QUANDO L’EMPATIA E’ UN’ARMA

Che cos’è l’empatia? Potremmo definirla come la risonanza emotiva che si prova tra due persone tale da permettere di percepire ciò che prova l’altro. Essa permette di intuire la sofferenza altrui o di contro l’eccitazione che prova l’altro e reagire con un senso di vicinanza invece che alienandolo: pensiamo agli infermieri, agli psicologi, agli insegnanti.

Man mano che si conoscono le persone si percepiscono quali sono le loro caratteristiche personologiche. Si capisce chi è degno di fiducia ed allo stesso tempo chi invece non la meriti. Non è eccessivamente difficile intuire ciò che caratterizza ogni persona.

Tuttavia quando si ha a che fare con le persone empatiche può capitare qualcosa che ci porta a dire che quella è una brava persona perché dimostra un’elevata sensibilità nel percepire il dolore degli altri e allo stesso tempo è capace di capire come influenzare chi ha di fronte. Non sempre le persone con empatia, come spiegano a Psychological Today, la usano per aiutare, condividere con le altre persone momenti di loro malessere e farle stare bene, ma i loro “tratti oscuri” le portano ad utilizzare queste caratteristiche empatiche contro chi hanno di fronte.

L’empatia può essere un ottimo strumento per le menti machiavelliche che attraverso questa emozione e uno spiccato intelletto possono trarre vantaggio dagli altri. Per esempio ottenere affetto o accedere alle loro debolezze.

Empatia cognitiva ed empatia affettiva

Per avere chiaro di cosa stiamo parlando è necessario fare una distinzione tra empatia cognitiva ed empatia affettiva. Esse sono indipendenti l’una dall’altra, ma spesso lavorano insieme. Nel primo caso ci troviamo di fronte alla capacità di vedere le cose dal punto di vista dell’altro. L’empatia affettiva è la capacità di percepire, sentire le emozioni dell’altro.

Ritroviamo spesso l’empatia cognitiva nei narcisisti il cui unico scopo è quello di essere al centro dell’attenzione. Ed è proprio questa l’emozione empatica che caratterizza le personalità machiavelliche, manipolative, “oscure”; è inoltre tipica di personalità aggressive che si servono di ciò che percepiscono in termini di debolezza nell’altro per provocargli un danno: soprattutto se parliamo di abusi psicologici durante i quali le parti più deboli dell’altra persona vengono attaccate per “vincere” nella discussione.

La “forza” che tali persone riescono ad avere sugli altri permette loro di avere successo nella vita. Inoltre va detto che non è che non provino empatia, quella vera, né fingano di provare empatia per utilizzarla con cattive intenzioni. Stiamo parlando di persone realmente empatiche che in però adottano il comportamento: “Mors tua, vita mea”. Avendo piena conoscenza delle debolezze altrui le sfruttano al meglio e per il proprio vantaggio. Sono persone capaci di cavarsela nella maggior parte delle situazioni e portare a termine anche i compiti più ardui. Persone alle quali chiedere un consiglio è utile perché sono realmente capaci di capire e mettersi nei panni di chi soffre. Questo non significa che chiunque possa utilizzare l’empatia per ferire, ma sicuramente è bene osservare attentamente chi abbiamo di fronte.

Un’elevata capacità empatica in una persona che la usa a proprio vantaggio favorisce sicuramente la nascita di un legame (sono loro che lo vogliono), ma a lungo andare può portare alla distruzione di chi è più debole. Forse il modo migliore per evitare che si finisca nelle mani di qualcuno che usa l’empatia per manipolare o ferire è quello di evitare di aprirsi troppo con persone nuove che entrano nella nostra vita.

Insomma essere più riservati non è sempre sbagliato.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta