QUANDO LE PAROLE NON BASTANO

In un momento di forte sofferenza, le parole di una persona cara possono sicuramente essere d’aiuto, ma non sempre riescono a raggiungerci. A volte quindi le parole non bastano e vanno integrate col contatto fisico.
Molti sono i vantaggi di un recupero del linguaggio corporeo: come in amore, anche nel dolore il contatto con l’altro fa sì che si riconosca la propria esistenza, favorendo la volontà di andare avanti, di aprirsi al mondo.
Nella società occidentale molti sono i momenti legati a separazioni e contrapposizioni: la mente o il corpo, la materia o lo spirito, la natura o la cultura.
Verrebbe da porsi una domanda: se la fisicità rende la comunicazione più fluida ed immediata, perché non viene usata in modo naturale? Ma soprattutto perché siamo così restii a manifestare le emozioni con i gesti?Col passare dei secoli, una sempre maggiore razionalizzazione delle emozioni, un’elaborazione sempre più analitica hanno portato ad una vera e propria svalutazione estrema della sensorialità. Si è persa quella visione di se stessi come un’unità di fondo che ha bisogno di parole e gesti.
Se riflettiamo attentamente, oggi, nella nostra società una carezza è accettata e riconosciuta spesso solo come manifestazione privata. Raramente viene preferita come manifestazione pubblica e anzi viene vista con una certa diffidenza. Chiaramente ci sono casi e casi, non si vuole assolutamente generalizzare, né banalizzare, ma stimolare una riflessione in merito.
Così la parola viene ad essere il sostituto di ogni slancio verso l’altro, per qualunque tipologia di espressività perdendo (perché svuotata del significato che la caratterizza) il suo valore. E purtroppo risultando estremamente fredda.
È necessario quindi affidarsi ad una comunicazione più articolata che si avvalga sia della verbalizzazione che del linguaggio del corpo.

Il controllo delle emozioni purtroppo nei secoli è sempre stato considerato un indice di maturità e razionalità assumendo quindi una connotazione positiva. Ciò ha portato a quella modalità comunicativa spesso non autentica e povera di cui si è parlato prima.
L’altra faccia della medaglia è la visione di quella corporeità estremizzata che caratterizza i nostri tempi. Si corre il rischio di svalutare la mente per un’ostentazione dell’immagine.
Solo lentamente e da qualche anno a questa parte si sta intraprendendo la strada per raggiungere un sano equilibrio, grazie soprattutto alla volontà di capire il corpo nelle sue relazioni profonde con i sentimenti e nella sua inscindibilità dalla mente.

Siamo in un momento di passaggio: è necessario cercare una nuova consapevolezza che permetta di vivere il proprio corpo e con la propria parola.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta