PSICOTERAPIA: LA PROMESSA MAI MANTENUTA II

Terapia, Buddha, Zurlo

LA PROMESSA MAI MANTENUTA

ovvero

Il Fallimento della Psicoterapia

II PARTE

Z

 

Già Buddha, secondo un testo molto antico, osservava come, di fronte ad un uomo che si scopre ferito nel deserto, chiedersi chi abbia scagliato la freccia, da dove e soprattutto perché, non farà che morire la persona colpita. Possiamo dunque dire che le Psicoterapie, seguendo la promessa Cristiana che “la verità vi renderà liberi” restano sorde alla più antica sapienza operativa, imponendo ai propri pazienti il proprio modello di funzionamento invece di adattarsi ad essi.

 

Terapia, Buddha, Zurlo

 

Anche per questo motivo le persone oggi tendono a preferire (dove riescono ad operare una scelta, il che non avviene sempre) approcci di tipo cognitivo comportamentale. Questo tipo di approccio, in America, si è autoproclamato il migliore di tutti.

Quello che adesso la Z deve osservare è che l’idea di base, così presuntuosa, delle terapie psicoanalitiche resta immutata anche quando si passa alle terapie cognitivo-comportamentali.

Cioè resiste l’idea che: bisogna scoprire la cosa più vera e sostituirla a quella più falsa. E come distinguere il più vero dal più falso? Con la presunzione dell’esperto, naturalmente.

Questo – che è il più antico pregiudizio e la più antica presunzione delle più moderne forme di psicoterapia – è, allo stesso tempo, il principale motore della rappresentazione collettiva per cui “lo psicologo carpisce i segreti”.

L’idea, che tutti gli psicologi rifiutano e disprezzano fin dall’università, per cui uno psicologo, parlando 5 minuti con una persona, capisca delle cose che… nemmeno la persona sa! Anzi che sa ma nasconde a se stessa.

Oppure che i test psicologici abbiano il potere di rendere oggettive certe verità segrete, ad esempio il proprio “reale e nascosto” orientamento sessuale, o la propria schizofrenia.

Ci credo che poi le persone di fronte agli psicologi si sentono in soggezione, e sotto sotto, a volte non così tanto sotto, lo Psicologo è felice di essere percepito in questo modo, che ai fini terapeutici è al 100% disfunzionale e dannoso, ancora una volta perché ciò permette di nascondere la sua incapacità di aiutare concretamente la persona a superare quel concreto problema.

Debbo dunque ammettere che questa terribile idiozia accomuna non solo le persone ma gli psicologi stessi, che infatti la nutrono. Già in formazione, è tipico vedere psicologi che prima dicono che non sono dei maghi, ma poi nella loro testa si divertono a sviluppare ipotesi diagnostiche bizzarre ed interpretative sulla base di elementi anche minimi, ipotesi che poi difenderanno contro ogni elemento contrario alla loro ipotesi, sentendosi così, evidentemente, bravi. Bravi, davvero. (peccato che la terapia non consiste solo nel capire certe cose, ma anzitutto e soprattutto nel risolvere certi problemi. E questo è il motivo per cui i pazienti vengono nel mio studio invece di introdursi furtivamente in università per seguire le mie lezioni, che a quanto si dice in giro non sono così noiose!).

Vedete: quasi tutti i modelli di psicoterapia funzionano nello stesso modo. Si sviluppa una teoria e poi questa teoria viene imposta ai pazienti. Una sorta di verità rivelata.

Nelle terapie psicoanalitiche, ad esempio: le cause di un disturbo sono traumi nell’infanzia -> quindi dobbiamo scoprire il trauma rimosso e poi la persona, non si sa come, sarà salva. Bisogna trovare il trauma a tutti i costi, anche dove non c’è.

Nelle terapie cognitivo comportamentali: l’uomo sviluppa dei disturbi sulla base di credenze e pensieri che sono sbagliati. Il terapeuta individua le cose sbagliate e dice quali sono quelle vere – sempre sulla base del fatto che lui è un esperto – ma io direi piuttosto sulla base di una presunzione non ragionevole.

Questa presunzione non sarebbe ragionevole neanche se il tasso di capacità, competenza, genio fosse elevato nel mondo della psicoterapia… permettetemi, da terapeuta, di confessarvi che non mi pare proprio il caso!

E pensare che in tutti i campi della conoscenza la possibilità di una conoscenza oggettiva è considerata impossibile.

Ecco dunque il sistema: Si sviluppa una teoria e poi questa teoria si impone al mondo. Se poi, il mondo, i fatti, non si accordano con la teoria “tanto peggio per i fatti”, come disse un giorno Hegel.

Entrambi i metodi della psicoanalisi e delle scuole cognitivo-comportamentali (per non dire di quasi tutti gli altri) rispettano questo schema. Sono quindi, per quanto apparentemente così distanti, dei modelli “prescrittivo-normativi”. Stabiliscono delle norme (ipotetiche) e poi le impongono al mondo (a partire dai pazienti). Quindi non si adattano ai pazienti, ma pretendono che essi “si adattino alle loro teorie astratte e pregresse”, come scrivo io stesso altrove.

 

zurlo consulting; Psicoterapia
Prof. Francesco ‘M’ Zurlo (nel blog: la Z) – direttore dello Studio di Psicoterapia Zurlo Consulting (Milano – Crotone – Roma)

 

Un lieto fine, almeno oggi, c’è. Un’alternativa operativa che si è fatta strada a partire dalla più antica e raffinata sapienza ed in tutte le culture. 

Per fortuna, se tutte le psicoterapie sono accomunate dalla stessa presunzione e dallo stesso pregiudizio – la promessa cristiana che nessuno può mantenere – esiste una reale alternativa a tutto questo.

Un’alternativa che si è fatta spazio, attraverso una illuminata minoranza, fin dai tempi di Eraclito. Con l’arte della Metis e quella degli stratagemmi. Un’alternativa che disprezza la presunzione, contraria soprattutto all’idea cristiana e platonica dell’unica, grande verità. Contraria ai dogmi ed all’idea che certi uomini possono raggiungere la verità certa e poi donarla agli inferiori, oppure all’idea che il paziente debba espiare i propri peccati sacrificando se stesso per anni, e cioè sottoponendosi a terapie lunghissime e spesso senza beneficiare di risultati concreti nell’area che lui sente come un problema o rispetto all’obiettivo che lui vorrebbe raggiungere.

Nel mondo recente della psicologia, si tratta di un modello che si è iniziato a strutturare nel MRI Mental Research Institute di Palo Alto (noto agli addetti come: Scuola di Palo Alto – purtroppo oggi pare che il nome sia registrato da uno o più enti di formazione che per quanto vedo non c’entrano nulla con la scuola originale).

Questo modello di intervento ha subito varie evoluzioni. La più raffinata, tra queste, è considerata quella della “scuola di Arezzo”, che rappresenta una vera e propria scuola di pensiero, e che è stata fondata da Paul Watzlawick e Giorgio Nardone.

 

 NARDONE WATZLAWICK ZURLO

G. Nardone (SX), P. Watzlawick (DX),

fondatori del Centro di Terapia Strategica

 

Secondo il modello di pensiero e di intervento al quale ho dedicato molti anni di costante studio ed altrettanto esercizio personale e professionale, le cose sono molto chiare, nel senso che, senza funambolismi affascinanti solo per la letteratura ma non per chi ha un problema, una cosa è vera se funziona, quindi se non funziona vuol dire che è falsa. La verità coincide con l’efficacia. Per questo motivo l’intervento deve produrre risultati apprezzabili fin dalla prima seduta, questo è talmente straordinario rispetto agli altri modelli solo perché sembra impossibile, ma per fortuna l’esperienza di migliaia di persone che utilizzano questo modello di intervento mostra come i risultati concreti si possano ottenere fin da subito anche quando si affronta una consolidata e grave psicopatologia. Questo può sembrare un fatto incredibile, proprio perché gli altri modelli di intervento, che ho messo al vaglio critico, impediscono di ottenere risultati concreti in modo efficace ed efficiente, replicabile e predittivo.

Non a caso noi tendiamo a definire un accordo, e cioè che se entro dieci sedute non vediamo, insieme ai nostri pazienti o clienti, dei cambiamenti significativi vuol dire che noi non siamo capaci di aiutarli, perché sappiamo che se una cosa funziona si vede che funziona e che se non funziona si vede che non funziona, e non abbiamo perciò bisogno di divenire i complici non delle soluzioni bensì dei problemi e delle patologie, rubando il tempo e i soldi di chi invece vuole il nostro aiuto.

E del resto, in praticamente tutti i casi i risultati si vedono ben prima delle prime dieci sedute, e qualora non succedesse si rinvierà il paziente ad un collega che si ritiene essere più capace in quella specifica area problematica oppure ad un terapeuta di gran lunga più esperto, permettendo in ogni caso di intervenire rispettando il tempo ovvero la vita di chi chiede aiuto.

Può dunque sembrare incredibile come, senza bisogno di chiamare in gioco teorie bizzarre su come (non) funziona il cambiamento, ed assumendosi invece la piena responsabilità di produrre il cambiamento desiderato e raggiungere gli obiettivi condivisi, si riesca a sbloccare i principali disturbi psicopatologici con risultati che sembrano, paragonati al panorama internazionale, quasi magici nei loro effetti, e che avvengono già nelle prime sedute, poiché la vera etica del terapeuta consiste anche in questo, nel non imporre le proprie “verità” al paziente bensì nel produrre gli auspicabili cambiamenti nel più breve tempo possibile, restituendolo già nelle prime sedute alla sua piena vita. Tutto il resto è dunque azzardo e fantasia, ed il fatto che migliaia di persone vivano di azzardi e di fantasie, non rende i loro azzardi meno fantasiosi e le loro fantasie meno azzardate.

