Concentrati sulle sensazioni che provengono dalla tua schiena e dalle tue gambe.
Se mentre leggi sei seduto avvertirai il contatto della sedia sulle gambe e dello schienale sui lombi, sentirai la trama dei vestiti fare da filtro tra la tua pelle e il materiale della sedia, percepirai la pressione del tuo corpo spinto dalla gravità verso il basso. Fino all’istante prima che ti dicessi di farlo ignoravi tutte queste sensazioni.
È la stessa mancanza di consapevolezza applicata alla maggior parte delle sensazioni. Il tuo cervello automaticamente sposta al di fuori della consapevolezza una serie infinita di informazioni che percepisci attraverso i sensi. Si tratta di un’operazione necessaria per mettere in risalto gli elementi a cui invece presti attenzione.
Per questo motivo domani forse ricorderai le sensazioni proveniente dalla tua schiena e dalle gambe a cui oggi ti ho chiesto di prestare attenzione. Però non ricordi anni e anni di queste sensazioni perché il tuo cervello le ha cancellate prima che venissero archiviate.
Questo tipo di informazioni non sono le uniche che il tuo cervello dimentica.
Se ripensi alla tua vita passata ti sarà impossibile ricordare cosa hai fatto il 26 maggio del 2014, a meno che non sia un giorno speciale. Sforzandoti potrai recuperare delle informazioni generiche, quel giorno lavoravi, quindi ti sarai svegliato alla solita ora, ti sarai recato in ufficio e avrai svolto le pratiche su cui eri coinvolto in quel periodo.
Proprio come la sensazione del tuo corpo seduto, le cose ti succedono nella vita fuggono la possibilità di ricordarle. In un certo senso è la vita che fugge.
Certo, le date importanti, i grandi eventi e le situazioni particolari restano incollate nella tua memoria, ma di quanta vita si tratta? Poca, pochissima.
Forse ti stai chiedendo perché il tuo cervello lavori in questo modo e secondo quale regola decide cosa merita e cosa no di essere archiviato.
Capiamolo con un esperimento: prendete carta e penna, guardate le 9 immagini sottostanti per non più di 3 secondi (1 secondo per riga). Ora chiudete gli occhi e contate fino a 20, riapritele – senza guardare più le immagini – e scrivete sul foglio preso in precedenza la descrizione di ciascuna immagine che ricordate.
Probabilmente non ricordi tutte le immagini. E probabilmente le immagini che ricordi sono quelle più bizzarre, ad esempio il roditore con il biscotto sulla testa o il musicista del 17esimo secolo con la chitarra elettrica in mano.
Questo accade perché il nostro cervello privilegia l’immagazzinamento in memoria di quelle informazioni che deviano dalla normalità, nell’immagine dell’esperimento quanto nella vita di tutti i giorni. Allora una nascita, un incidente, un evento importante e tutto ciò che di inaspettato ci succede sarà molto più facile da ricordare.
Riassumendo, il nostro cervello cestina le informazioni normali ed esalta quelle strane.
Fa questo perché le situazioni che quotidianamente si ripresentano sempre uguali non rappresentano una minaccia, altrimenti avrebbero già causato problemi. Le casistiche anomale invece vanno tenute sotto controllo per vagliarne gli effetti. Non abbiamo bisogno di ricordare la sensazione del nostro corpo a contatto con la sedia, dovremo ricordare invece il cigolio che fa la sedia prima di cedere sotto il nostro peso e farci cadere al suolo.
Il neuroscienziato Oliver Hardt ha studiato che questo processo di oblio progressivo delle informazioni si consuma durante il sonno. Andiamo a dormire sapendo più cose di quelle che ricordiamo al risveglio, ma quelle che ricordiamo sono le più importanti.
Puoi intervenire sulla scelta operata dal tuo cervello e suggerirgli cosa conservare in memoria. Devi solo pensare a quello che vuoi ricordare prima di prendere sonno. Perché non è solo la salienza di un’informazione ad attivare la formazione dei ricordi, nello stesso modo agisce la ripetizione. In questo senso, ripensare più volte a qualcosa aumenta la probabilità di ricordarla. È quello che si faceva quando dovevamo memorizzare un numero di telefono o una poesia.
Si tratta di preservare alcuni ricordi suggerendo al cervello che sono importanti.
Bibliografia
Eric Haseltine