REGOLE E VIOLAZIONI. ASPETTI COGNITIVI

Alla base del rispetto delle regole esiste senza dubbio la soggettività di ognuno di noi. Un modo differente di intendere la stessa regola comporta inevitabilmente una continua ed instancabile negoziazione che vede coinvolti due soggetti in una vera e propria attività di comunicazione ed interscambio. La violazione delle regole pertanto viene ad assumere una connotazione diversa a seconda delle circostanze e dei contesti sociali in cui viene attuata.

A livello cognitivo l’aspetto delle violazioni e del rispetto delle norme è abbastanza lineare e semplice: “in presenza di una regola, bisogna rispettarla”. Il concetto alla base è molto semplice: regola-rispetto, infrazione-sanzione. Questo tipo di ragionamento generalizzato assume un valore a livello personale molto forte quando viene introiettato e, così facendo, viene assunto come modello comportamentale da portare avanti e trasmettere. Se il comportamento del rispetto della regola viene preso in considerazione da tutti, le cose funzionano bene e tutti si vive meglio.

Esiste tuttavia un altro modo di ragionare meno rigido, un modo di elaborare la regola più complesso e cioè: “Io ragiono secondo la regola, ma sono sicuro che l’altro lo farà allo stesso modo?”. Ecco che entrano in gioco le contingenze contestuali e sociali. Quindi la scelta di rispettare la regola non deriva più dalla regola stessa e dalla mia soggettività, ma dalla considerazione che qualcun altro potrebbe non rispettare la stessa regola allo stesso modo. Chiaramente questo tipo di ragionamento aiuta nel non rispetto delle regole più che nell’adesione ad esse. Questo modo di ragionare inoltre genera confusione ed ambiguità; pensare infatti che non tutti rispetteranno le regole allo stesso modo ci porta più che a rispettarle, a non seguirle; ma noi non sappiamo come ed in che misura l’altro rispetterà o meno le regole non potremo assumere come premessa il rispetto delle regole da parte dell’altro per mettere in atto il nostro comportamento.

Il modo di ragionare meno complesso cioè: regola-rispetto è molto più meccanico e consequenziale similmente al colpo di martelletto sulla rotula: si ottiene lo scatto della gamba, non ci sono alternative contestuali
Quando invece si mette in atto un ragionamento che implica un processo interpretativo, si prende in considerazione un aspetto contestuale e spesso sociale che ci guida nella scelta da effettuare. Esistono pertanto modi di attribuire significati alle regole ed agli eventi: diadico, deterministico e poco sensibile al contesto (bianco o nero per intenderci) oppure triadico in cui l’interpretazione è molto alta, così come la contestualizzazione (basato sulla domanda: “gli altri lo farebbero?”).
Indubbiamente abbiamo a che fare con due diversi processi cognitivi e modi di ragionare, ma anche molto legati ad aspetti culturali che a loro volta sono legati ai primi come dimostra la storia dell’uomo perennemente basata sul dilemma: Natura Vs Cultura. Quando abbiamo la necessità di valutare condotte sociali, ragionare in base alle leggi e alle norme è solo una parte del problema, ma bisogna tenere in considerazione anche la violazione ad esse e quanto questa violazione influisca a livello sociale. Violazioni che vengono a galla ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad alcuni comportamenti che ci portano il dubbio se all’interno di quel contesto la violazione della norma sia accettabile.
Nel 1969 Kohlberg psicologo americano sviluppò una teoria sulla morale attraverso l’uso dei dilemmi. Un dilemma è un’argomentazione che si presenta come un’alternativa fra due ipotesi. Uno di questi, forse il più noto creava un conflitto tra il non rubare ed il bisogno di salvare la vita di chi ci è caro attraverso un furto: “In mancanza del denaro necessario e se non ci fosse altro modo per averla, rubereste da una farmacia una medicina, l’unica in grado di salvare la vita di vostra moglie?”. Prendendo due norme contraddittorie, egli mirava a capire come si sarebbe comportato il soggetto. Dagli esperimenti spesso si concludeva che le regole in linea di massima vanno rispettate, ma che in alcuni casi si può fare un’eccezione trasgredendole e se ne giustificava la violazione.
Attraverso questa considerazione, nel caso di Kohlberg sono proprio queste violazioni a portare i cittadini a chiedere modificazioni delle leggi sul furto affinché sottostiano alla salvaguardia della vita pur garantendo la proprietà privata; ecco che nascono le cosiddette circostanze aggravanti o attenuanti tanto care ad avvocati e giudici.

Pensare ad una legge sociale porta inevitabilmente a chiedersi quanto essa possa contenere tutte le possibilità e dipanare i dubbi, nasce quindi la nozione di “violazione”. Di fronte alle violazioni l’individuo costruisce una “nuova” nozione di regola che è una “quasi regola” perché presuppone che ci sia almeno un caso in cui verrà contraddetta (come afferma il famoso proverbio: “È l’eccezione che conferma la regola”). Questa modalità di ragionamento è definita: “ragionamento acrobatico” e ci permette di tenere a bada le violazioni alle regole nel momento in cui esse si verificano. L’essere umano nel corso della sua storia ha sempre avuto bisogno di una visione ambivalente che influenza inevitabilmente anche i processi di pensiero alternando momenti di sicurezza e rispetto per le regole a momenti di contestazione e trasgressione delle stesse.

Le violazioni in ambito cognitivo sono foriere di ambiguità che d’altra parte costituiscono una condizione morale dell’uomo più che un’eccezione; pensiamo a quanti dilemmi, piccoli o grandi, semplici o complessi, importanti o insensati attraversano la nostra esistenza mettendoci in un’impasse. Tutti, chi più chi meno ci troviamo ad avere a che fare con le violazioni; per alcuni è una questione quotidiana: giudici, avvocati, ecc., per altri si tratta di situazioni più o meno frequenti. Di alcune tipologie specifiche di violazioni si occupano genitori, psicologi, insegnanti nel rapporto educativo. È impossibile educare i bambini, i giovani al rispetto delle regole senza prendere in considerazione le violazioni, le circostanze. Parlare di violazione e di categorie aggravanti o attenuanti serve a dare un ventaglio interpretativo più ampio delle regole e del loro rispetto.

Quindi l’educazione delle menti inesperte da parte delle figure educative deve necessariamente basarsi sull’individuazione e la comprensione delle violazioni, la cultura (e per questo deve essere loro trasmessa) può mettergli a disposizione categorie, leggi, concetti ma è necessario che i casi particolari ed il modo di affrontarli vadano ricercati dentro se stessi. È necessario che essi imparino a pensare in modo circolare, a tollerare i casi ambigui e conflittuali affidandosi ad ipotesi diverse e se queste non funzionano disfarle e farne di nuove imparando che il confronto e la discussione con l’altro sono la base della risoluzione dei conflitti o meglio dei dilemmi. Negoziare i punti di vista significa andare oltre, vedere se è al di là di una regola c’è un’altra via d’uscita.

Per approfondire:
A. Smorti “Col verde si passa” in Psicologia Contemporanea, Gen-Feb 2000, 157, Giunti, pp. 4-11

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta