NEURODIVERSITA’: UN LIMITE O UN DONO? – “LA SINDROME DI ASPERGER”

Nella letteratura medica si tende a fare una distinzione tra neurotipicità e neurodiversità.

Il termine neurotipico viene sostanzialmente utilizzato per descrivere la popolazione “non autistica”. Col termine neurodiverso, invece, si è soliti riferirsi a deficit quali ADHD, dislessia, autismo ecc.

asperger

Il termine “neurodiverso” è stato introdotto dalla sociologa australiana Judy Singer (affetta da sindrome di Asperger) alla fine degli anni Novanta. Essa ha messo in risalto l’importanza e il riconoscimento delle differenze neurologiche intese come “una variazione umana”. L’intento della Singer è stato quello di evidenziare le attitudini, le qualità e le capacità delle persone neurologicamente diverse.

In riferimento al termine neurodiversità, Lorna Wing ricercatrice britannica, è stata la prima persona a usare il termine “Asperger”,  partendo proprio dalle scoperte di Hans Asperger che nel 1944 pubblicò un saggio che divenne un importante punto di riferimento per la descrizione dei sintomi dell’autismo.

Nel DSM V la sindrome di Asperger  risulta tra i disturbi dello spettro autistico ed è definita come una condizione meno grave, ossia una forma autistica ad alta funzionalità che apre la strada alla comprensione di un mondo vasto e complesso quale quello della neurodiversità. Ciò che differenzia questa sindrome dall’autismo grave è proprio l’assenza di ritardi nello sviluppo cognitivo e linguistico, le capacità di autonomia  e di comportamenti adattivi, tranne che per l’interazione sociale.

La sindrome di Asperger è molto complessa e risulta difficile la sua diagnosi. Vista la sua complessità, mi limiterò ad elencare in linee generali solo alcune tra le principali caratteristiche quali: compromissione delle interazioni sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati, interessi e attività ristrette, isolamento, problemi di comunicazione ecc.

La sfera cognitiva è però preservata, anzi questi individui presentano spesso un QI superiore alla media. Inoltre, un aspetto importante di questa sindrome è la sensibilità agli stimoli sensoriali. Questi individui possono essere ipersensibili ai suoni, agli odori, alla luce, andando incontro ad un sovraccarico sensoriale che rende difficile il vivere la quotidianità. Spesso queste persone nascono con dei talenti, dedicandosi ad attività quali l’arte, la musica, la scienza, la natura, tanto che Asperger li definì “piccoli geni”, molti sono infatti i personaggi di ieri e di oggi che condividono le caratteristiche di questa sindrome.

Le persone “Aspie” possono avere successo nella vita lavorativa ma avere per l’appunto difficoltà di tipo relazionale.

Il problema maggiore sta nel fatto che l’Asperger non sempre viene diagnosticata o comunque non prima dell’adolescenza o dell’età adulta. Come sottolinea il professore Tony Attword (psicologo clinico di scuola cognitivo comportamentale e grande esperto in materia), in una conferenza tenutasi a maggio 2012 ,vi è un enorme difficoltà nella diagnosi in età adulta e anche una differenza tra uomini e donne. Nelle donne la difficoltà diagnostica sta nel fatto che quest’ultime acquisiscono maggiori abilità, sono più intelligenti e creative nell’affrontare questa loro neurodiversità, venendo definite semplicemente timide. Riescono ad adattarsi alla società imparando quelle abilità di cui sono carenti e andando incontro a meccanismi di compensazione che però non sempre sono adattivi.

La diagnosi risulta necessaria per potersi conoscere, diventare consapevoli delle proprie difficoltà e avere una spiegazione delle proprie caratteristiche ed esperienze passate, evitando così l’instaurarsi negli anni, di meccanismi disadattivi che possono causare l’insorgere di diversi disturbi d’ansia.

La sindrome di Asperger  proprio per la sua difficoltà di diagnosi è spesso associata a disturbi quali ansia sociale, disturbi ossessivi compulsivi, depressione ecc., ricevendo spesso delle diagnosi differenziali.

Negli Stati uniti sono nate diverse associazioni di persone che condividono questa loro condizione neurologica. La diffusione  del concetto di neurodiversità ha coinciso con un numero sempre crescente di persone diagnosticate. Al momento in Italia sono pochi i professionisti del settore che conoscono bene il fenomeno e che siano in grado di diagnosticarlo. Si spera che negli anni si vada incontro ad una maggiore conoscenza e  consapevolezza del fenomeno.

Si può affermare, dunque, che il termine “neurodiverso” non sempre rimanda ad una disabilità, perché esistono appunto condizioni autistiche non necessariamente patologiche. Così come il termine “neurotipico” non è sempre sinonimo di salute. La neurodiversità indica semplicemente una differenza neurologica e un differente modo di percepire e sentire.

 

“…Ci sono bambini, ragazzini, adolescenti, giovani donne….asperger. Siamo dovunque, a volte riconoscibili, più spesso camuffati (…).A volte camuffiamo il nostro dolore, a volte lo lasciamo trasparire. Potrei essere il tuo compagno di banco, il tuo collega, tuo marito, tua moglie….Da cosa ci riconosci? .Dal fatto che percepiamo il mondo in un modo un  po’ diverso (…).

 Michela (Spazio Asperger Onlus)

Articolo originariamente pubblicato su: Psicoadvisor

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