𝗡𝗘𝗚𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟 𝗧𝗥𝗔𝗨𝗠𝗔: 𝗔 𝗖𝗛𝗘 𝗦𝗘𝗥𝗩𝗘?

La negazione del trauma è un meccanismo di difesa il cui scopo è proteggersi dal dolore emotivo. Tuttavia, spesso la guarigione è dall’altra parte.

In linea di massima l’accettazione o il superamento sono possibili per la maggior parte dei traumi psichici o per i conflitti irrisolti, anche se richiedono del tempo e sono fortemente legati al percorso di messa in discussione ed autosvelamento che ognuno decide di portare avanti. Per alcune persone il primo passo verso la guarigione potrebbe essere il più difficile. Affrontare l’evento traumatico, ma soprattutto ciò che ha significato nella propria crescita, può far emergere ricordi e sensazioni dolorose. Per questo motivo la negazione rappresenta la risposta naturale al trauma. Essa diventa uno scudo che permette una totale disconnessione emotiva e mentale dall’evento traumatico, anche se questo non è il modo migliore per curare il dolore. È quindi necessario capire perché si mette in atto la negazione e accettare che affrontarla può diventare un potente strumento di guarigione.

Ma a cosa serve la negazione del trauma? È il modo migliore che la nostra mente riesce a trovare per mettere distanza tra noi e un’esperienza travolgente. Può essere uno dei tanti modi attraverso i quali essa cerca di adattarsi ed evitare una rottura del proprio equilibrio dopo un evento traumatico. Vista in quest’ottica sembra utile, soprattutto nel breve termine, perché consente al “sopravvissuto” di alzarsi e rimettersi in piedi. Tuttavia l’equilibrio e la tranquillità su cui impariamo a fare affidamento col tempo tenderanno a sgretolarsi e perderemo quell’appiglio al quale ci eravamo aggrappati fino a quel momento. La negazione del trauma in corso causa più sofferenza di quella necessaria. Anche se chi ha subìto un trauma impara sapientemente a sopprimere questa esperienza del proprio passato, il corpo e la mente continueranno a portarla dentro fino a quando il trauma non verrà affrontato. Non è facile ma può essere gratificante, nella maggior parte dei casi risolutivo poiché aiuta a crescere ed integrare parti del proprio passato per potersi sentire più forti, autorealizzati, completi.

La negazione funge da scudo contro il trauma e aiuta a superare i momenti complessi, riducendo al minimo l’impatto che un evento negativo ha avuto sulla propria vita. Essa si verifica quando la realtà del trauma è così grande che psicologicamente è più sicuro seppellire, negare, sopprimere o evitare di fare i conti con ciò che è accaduto piuttosto che accettare che sia avvenuto. Attraverso la negazione si riesce a mettere tutto da parte nell’immediato così da guadagnare un po’ di tempo per respirare dopo un’esperienza traumatica. Ma alla negazione si potrebbero associare, dopo un trauma, diverse sensazioni o emozioni come la dissociazione, l’intorpidimento emotivo, lo smorzamento emotivo. 

L’utilizzo della negazione rispetto ai traumi irrisolti rappresenta una scelta conscia o inconscia che nonostante tutto porta dei vantaggi: evitare il dolore, proteggere l’autostima, mantenere l’illusione del controllo, rimanere fedele a chi ferisce o resistere alla situazione finché non si può scappare. Anche per coloro che si rendono conto che l’unico modo di superare il trauma è affrontarlo, la negazione ha un vantaggio: rappresenta una tregua per evitare di mettersi in gioco. Il problema nel negarlo è che finché non si riconosce il trauma per quello che è si nega a se stessi la propria esperienza di vita. La negazione del trauma alla fine crea una barriera alla capacità di guarire da esso.

Alcuni segni specifici possono aiutare a capire quanto il trauma e la negazione influiscono sul comportamento. Innanzitutto l’evitamento di determinate situazioni riconducibili al trauma per caratteristiche spaziali, temporali, emotive, ecc. La tendenza a cambiare argomento qualora se ne parli è un’altra caratteristica; più in generale sentirsi a disagio quando le persone diventano emotive o vulnerabili. Impegnarsi in attività, relazioni, lavoro pur di evitare di affrontare il trauma. Addirittura abusare di sostanze per “narcotizzare” il pensiero, la paura, il ricordo, insomma per obnubilare la coscienza.

Altro atteggiamento tipico di chi sta negando il trauma è la minimizzazione che viene fuori spesso nel dialogo, nel modo in cui se ne parla (del trauma) o non se ne parla. Sminuire con parole o concetti legati al proprio star bene aiuta a creare quella distanza emotiva da ciò che crea sofferenza. In realtà la soluzione migliore in questo caso sarebbe quella di auto esplorare se stessi con l’aiuto di uno specialista della salute mentale così da trovare segnali più chiari.

La guarigione dal trauma richiede tempo ma è una cosa possibile. Superare e risolvere un trauma o un conflitto interiore porta sicuramente un benessere come togliere un pesante zaino che non si sapeva neanche di portare sulle spalle. Inoltre il superamento del trauma favorisce la conoscenza di una nuova gamma di emozioni a disposizione: sollievo, autocompletamento, leggerezza, liberazione, gioia.

Iniziare un percorso di guarigione dal trauma è importante per il proprio benessere. Sebbene si possa nutrire qualche difficoltà a chiedere aiuto, i terapeuti che hanno specifiche competenze sul trauma possono aiutare ad elaborare ed integrare il trauma in modo sicuro e nei tempi giusti. Non è vero, come spesso si crede, che per elaborare un trauma o chiedere aiuto bisogna raccontare tutto nei dettagli. Ci si può confrontare con il proprio terapeuta così da favorire lentamente l’elaborazione del trauma e il superamento del malessere anche attraverso metodi catartici: tecniche artistiche, uso del corpo, metafore ed altro.

Ricapitolando, la psicologia della negazione è un comportamento molto semplice e lineare attraverso la quale la nostra mente ci tiene al sicuro. A lungo termine, però, essa si potrebbe rivelare un limite per il raggiungimento della pace interiore o un’intima connessione con gli altri. Anche se uscire dalla negazione può essere difficile ne vale la pena. Essere nella negazione dà potere al passato. Affrontare il trauma dà potere e controllo a noi stessi qui e ora.

© 𝗗𝗼𝘁𝘁. 𝗣𝗮𝘀𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗦𝗮𝘃𝗶𝗮𝗻𝗼
𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼 – 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗮