Il senso comune tende a considerare i giudizi e i pregiudizi sugli altri in modo negativo. Si tratta di una visione un po’ miope che non tiene conto del significato adattivo di questo processo.
Per muoverci e interagire con l’ambiente che ci circonda abbiamo bisogno di interpretarlo e di utilizzare la sintesi di quanto elaborato per fare inferenze. Il nostro comportamento è in buona parte il risultato di queste inferenze.
Cosa sono i giudizi e cosa sono i pregiudizi.
Il giudizio è un’operazione mentale cognitiva che unisce dei soggetti reali o astratti a un predicato significativo dal punto di vista conoscitivo. Il pregiudizio funziona come il giudizio ma si basa su una conoscenza incompleta o su un’analisi parziale degli argomenti in gioco.
Pensiamo a quando scegliamo la frutta al supermercato. Il giudizio che diamo alla frutta sulla base del quale decidiamo se acquistarla o meno è la sintesi di più elementi: il colore, l’odore, la consistenza, la provenienza, il prezzo e qualsiasi altro dettaglio siamo addestrati a considerare importante nella scelta. Il pregiudizio invece interviene quando basiamo la scelta su un singolo dettaglio. Per esempio un leggera bruttura della buccia non significa che il frutto non sia buono, ma potrebbe essere sufficiente per farcelo scartare.
E se invece di oggetti parlassimo di persone.
Il discorso non cambia nella sua dinamica intrinseca, quello che aumenta è il numero di variabili da considerare. Possiamo quindi giudicare una persona da come si veste, da come parla e da quello che dice, dalle persone che frequenta, dal luogo da cui proviene e da qualsiasi altra informazione consideriamo saliente e in questo modo farci un’idea di lei, creare delle aspettative circa il suo comportamento. Attraverso i pregiudizi possiamo farci un’idea su una persona senza perdere tempo ad analizzarla a fondo.
Non c’è niente di morale in questa valutazione, è un processo cognitivo genuino e senz’altro utile.
A cosa servono i giudizi e i pregiudizi.
Il nostro comportamento è il risultato di migliaia di scelte operate in ogni istante della nostra vita. I nostri giudizi servono a questo, ci permettono di muoverci nella realtà. È illogico pensare che le nostre scelte non derivino da un nostro giudizio sul mondo esterno. Quando ci avvicina un cane, se ci sembra minaccioso cercheremo di evitarlo, se il suo aspetto è mansueto potremo decidere di accarezzarlo. Certo, se la nostra vita è costellata di aneddoti di persone morse da cani, o se è capitato a noi stessi, non perderemo tempo a formulare un giudizio sul cane specifico, ci fideremo del nostro pregiudizio.
Alcune persone ci piacciono, altre un po’ meno, altre ancora non le possiamo sopportare, o peggio le consideriamo pericolose. È l’inevitabile prezzo da pagare per essere umani, non robot.
Nel giudicare gli altri non c’è nulla di male, anche quando il giudizio che ne diamo non è positivo. Si tratta di una funzionalità adattiva della nostra mente che ci permette di sopravvivere all’ambiente.
Anche nei pregiudizi non c’è nulla di male. Sono il risultato dell’associazione statistica tra delle premesse e una conseguenza. Quindi se riconosciamo in una persona dei tratti che spesso associamo con una determinata conseguenza può darsi che non perderemo tempo a giudicarla ma ci fideremo del nostro pregiudizio.
Il limite dei nostri giudizi e pregiudizi.
Bisogna avere la consapevolezza della fallacia umana. Solo le persone stolte si fidano ciecamente dei loro giudizi e non sentono il bisogno di dubitarne.
Ogni volta che siamo portati a dare dei giudizi dovremmo farlo con la consapevolezza che potrebbero essere sbagliati.
Con i pregiudizi il rischio aumenta notevolmente. Da un lato è legittimo non desiderare di approfondire la conoscenza di una persona che a pelle non ci piace, dall’altro dovremmo farlo con la consapevolezza che stiamo tirando a indovinare. Perché anche se il nostro pregiudizio ha ricevuto migliaia di conferme non sarà mai la regola.
Inoltre non possiamo dimenticare le profezie che si autoavverano. Se siamo convinti di qualcosa inconsapevolmente cercheremo conferme alla nostra convinzione, falsando così il nostro giudizio.