PSICOSOMATICA: IL BERSAGLIO GASTROENTERICO

Nell’articolo precedente (reperibile qui: goo.gl/IfuPB0) ci siamo occupati di un sistema che spesso viene identificato come via di espressione di un disagio psichico, il Sistema Respiratorio.

Le modalità espressive di un malessere psichico sono diverse. Quando esse si riversano sul corpo creando un malessere psicosomatico, si va a rivalutare tutta la propria omeostasi e si cerca di intervenire in qualsiasi modo curando l’aspetto somatico più che psichico. Ciò capita anche quando la mente sceglie come bersaglio il sistema gastroenterico.
Il sistema gastroenterico come la maggior parte dei nostri organi opera svolgendo le proprie attività in modo più o meno autonomo, come se avesse un proprio cervello, ma presenta un proprio sistema di regolazione. Allo stesso modo del cervello, nell’intestino vengono prodotte sostanze psicoattive che influenzano gli stati d’animo, come la serotonina e la dopamina insieme ad altre sostanze naturali che favoriscono il nostro benessere psicofisico attraverso funzioni ansiolitiche e distensive. Questo ci porta a dire che dall’addome partono più segnali verso il cervello e verso l’esterno di quanti ne arrivino: ciò porta la zona addominale a risentire dello stress, di sollecitazioni amiche o ostili, producendo reazioni del tutto autonome.

Così come esiste in un certo qual modo una mente cardiaca, dermatologica o polmonare, esiste anche una mente gastroenterica che ricorda, decide e reagisce a seconda degli stimoli che riceve. Lo si nota soprattutto nei neonati in cui il senso di sazietà è percepito ancor prima che il cervello conquisti maturazione e stabilità. Il cervello, soprattutto nei casi di disturbo psicosomatico, pur riconoscendo la natura di certi malesseri fisici e pur provandone il decondizionamento, non riesce a controllare una sintomatologia dalla quale spesso viene sopraffatto. Le reazioni viscerali proprio perché legate a gioia, dolore, panico, serenità sono incontrollabili e spesso ingestibili.
Viene da pensare che la mente, nonostante abbia piena conoscenza del corpo e dei suoi processi, ne perde improvvisamente il controllo di alcune parti le quali prendono a funzionare in modo autonomo, quasi primitivo.

Il controllo ansioso, fobico, ossessivo dei processi legati al sistema gastroenterico lo carica di problematiche inesistenti, presenti solo nella nostra fantasia perché non siamo tranquilli. E’ il caso della deglutizione, un processo innato, geneticamente programmato e naturale che viene ad essere caricato di eccessiva emotività e che si può inceppare diventando qualcosa di problematico. Nasce così una sensazione continua che ci sia qualcosa che ostruisce, che ostacola il transito, portando il paziente a mettere in atto continue strategie legate alla nutrizione che possono portare a disturbi del comportamento alimentare.
Dall’altro lato, forte può essere la sensazione di blocchi intestinali o di blocco nel passaggio a livello del duodeno, così da portare grosse difficoltà ad evacuare. Il ricorso a lassativi o alimentazione specifica porta profonde modificazioni della flora batterica con conseguenti scariche diarroiche che provocano lo sfinimento estremo, astenia e perdita di vitalità.

Sentimenti come collera, ansietà, frustrazione vanno ad agire sull’intestino aumentandone la motilità, così come paura, apatia, depressione causano un sostanziale rallentamento. Tutto ciò ci porta capire quanto il nostro stato d’animo, quanto le nostre emozioni agiscono sul sistema che ne è direttamente influenzato, ma ad un certo punto agisce in modo totalmente autonomo.
L’analisi della storia di vita del paziente che soffre di problemi gastroenterici permette di raggiungere la consapevolezza che patologie come l’ipocondria, l’anoressia, la bulimia hanno un ruolo molto forte, soprattutto a livello psichico e che in modo altrettanto forte vanno ad agire sul soma che registra avvertimenti, coinvolgimenti e stati emotivi di rabbia, ansia, paura, ecc. portando alle problematiche illustrate precedentemente.

I soggetti che più hanno la possibilità di sviluppare problemi all’apparato gastroenterico, come gastrite, sofferenza ulcerosa sono quei soggetti che hanno caratteristiche di personalità pseudo-dipendenti, altamente frustrati ma con apparente indipendenza, fiducia ed oggettività. Oppure potremmo trovarci di fronte a persone panico-dipendenti che manifestano forte passività e subordinazione con possibili tratti ossessivi. Infine anche soggetti che non manifestano forti bisogni di autonomia con condotte di acting-out ed antisociali possono sviluppare problematiche gastroenteriche (Alexander, 1950).
La tendenza psicologica in molti soggetti è quella di mantenere una condizione di dipendenza e sviluppare strategie per rinforzare tale condizione. Laddove questa venga a cadere si determina rabbia repressa con interiorizzazione dell’impulso aggressivo e senso di colpa, quindi rinuncia, senso di insoddisfazione, inutilità e sconfitta.

Infine, nei casi di colon irritabile ritroviamo profili personologici caratterizzati da ossessività, scrupolosità e rituali insopprimibili. Si tratta di soggetti intellettualizzanti, con una buona resa a livello lavorativo che tendono a mascherare i propri sentimenti con la permalosità ed il sospetto. Concludendo: è necessario tenere in considerazione l’essenzialità e la centralità dell’apparato digerente nella storia della specie umana e nelle relazioni mente/corpo.

BIBLIOGRAFIA:
Dinelli U., (2005), Siamo tutti psicosomatici? L’astuzia della mente sulle ingenuità del corpo, Marsilio, Venezia

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta

 

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