L’ansia a 360 gradi

IMG_0284

 

 

L’ansia è un’emozione comune: molte persone si sentono nervose prima di un esame, durante lo svolgimento di un lavoro impegnativo o mentre devono prendere una decisione importante. C’è però differenza tra l’ansia legata ad una situazione specifica e quella che è invece permanente: la prima, infatti, è utile perché aiuta a fronteggiare al meglio la situazione che si presenta, mentre la seconda fa peggiorare le proprie prestazioni rendendo la vita più difficile.

In realtà è grazie all’ansia se, per milioni di anni, ci siamo evoluti fino a qui fronteggiando gravi pericoli come, per esempio, un animale feroce.

Quando una situazione viene identificata come una minaccia, la risposta automatica della nostra mente e del nostro fisico consiste in uno stato di tensione che porta a prepararci ad agire da un momento all’altro. Non solo nel nostro cervello, ma anche nel nostro corpo si verificano dei cambiamenti come, ad esempio, l’aumento della frequenza cardiaca, di quella respiratoria, della pressione arteriosa e della tensione muscolare. Quando però manca il motivo effettivo di agire, l’ansia viene avvertita sotto forma di sintomi. Molte persone non associano questi sintomi alla minaccia precedente e li riferiscono a un’imminente problema di salute: temono di avere un attacco cardiaco, uno svenimento, di impazzire o di morire. La percezione del pericolo di avere un crollo psicofisico ha quindi l’effetto di una minaccia aggiuntiva e incontrollabile, pertanto aumenta l’ansia ancora di più. Questa è quindi una delle tante situazioni nelle quali la nostra mente ci mente.

Nel corso della vita, più di 1 persona su 5 sviluppa un disturbo d’ansia e le donne hanno un probabilità quasi tripla di averne uno dei tanti. Si tratta infatti di un insieme di psicopatologie e sono comprese tutte le fobie.

Ci sono tuttavia categorie di persone che sono l’opposto di ansiose, come, per esempio, le persone che praticano sport estremi.

I soggetti che sono invece più vulnerabili all’ansia ed hanno sviluppato questa patologia, soffrono molto per gli effetti debilitanti di tale disturbo, eppure, in alcuni casi, ci convivono sufficientemente a lungo da abituarcisi. Con la consapevolezza che la loro ansia può portarli a combinare pasticci, preferiscono evitare le situazioni difficili in modo da non fare figuracce. Le difficoltà tendono ad espandersi in vari ambiti di vita; si stima infatti che addirittura il 50% delle persone con un disturbo d’ansia hanno difficoltà nel guidare la macchina.

Come per altre psicopatologie, la causa può risiedere in problemi nel funzionamento dei circuiti cerebrali che regolano la paura e le altre emozioni. I disturbi d’ansia pregiudicano l’attività lavorativa, le relazioni interpersonali e limitano le opportunità che la vita offre.

Si può imparare ad essere in ansia: per esempio, un genitore che insegna al figlio a restare in uno stato di allerta perché il mondo è pieno di percoli, molto facilmente lo renderà ansioso. La probabilità che questa psicopatologia venga trasmessa geneticamente è tra il 30 e il 40%, tuttavia si può guarirne, eliminando i meccanismi alla base del problema, grazie ad una terapia psicologica efficace. Oltre alla psicoterapia, è molto diffuso il trattamento con le benzodiazepine, più comunemente chiamate “tranquillanti”, che però non risolvono il problema alla radice. Si tratta degli unici psicofarmaci che danno dipendenza, tantoché non dovrebbero essere somministrati per più di 2 settimane. Le terapie non efficaci possono avere un effetto limitato nel tempo o essere addirittura dannose, mentre le terapie efficaci si ripagano da sé in termini di benefici e qualità di vita.

Molte persone non si rivolgono agli esperti del settore perché hanno paura di ricevere un’etichetta diagnostica. Le diagnosi dei disturbi mentali vengono ancora vissute con molta più vergogna rispetto a quelle di un disturbo fisico; tuttavia la funzione è quella di procedere al meglio con la psicoterapia in modo da eliminare la psicopatologia e quindi anche l’etichetta.

L’ansia si può curare, l’importante è che la voglia di superare il problema sia più forte della paura di affrontarlo.

 

Dott.ssa Mariapia Ghedina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COME CALMARE UNA MENTE ANSIOSA

 

IL TUO DISORDINE PARLA: