Si potrebbe parlare di “idee della mente” come indicazione di ciò che si pensa sia la mente umana e che possono spiegare, o forse no, ciò che osserviamo attraverso i comportamenti umani. Il dibattito si allarga coinvolgendo sempre più attori e discipline: sociologia, antropologia, psicologia, cibernetica, psicanalisi, epistemologia, ecc.Esiste un assunto “scientista” che va avanti dal ‘600 e che si focalizza sulla relazione unidirezionale tra l’osservatore ed il suo oggetto. Poi però l’evoluzione scientifica ha portato alla scoperta che l’atto stesso dell’osservatore implica una modifica dell’oggetto: il raggio di luce che colpisce l’elettrone ne cambia la traiettoria della struttura; ciò accade in fisica ma va trasposto anche alle scienze umane perché e anche lì che si verifica.
Va adottato dunque un “paradigma della complessità” perché l’osservatore non solo modifica l’oggetto, ma ne viene a sua volta modificato nel suo dominio cognitivo, affettivo e di memorie.
Ciò avviene in modo chiaro in psicoterapia: infatti il percorso terapeutico genera cambiamenti nel paziente che decide di perseguirlo, ma genererà cambiamenti inevitabilmente anche nel terapeuta. Non potrebbe essere altrimenti in una relazione empatica che si estrinseca in incontri costanti per periodi di tempo più o meno lunghi, in cui ci si mette in gioco continuamente nella relazione d’aiuto.
Non si può più pensare che l’analista guardi al mondo interno del paziente in maniera obiettiva e neutrale. La pratica analitica cambia e si apre ad una nuova prospettiva della relazione con l’altro. La relazione (tra terapeuta e paziente, come quella tra genitori e figli, tra docente e discente) viene ad essere circolare: non più una relazione in cui una persona dà e l’altra riceve, ma uno scambio continuo in cui ognuno apprende dall’altro. Ciò genera cambiamento che si riverserà sull’altro, che a sua volta metterà in atto la crescita che influenzerà il mittente, in un circolo virtuoso. In definitiva, le parti coinvolte interagiranno tra loro, formando un tutt’uno capace di autocorreggersi, automodificarsi, crescere, arrivando in ultima istanza ad una visione nuova della relazione.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
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