Nonostante tutto quanto qui descritto rappresenti il lavoro di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone quindi un lavoro di eccellenza degli ultimi trenta anni, mi sia concesso di notare come questo modello di intervento, così efficace e concreto quindi speculare a ciò che davvero chiede chi sta male o ha un problema, non abbia mai perso la sua carica eretica. Nel mio caso potrebbe addirittura stupire (io stesso sono sempre stato un po’ stupito da questo) il fatto che i miei risultati con i pazienti, di semplice allievo, mi abbiano condotto non solo a svolgere il lavoro clinico con successo e ad insegnare la Psicologia nelle Università ed in particolare nel mondo medico (così digiuno di competenze psicologiche essenziali) ma a portare queste idee all’attenzione della comunità scientifica internazionale, finendo a parlare in posti molto belli non solo in Italia ma anche all’estero, come a Instanbul, a Dubai o a Pechino. Nella mia esperienza posso dunque confessare che quando le cose funzionano le persone, siano essi pazienti allievi colleghi aziende o quant’altro, sono ben contente di seguire un percorso, proprio perché vedono che funzionano sulla loro pelle ed in tempi utili, invece di confidare, sulla base di mere speranze, che “prima o poi” inizierà a funzionare.

 

ZURLO CONSULTING - Psicoterapia
Zurlo Consulting, Studio diretto dal Prof. Francesco ‘M’ Zurlo (nel blog, la Z)

 

Questo succede perché, nonostante la terapia breve strategica abbia una storia lunga e consolidata e sia praticata con successo da centinaia di professionisti in tutto il mondo, capitanati da colui che chiamo Maestro delle parole e dei gesti, Giorgio Nardone, essa – messa a lato dei principali modelli di intervento che in questi due articoli ho voluto esaminare scongiurando alcuni tabu di cui è in genere proibito parlare nelle Università – non perde quella lucentezza tipica delle idee migliori, quelle che non restano chiuse nella testa di qualcuno o che vogliono imporsi al mondo, ma che brillano attraverso i risultati reali che riescono a produrre nella vita della persone, permettendo alla realtà di superare ogni fantasia e ricordando che in terapia la verità non è ciò in cui si crede, bensì ciò che funziona, passando dalle mere spiegazioni e interpretazioni dei problemi alle loro soluzioni.

 

 

Note

– Comprendo che questo articolo, diviso in due parti, può suscitare alcuni piccoli scompensi soprattutto nei giovani studenti di Psicologia. Grazie al cielo ci è concesso avere idee diverse, ma è importante che le proprie idee siano sempre validate dai risultati concreti e non dal proprio a volte semi-religioso convincimento. Per eventuali discussioni, non posso che suggerire un approfondito studio, o almeno la adeguata consultazione di uno dei seguenti testi, adatti sia allo studioso sia al curioso quindi (Soprattutto il terzo) anche a non psicologi:

  • L’arte del Cambiamento
  • Guardarsi Dentro rende Ciechi
  • Manuale di Sopravvivenza per Psicopazienti
  • Dizionario internazionale di Psicoterapia

Se poi qualcuno avesse voglia di criticare proprio la Z, che scrive, suggerisco di leggere: Psicologia – Comunicazione – Cambiamento, dove si trova, riassunto in un capitolo, il mio punto di vista, il che mostra peraltro come le idee qui contenute non siano “facilonerie da blogger” bensì idee sottoposte al vaglio della comunità scientifica nazionale ed internazionale, assumendosi la responsabilità, ed il coraggio, delle proprie idee. Il capitolo, che è un ottimo riassunto, può leggersi all’interno di “Pediatria Pratica” – peraltro questo è nel campo, per mia fortuna e per fortuna della Psicologia, il libro più usato dalle università italiane ed ho avuto il piacere di scriverlo, introducendo per la prima volta, nella nona edizione, un capitolo sulla Psicologia e la Comunicazione, che prima non era presente –  il che testimonia come, al contrario di quel che potrebbe sembrare, io creda fermamente nella Psicologia e nella Psicoterapia e nella loro diffusione, ma solo e soltanto quando funziona, perché i terapeuti debbono essere al servizio dei pazienti e le nostre idee al servizio delle cure più efficaci ed efficienti, e non – come troppo spesso vedo – i pazienti al servizio del terapeuta ed il terapeuta al servizio, quasi religioso, delle proprie idee astratte. Nemmeno è un mio merito aver compreso queste cose, bensì merito dei miei maestri. Consiglio dunque di leggere, invece del mio capitolo indicato, i testi riportati sopra, essendo scritti dai miei maestri e quindi essendo, dal mio punto di vista, molto più belli, originali e intelligenti nonché naturalmente approfonditi.