Quello tra padre e figli può essere un rapporto difficile, soprattutto se i figli sono maschi. Capita che essi si lamentino, soprattutto con la madre, di un atteggiamento del genitore sempre teso, irritabile e che spesso reagisce alzando la voce, complici preoccupazioni familiari e lavorative.
L’atteggiamento di alcuni figli è quello di lasciar correre, in alcuni casi sottostare a certi atteggiamenti, ma con la crescita diventa sempre più difficile sopportare. Si genera così una totale chiusura anche perché i padri hanno la tendenza ad “impartire” soluzioni, a dire la propria; oppure, di contro, si arriva ad uno scontro costante determinato dal fatto di voler prevalere l’uno sull’altro e chi si trova in mezzo è spesso la madre.Purtroppo molti papà vivono talvolta il rapporto con i figli maschi in modo ansioso e con paura. Paura che molte volte è legata ai propri vissuti ed alle situazioni lavorative o anche alla consapevolezza dell’ingresso dei figli nel mondo adulto. Alcuni pensano, con presunzione, di essere gli unici detentori del modo giusto di fare le cose e di affrontare le innumerevoli difficoltà che caratterizzano la vita degli adulti. Di conseguenza tendono a spaventare i figli piuttosto che soffermarsi sulle proprie ansie.
Il mestiere di genitore è difficile, ma consiste anche nell’accettare parti di sé che non piacciono evitando di proiettarle sui figli. Infatti essere realisti è una cosa, cioè riuscire a cogliere gli elementi problematici presenti in tutte le situazioni di vita, ma totalmente diverso è non riuscire a capire quali siano le risorse delle opportunità degli altri.
Così come non è funzionale soffermarsi solo sugli aspetti negativi e difficoltosi allarmandosi eccessivamente. Ciò non permette di cogliere che i figli hanno le loro capacità e che imparano a sfruttarle nelle diverse situazioni.L’incapacità di un padre di contenere le proprie ansie esprimendole violentemente ed assumendo toni impositivi porta ad una rottura che spesso può essere definitiva.
Il ruolo della madre, in questi casi, viene ad essere di mediatore, cercando di “sostenere” ed “accompagnare” il marito in questi momenti evitando, per quanto possibile, di farsi trascinare nel vortice delle sue paure. Essa deve cercare di alimentare una visione più equilibrata che permetta al marito di cogliere le qualità positive che hanno i figli. Nell’ottica di capire, insieme a lui, se non sia il caso di rivolgersi ad uno specialista per comprendere cosa sottostà a certi atteggiamenti ed a certi modi di vedere la vita.
L’atteggiamento di alcuni figli è quello di lasciar correre, in alcuni casi sottostare a certi atteggiamenti, ma con la crescita diventa sempre più difficile sopportare. Si genera così una totale chiusura anche perché i padri hanno la tendenza ad “impartire” soluzioni, a dire la propria; oppure, di contro, si arriva ad uno scontro costante determinato dal fatto di voler prevalere l’uno sull’altro e chi si trova in mezzo è spesso la madre.Purtroppo molti papà vivono talvolta il rapporto con i figli maschi in modo ansioso e con paura. Paura che molte volte è legata ai propri vissuti ed alle situazioni lavorative o anche alla consapevolezza dell’ingresso dei figli nel mondo adulto. Alcuni pensano, con presunzione, di essere gli unici detentori del modo giusto di fare le cose e di affrontare le innumerevoli difficoltà che caratterizzano la vita degli adulti. Di conseguenza tendono a spaventare i figli piuttosto che soffermarsi sulle proprie ansie.
Il mestiere di genitore è difficile, ma consiste anche nell’accettare parti di sé che non piacciono evitando di proiettarle sui figli. Infatti essere realisti è una cosa, cioè riuscire a cogliere gli elementi problematici presenti in tutte le situazioni di vita, ma totalmente diverso è non riuscire a capire quali siano le risorse delle opportunità degli altri.
Così come non è funzionale soffermarsi solo sugli aspetti negativi e difficoltosi allarmandosi eccessivamente. Ciò non permette di cogliere che i figli hanno le loro capacità e che imparano a sfruttarle nelle diverse situazioni.L’incapacità di un padre di contenere le proprie ansie esprimendole violentemente ed assumendo toni impositivi porta ad una rottura che spesso può essere definitiva.
Il ruolo della madre, in questi casi, viene ad essere di mediatore, cercando di “sostenere” ed “accompagnare” il marito in questi momenti evitando, per quanto possibile, di farsi trascinare nel vortice delle sue paure. Essa deve cercare di alimentare una visione più equilibrata che permetta al marito di cogliere le qualità positive che hanno i figli. Nell’ottica di capire, insieme a lui, se non sia il caso di rivolgersi ad uno specialista per comprendere cosa sottostà a certi atteggiamenti ed a certi modi di vedere la vita.
Essere genitori significa anche avere una visione equilibrata delle situazioni e valutare attentamente problemi e risorse. Soffermarsi su se stessi per conoscere i propri limiti ed i propri punti di forza, cercando di salvaguardare la relazione coniugale prima che quella genitoriale. È necessario tenere viva la comunicazione fidandosi continuamente dello sguardo e delle idee dell’altra sempre alla ricerca di un equilibrio che si ripercuoterà nella relazione con i figli.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta