’altro insieme all’autocontrollo attraverso lo sviluppo di un elevato senso di giustizia.
Tenere in considerazione le diverse caratteristiche degli alunni, il loro background familiare ed amicale è necessario per sviluppare interventi con contenuti che suscitino interesse ed adesione. Innanzitutto valutare l’aspetto positivo delle cose partendo dal fatto che ogni persona ha caratteristiche positive e che deve solo trovare il modo di evidenziarle.
Focalizzarsi quindi sull’empatia e cioè sulla capacità di percepire lo stato di un’altra persona così da poterne anticipare i pensieri, i sentimenti, le azioni; una capacità empatica equilibrata e proiettata ai bisogni dell’altro.

Comunicazione interpersonale e comportamento affermativo favoriscono senz’altro una relazione che permetta di trasferire all’altro significati, affetti, emozioni, sentimenti; farlo all’interno di un comportamento affermativo che tenga conto dei propri bisogni senza mai perdere di vista i propri obiettivi ma allo stesso tempo nel pieno rispetto degli altri considerandoli nella loro reciprocità è utile ai fini di una prosocialità che influenzi anche spirito d’iniziativa e decisione.

L’autocontrollo è un’altra capacità necessaria al fine di un corretto sviluppo di un ragionamento morale evoluto. Infatti imparare a gestire l’emozionalità, soprattutto quella negativa (collera, rabbia, aggressività) è un’abilità cardine, necessaria all’evoluzione del comportamento sociale; essa permette di valutare la risposta più funzionale invece di agire impulsivamente .
Abilità di problem solving e senso di condivisione, collaborazione ed aiuto completano le abilità necessarie per sviluppare una capacità relazionale comportamentale, di ragionamento morale evoluto nel rapporto con gli altri. Individuare rapidamente le cause di un problema, sviluppare una pianificazione e trovare soluzioni adatte e più proficue rappresentano una capacità di assunzione di decisione che viene meglio e più proficuamente gestita se mediata dalla collaborazione con gli altri, condividendo idee, riflessioni ma anche materiali propri.

Prevenire il disagio attraverso un approccio più “completo” con gli alunni può essere proficuo per combattere le problematiche legate alla violenza a scuola, alla chiusura ed alla sottomissione di alcuni studenti, ai tentativi di supremazia da parte di altri; così come potrebbe permettere l’espressione delle caratteristiche di alcuni di loro in un’ottica di crescita e valorizzazione delle loro potenzialità.

Per approfondire:

F. Monteduro, Il Training di Abilità Prosociali (T.A.P.-R) nella scuola media superiore, in Psicologia e Scuola,Gen-Feb. 2011, Anno 31, n. 13, pp. 24-30.-Feb.
2011

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta