REVENGE PORN, VICTIM BLAMING E SLUT SHAMING

revenge porn

Revenge porn, victim blaming e slut shaming: tre delicatissimi argomenti di cui, in questi giorni, si è tornati a parlare parecchio.

Tiziana Cantone, Diletta Leotta, la deputata Giulia Sarti, la maestra di Torino, fino alla recentissima Guendalina Tavassi, sono solo alcuni degli esempi di revenge porn a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Uno dei quali finito in maniera drammatica.

Il revenge porn, infatti, non si presenta da solo, ma solitamente accompagnato da altri due fenomeni non di poco conto: il victim blaming e lo slut shaming.

La vittima, dunque, si ritrova non solo a dover assistere inerme alla diffusione indiscriminata della propria intimità, ma anche a dover fare i conti con un’ineluttabile reazione sociale.

REVENGE PORN

Il revenge porn, detto anche cyber stupro, si verifica quando immagini intime che erano state precedentemente catturate o inviate con il permesso della persona (in questo caso parliamo del cosiddetto sexting), vengono trasmesse a un pubblico più ampio senza il suo consenso (Mckinlay & Lavis, 2020).

VICTIM BLAMING

Una ricerca condotta da Tahlee Mckinlay e Tiffany Lavis (2020), ha mostrato che le donne vittime di revenge porn sono percepite tanto più promiscue e biasimevoli quanto più, nei contenuti finiti in rete, sono nude. Interessante notare come questo tipo di giudizio sia maggiormente diffuso tra quelle persone aderenti a ruoli di genere più tradizionali.

È proprio questo il victim blaming: la tendenza a ritenere la vittima di un reato come responsabile dell’accaduto (in parte o del tutto) (Gravelin et al., 2018).

A questo proposito, i reati sessuali meritano un’attenzione particolare. Infatti, è stato riscontrato come le vittime di stupro siano particolarmente esposte al rischio di victim blaming: in questi casi, la tendenza a colpevolizzare la vittima è maggiore rispetto a tutti gli altri reati interpersonali (come ad esempio il furto, la rapina o l’omicidio) (ibidem).

DONNE CHE COLPEVOLIZZANO ALTRE DONNE

Spesso, sono proprio le donne a colpevolizzare le altre donne.

Come mai questo accade?

Una possibile spiegazione ci viene offerta dalla cosiddetta “ideologia del mondo giusto” (Lerner, 1970, 1980): proprio a causa del maggior pericolo a cui l’universo femminile tende ad essere esposto quando parliamo di reati sessuali, dare la colpa alla vittima (dunque a un’altra donna) può aiutare le donne a prendere le distanze dalla possibilità che potrebbero diventarne esse stesse vittime.

SLUT SHAMING

Veniamo ora allo slut shaming (slut in inglese significa “sgualdrina”). Con questo termine s’intende quell’atteggiamento diretto a far sentire la donna colpevole per aver assunto determinati comportamenti, per aver indossato un certo abbigliamento o per aver provato dei desideri sessuali che vanno oltre ciò che la società ritiene accettabile.

Ma non solo.

Vittime dello slut shaming sono anche quelle donne che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, che sono state vittime di stupro o aggressione sessuale e anche quelle donne che sono cadute, per l’appunto, nella trappola del revenge porn.

Qui il cerchio si chiude. E il grado di vittimizzazione si eleva all’ennesima potenza.

Dr.ssa Gloria Rossi

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BIBLIOGRAFIA

Gravelin C.R., Biernat M., Bucher C.E., Blaming the Victim of Acquaintance Rape: Individual, Situational, and Sociocultural Factors, in Frontiers in Psychology 9 (2018).

Lerner M.J., The Beliefs in a Just World: A Fundamental Delusion, Springer, New York, 1980.

Lerner M.J., The desire for justice and reactions to victims, in Altruism and Helping Behavior, eds Macaulay J., Berkowitz L., Academic Press, New York, 1970.

Mckinlay T., Lavis T., Why did she send it in the first place? Victim blame in the context of ‘revenge porn’, in Psychiatry Psychology and Law 3 (2020), pp. 386-396.