OSSITOCINA E MENTE

Esiste un legame molto forte tra mente e cervello. I processi neurofisiologici influenzano profondamente quelli psichici e la produzione di ormoni è fortemente implicata nei nostri comportamenti. Tra questi l’ossitocina sembra essere essenziale per facilitare la teoria della mente poiché coinvolta nelle relazioni, nel legame di coppia e nel comportamento materno.

L’uomo è un animale sociale, in quanto tale ha necessità di interagire con gli altri e lo fa attraverso un’armonia sociale. Ciò avviene grazie e soprattutto attraverso l’identificazione delle intenzioni degli altri, gli obiettivi, i sentimenti, ecc. La comprensione che altre persone abbiamo sentimenti, aspettative e modi di pensare diversi da noi e che questi determinino i loro comportamenti è un bisogno necessario per stare bene con gli altri. Questa capacità va sotto il nome di “teoria della mente” ed è importantissima per la socialità che caratterizza l’essere umano. Ricerche hanno dimostrato che questa capacità è legata alla produzione di un ormone molto studiato: l’ossitocina.

Si tratta di un ormone peptidico composto da nove aminoacidi prodotto dal cervello in determinate situazioni e poi rilasciato nel flusso sanguigno grazie al quale raggiunge diverse parti del nostro corpo ed assolve a molteplici compiti. Infatti durante l’allattamento agisce sulle ghiandole mammarie per produrre la montata lattea e facilita, durante il travaglio, le contrazioni uterine. Ma non solo, la sua distribuzione in varie parti del cervello e del midollo spinale gli permette di fungere da neuromodulatore influenzando l’attività neuronale; è infatti risaputo quanto l’ossitocina influenzi il nostro benessere attraverso l’affettività. Essa ci permette di capire quando possiamo fidarci di una persona e quando invece è bene essere più riservati. I suoi benefici sono di lunga durata e ci aiutano a costruire il senso di appartenenza al gruppo. La sua produzione avviene il modo automatico quando siamo generosi, cioè facciamo qualcosa per gli altri rendendoli felici. Anche il contatto fisico e le relazioni con il gruppo di appartenenza contribuiscono in maniera rilevante alla sua produzione.

Gli studi suggeriscono che l’ossitocina possa essere coinvolta oltre che nei comportamenti sociali umani anche nella cognizione. Infatti la somministrazione di ossitocina sintetica per via nasale favorisce la fiducia (ad esempio in contesti finanziari) e regola la risposta cerebrale della paura migliorando la teoria della mente. Nelle ricerche sono state somministrate dosi di ossitocina ed un placebo ad un gruppo sperimentale; l’idea era quella di valutare la capacità di dedurre gli stati mentali altrui dei soggetti implicati nella ricerca attraverso la somministrazione di immagini di volti che manifestavano vergogna, allarme, sorpresa. Le foto mostravano solo la parte degli occhi e quando ai partecipanti veniva somministrata l’ossitocina essi si dimostravano maggiormente capaci di interpretare le espressioni rispetto a quando gli veniva somministrato il placebo.

Queste scoperte ovviamente aiutano anche nella comprensione di quelle patologie caratterizzate da deficit nel funzionamento sociale, come l’autismo. Infatti uno dei limiti delle persone affette da sindrome dello spettro autistico sta nel riuscire a rilevare ed identificare le emozioni degli altri attraverso quelle caratterizzazioni più comuni: tono di voce, espressione facciale, atteggiamento del corpo. Le ricerche ritengono che un malfunzionamento nella teoria della mente possa essere tra le basi dell’autismo. Ma anche la produzione di ossitocina e vasopressina (un altro peptide strutturalmente simile e che ha un ruolo nei comportamenti di attaccamento ed affiliazione, inclusa la formazione di un legame di coppia) possano essere tenuti in considerazione nell’eziologia dell’autismo.

Gli interrogativi che restano aperti sono molti, ad esempio: attraverso quali meccanismi l’ossitocina facilita la cognizione sociale e la teoria della mente? Si pensa che ciò venga favorito dalla capacità dell’ormone di regolare lo stress e la paura; quindi una riduzione dell’ansia nei rapporti sociali ed una riduzione del disagio provato da tutti e soprattutto dagli autistici nelle interazioni con gli altri permetterebbe di favorirli e forse di ricercare le relazioni.

Un’altra linea di ricerca interessante è quella legata al genere sessuale; infatti gli studi sui topi hanno dimostrato che l’ossitocina agisce in modo diverso su maschi e femmine.
Gli studi oggi hanno una direzione comune, cercano cioè di capire il modo in cui il nostro cervello “conosce” la mente degli altri.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta