La consapevolezza può essere pensata come uno stato, come un’esperienza che sperimentiamo o non sperimentiamo (pensiamo agli automatismi), ma nel frattempo si tratta anche di un processo, connotato da trasformazione e cambiamento.
Jung, parlando del processo di individuazione, lo descrive come un lungo, unico, e personalissimo percorso, che ci consente di conoscere, mano a mano che prosegue, sempre più parti della nostra personalità, come se si trattasse di incontri, che riescono – proprio come avviene con le nuove conoscenze, quando apprendiamo – ad armonizzarsi all’immagine che abbiamo di noi stessi.
Individuazione, identificazione, riconoscimento, scoperta, conquista, rivelazione, tappa.
Pensiamo a quali potrebbero essere i contrari di questi termini.
Potrebbe essere più semplice usare le immagini che ci affiorano dalla mente.
La nostra aggressività, se individuata, sotto le ombre e le difese che spesso ci portano a proiettare sugli altri contenuti che in realtà appartengono a noi, ma non sono armonizzati, potrebbe trasformarsi in creatività, forza, curiosità, capacità decisionale, determinazione, autorevolezza, espressività, bellezza.
Quali talenti potrebbero affiorare dalle nostre ombre?
Tolstoj ha scritto: “Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce”.
E un racconto eschimese spiega così l’origine della luce: «II corvo che nella notte eterna non poteva trovare cibo, desiderò la luce, e la terra si illuminò». Se c’è un vero desiderio, se l’oggetto del desiderio è veramente la luce, il desiderio della luce produce la luce. (Simone Weil)
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